Il processo di allargamento ad Est: lo stato dei lavori - Sud in Europa

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Il processo di allargamento ad Est: lo stato dei lavori

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di Angela Maria Romito  

All’indomani della ratifica del Trattato di Nizza da parte dell’Irlanda con il 63 % di voti favorevoli, la corsa all’allargamento dell’Europa ad Est non ha più ostacoli. 
Già il 24 e 25 ottobre il Consiglio Europeo di Bruxelles si è riunito per discutere l’ampliamento dopo che la Commissione ha dato il via libera all’ingresso nell’Unione, a partire dal 2004, di dieci nazioni: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Lituania, Estonia, Lettonia, Cipro e Malta (Bulgaria e Romania dovranno attendere fino al 2007 e per la Turchia non è stata ancora fissata una data).
I dieci nuovi Paesi rappresentano il 20% della popolazione complessiva dell’UE e solo il 15% del prodotto interno lordo.
I temi di discussione sui quali il dibattito tra gli Stati membri in vista dell’allargamento si è fatto più caldo sono stati principalmente due: i costi da sostenere per l’ampliamento e gli aiuti di Stato e l’agricoltura.
In particolare, riguardo ai fondi strutturali destinati a favorire lo sviluppo delle aree più arretrate, Olanda, Spagna ed Austria hanno contestato il piano allo studio della UE che garantirebbe ai dieci candidati un lasso di tempo maggiore rispetto al passato per ristrutturare le proprie aziende prima di abbandonare il sistema dagli aiuti di Stato.
Ancora più spinoso è stato il dibattito sulla ripartizione dei finanziamenti comunitari per l’agricoltura giacché l’economia dei dieci in lista di attesa è basata fondamentalmente sul settore primario. La discussione ha avuto come protagonisti (e antagonisti) la Germania, primo contribuente del bilancio dell’UE, e la Francia, maggiore beneficiario della politica comunitaria. Il duello franco- tedesco si è risolto con un compromesso finale che ha mantenuto fino al 2006 gli attuali sussidi agricoli (pari alla metà del budget comunitario di 95 miliardi di euro) ed ha previsto, a partire da quella data, un aumento del tetto di spesa dell’1% all’anno.
Il presidente del Consiglio Europeo Anders Fogh Rasmussen al termine dell’incontro svoltosi a Bruxelles ha espresso viva soddisfazione per il risultato positivo raggiunto, ricordando che siamo oramai alle soglie del più grande allargamento dell’Unione.
Secondo la tabella di marcia indicata dal Consiglio, l’Unione, dopo aver presentato agli Stati candidati posizioni di negoziato su tutte le questioni in sospeso entro novembre,sarà in grado di concludere i negoziati di allargamento con i primi paesi in occasione del Consiglio europeo di Copenaghen di dicembre.
Su proposta della Commissione, è stata accolta l’idea di continuare a monitorare i Paesi candidati all’allargamento anche dopo la firma del trattato di adesione: di conseguenza, sei mesi prima della data prevista per l’adesione (primavera 2003), la Commissione elaborerà una relazione affinché il Consiglio e il Parlamento europeo controllino gli ulteriori progressi in materia di adozione, attuazione ed esecuzione dell’acquis comunitario da parte degli Stati aderenti, conformemente agli impegni da essi assunti.
Inoltre, l’Unione, aderendo alle proposte della Commissione, ha previsto di includere nel trattato di adesione, oltre ad una clausola di salvaguardia economica di carattere generale, due clausole di salvaguardia specifiche relative al funzionamento del mercato interno, comprese tutte le politiche settoriali che riguardano attività economiche che producono effetti transfrontalieri, e al settore della giustizia e degli affari interni.
Per un massimo di tre anni dopo l’adesione può essere invocata una clausola di salvaguardia su richiesta motivata di qualsiasi Stato membro o su iniziativa della Commissione. Le misure a titolo della clausola di salvaguardia economica di carattere generale potrebbero riguardare qualsiasi Stato membro. Le misure a titolo delle due clausole di salvaguardia specifiche possono, invece, essere rivolte esclusivamente ai nuovi Stati membri che abbiano mancato di attuare gli impegni assunti nel quadro dei negoziati. Una clausola di salvaguardia può essere invocata anche prima dell’adesione in base ai risultati del monitoraggio ed entrare in vigore dal primo giorno dell’adesione stessa. La durata di tali misure può estendersi anche al di là del periodo di tre anni. Gli organi competenti stabiliranno nei prossimi negoziati di adesione la posizione dell’Unione in materia. La Commissione informerà il Consiglio in tempo utile prima di revocare le misure di salvaguardia e terrà nel debito conto qualsivoglia osservazione del Consiglio al riguardo.
È chiaro che per il successo del processo di allargamento avviato, il Trattato dovrà presentarsi con un certo grado di flessibilità per il periodo di transizione nelle aree dove l’applicazione delle regole potrebbe porre problemi sociali ed economici tra nuovi e vecchi membri.
Anche il Presidente della Commissione, Romano Prodi, dopo aver apprezzato l’opera svolta dalla Presidenza danese per aver appianato tante divergenze, non ha mancato di sottolineare i vantaggi che deriveranno dall’unione dei Paesi più ricchi dell’UE con quelli più arretrati: le conseguenze dell’allargamento avranno riflessi politici, economici e culturali.
Innanzi tutto pace e democrazia saranno garantite in un’area geograficamente più ampia, comprendente anche territori appartenenti all’ex blocco comunista; la stabilità politica porterà maggiore prosperità: oltre 100 milioni di persone confluiranno nel mercato europeo con la conseguente apertura del mercato del lavoro e la crescita dell’economia in tutti i Paesi dell’Unione. Sarà migliorata la qualità della vita dei cittadini europei attraverso una maggiore cooperazione transnazionale: la creazione un sistema giudiziario più esteso, faciliterà la prevenzione dei crimini, la riduzione dei fenomeni di immigrazione illegale e garantirà una maggiore tutela delle minoranze etniche. L’aumento delle diverse identità culturali facente parti dell’UE comporterà un maggiore scambio di idee e una maggiore coesione tra i popoli.In ultimo, l’allargamento rafforzerà il ruolo dell’UE sulla scena politica internazionale.
Le condizioni per il successo dell’allargamento devono però essere rispettate: da un lato i nuovi Stati membri dovranno soddisfare i criteri stabiliti per l’adesione e dall’altro l’Unione dovrà affrontare delle modifiche istituzionali radicali.
Il processo storico teso a superare le divisioni nel nostro continente, avviato a Copenaghen nel 1993, sta per dare i suoi frutti e, per ironia della sorte, è toccato alla Danimarca, uno dei Paesi euroscettici, rimasto fuori dalla moneta unica, gestire una dei passaggi più delicati nella storia dell’Unione.


