LO SVILUPPO DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEO
Archivio > Anno 2006 > Febbraio 2006
di Enzo LAVARRA (Parlamentare europeo)
Sullo
sviluppo del processo di integrazione e di coesione politica, economica
e sociale dell'Unione Europea pesano due fattori: la bocciatura della
Costituzione e l'attuale crisi di bilancio. Quest'ultima non è, come è
ovvio, una mera questione contabile, ma riflette fedelmente il bivio
davanti al quale siamo. Si può reagire alla crisi o ripiegando verso
un'Europa minima, come semplice area di libero scambio, o rilanciando le
ambizioni di un'area competitiva nello scenario globale della politica
internazionale.
Le sfide che ci vengono dalla globalizzazione, dall'integrazione con i nuovi Paesi aderenti all'UE e dallo sviluppo di quelli emergenti dell'Asia, portano inevitabilmente al secondo scenario. Tuttavia, finora sono molto forti le tendenze nazionalistiche, l'egoismo dei Paesi forti, lo spirito intergovernativo.
Si avvertono da una parte una perdita di in-fluenza politica verso l'esterno e nello stesso tempo l'aumento di un divario interno all'UE tra i vecchi e i nuovi Paesi aderenti (questo dualismo ad esempio è avvertibile nella distribuzione dei prossimi fondi strutturali: a pagare di più il taglio del budget sono proprio i nuovi Paesi che necessiterebbero di maggiore sostegno se vogliamo un'Europa coesa e solidale).
Per rilanciare l'idea di un'Europa protagonista della scena internazionale e per rendere la sua economia "la più competitiva e dinamica del mondo" come si disse a Lisbona, c'è bisogno di una forte volontà politica tradotta in un bilancio adeguato. Nonostante l'importanza accordata da tutte le Istituzioni dell'UE alla strategia di Lisbona, l'accordo sulle prospettive finanziarie cui è giunto il Consiglio europeo di dicembre non garantisce un bilancio conforme al raggiungimento di quegli obiettivi.
Il Parlamento europeo, approvando una risoluzione a larghissima maggioranza, ha chiesto al Consiglio di migliorare l'intesa, ribadendo il suo ruolo di codecisione in materia di bilancio.
La Presidenza austriaca del Consiglio UE, pur mostrandosi risoluta a volere sciogliere in tempi brevi questo nodo, ha sottolineato la necessità di maggiori risorse proprie dell'Unione per fronteggiare la scarsa generosità degli Stati membri.
I negoziati sono in corso e la presidenza austriaca, se vuole trovare un'intesa in tempo utile per il Consiglio europeo di primavera, deve tenere in considerazione la posizione del Parlamento europeo, se è vero - come ha dichiarato - che è necessario riconquistare la fiducia dei cittadini per uscire dall'attuale crisi.
Sul progetto costituzionale il cancelliere austriaco Schüssel ha ribadito che la Costituzione non è morta e ha rilanciato le speranze di una ripresa del processo interrotto.
Tenendo presente che l'Europa ampliata non può funzionare senza una riforma istituzionale, e che già 13 Paesi hanno votato in favore del progetto di Costituzione, l'attuale periodo di riflessione andrebbe meglio sfruttato per un rilancio della Costituzione sulla base di un ampio dibattito pubblico sul futuro dell'integrazione europea.
Occorrerebbe un maggiore coinvolgimento popolare, ad esempio collegando - come ha proposto Romano Prodi - la presentazione di un nuovo trattato alle elezioni europee del 2009, attraverso un referendum consultivo su scala europea che, nello stesso giorno, chiami tutti i cittadini dell'Unione ad esprimersi sul futuro dell'Europa.
Le sfide che ci vengono dalla globalizzazione, dall'integrazione con i nuovi Paesi aderenti all'UE e dallo sviluppo di quelli emergenti dell'Asia, portano inevitabilmente al secondo scenario. Tuttavia, finora sono molto forti le tendenze nazionalistiche, l'egoismo dei Paesi forti, lo spirito intergovernativo.
Si avvertono da una parte una perdita di in-fluenza politica verso l'esterno e nello stesso tempo l'aumento di un divario interno all'UE tra i vecchi e i nuovi Paesi aderenti (questo dualismo ad esempio è avvertibile nella distribuzione dei prossimi fondi strutturali: a pagare di più il taglio del budget sono proprio i nuovi Paesi che necessiterebbero di maggiore sostegno se vogliamo un'Europa coesa e solidale).
Per rilanciare l'idea di un'Europa protagonista della scena internazionale e per rendere la sua economia "la più competitiva e dinamica del mondo" come si disse a Lisbona, c'è bisogno di una forte volontà politica tradotta in un bilancio adeguato. Nonostante l'importanza accordata da tutte le Istituzioni dell'UE alla strategia di Lisbona, l'accordo sulle prospettive finanziarie cui è giunto il Consiglio europeo di dicembre non garantisce un bilancio conforme al raggiungimento di quegli obiettivi.
Il Parlamento europeo, approvando una risoluzione a larghissima maggioranza, ha chiesto al Consiglio di migliorare l'intesa, ribadendo il suo ruolo di codecisione in materia di bilancio.
La Presidenza austriaca del Consiglio UE, pur mostrandosi risoluta a volere sciogliere in tempi brevi questo nodo, ha sottolineato la necessità di maggiori risorse proprie dell'Unione per fronteggiare la scarsa generosità degli Stati membri.
I negoziati sono in corso e la presidenza austriaca, se vuole trovare un'intesa in tempo utile per il Consiglio europeo di primavera, deve tenere in considerazione la posizione del Parlamento europeo, se è vero - come ha dichiarato - che è necessario riconquistare la fiducia dei cittadini per uscire dall'attuale crisi.
Sul progetto costituzionale il cancelliere austriaco Schüssel ha ribadito che la Costituzione non è morta e ha rilanciato le speranze di una ripresa del processo interrotto.
Tenendo presente che l'Europa ampliata non può funzionare senza una riforma istituzionale, e che già 13 Paesi hanno votato in favore del progetto di Costituzione, l'attuale periodo di riflessione andrebbe meglio sfruttato per un rilancio della Costituzione sulla base di un ampio dibattito pubblico sul futuro dell'integrazione europea.
Occorrerebbe un maggiore coinvolgimento popolare, ad esempio collegando - come ha proposto Romano Prodi - la presentazione di un nuovo trattato alle elezioni europee del 2009, attraverso un referendum consultivo su scala europea che, nello stesso giorno, chiami tutti i cittadini dell'Unione ad esprimersi sul futuro dell'Europa.