LE TAPPE DELL’ALLARGAMENTO:

31 Marzo 1998: i negoziati per l’allargamento dell’Ue sono avviati con sei Paesi: Ungheria, Polonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovenia e Cipro .

13 Ottobre 1999:la Commissione europea invita gli Stati membri ad avviare i negoziati con la Romania, Slovacchia, Lituania, Malta e Bulgaria.

9 Ottobre 2002:la commissione europea raccomanda la chiusura dei negoziati con i dieci Paesi di “prima fascia”

24-25 Ottobre: I capi di Stato e di Governo dei Quindici si sono riuniti per approvare le raccomandazioni della Commissione di Bruxelles per l’adesione dei 10 paesi nel 2004 (Polonia, Ungheria, Rep. Ceca, Slovenia, Slovacchia; Estonia. Lettonia, Lituania, Malta e Cipro).

28 Ottobre 2002: Prima riunione a Copenaghen con i capi di Stato e di Governo dei dieci Paesi candidati ai quali la Presidenza di turno danese dell’UE trasmetterà le condizioni offerte dai Quindici. Per la loro adesione.

12-13 Dicembre: Al termine della presidenza danese, si dovrà dare il via libera definitivo ai 10 Paesi della “prima fascia”

Primavera 2003: Sotto la presidenza greca, dovranno essere messi a punto i Trattati di adesione per i dieci nuovi membri, la cui firma solenne è prevista per metà aprile.

Estate 2003: Fine dei lavori della Convenzione sul futuro dell'Europa: saranno presentati ai Governi dei Quindici le proposte per la riforma dei Trattai europei in vista dell’allargamento.


Date di richiesta di ingresso nell’UE

Turchia: 14.04.1987

Cipro: 03.07.1990

Malta: 16.07.1990

Ungheria: 31.03.1994

Polonia: 05.04.1994

Romania: 22.06.1995

Slovacchia: 27.06.1995

Lettonia: 13.10.1995

Estonia: 24.11.1995

Lituania: 08.12.1995

Bulgaria: 14.12.1995

Repubblica Ceca: 17.01.1996

Slovenia: 10.06.1996
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