Recensione: UGO VILLANI, Istituzioni di Diritto dell’Unione europea, Cacucci editore, Bari, 2008, pp. 1-394
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di Ennio TRIGGIANI
Il
crescente interesse di studiosi appartenenti a discipline scientifiche
diverse per il processo di integrazione europea è testimoniato dal
moltiplicarsi, ormai anche in Italia, di studi sul diritto dell’Unione
europea. La relativa manualistica è anch’essa interessata da tale
arricchita attenzione e ne costituisce testimonianza il volume di Ugo
Villani dedicato alle Istituzioni di Diritto dell’Unione europea.
L’A.,i cui studi si estendono con eguale profondità anche al diritto internazionale sia pubblico che privato, è aperto da una affettuosa dedica ai suoi maestri Capotorti e Starace. Nella Prefazione, inoltre, si afferma che il lavoro è frutto dell’attività di docenza svolta per sei anni nella Facoltà giuridica dell’Università “La Sapienza” di Roma e delle riflessioni determinate dal dialogo continuo con gli studenti. Questa precisazione è ampiamente confermata dalla lettura, gradevole, del manuale che si fa particolarmente apprezzare per la chiarezza espositiva e per la ricchezza dei riferimenti giurisprudenziali. Questi ultimi, evidenziati opportunamente con la diversificazione grafica rispetto al testo del commento ed individuati attraverso l’utilissima enucleazione del “cuore” di ogni sentenza, risultano indispensabili per la comprensione delle varie norme dei Trattati e per la relativa memorizzazione.
D’altronde, il riferimento costante alla giurisprudenza della Corte di giustizia è necessario in una realtà che, ponendosi in termini diversi dai tradizionali canoni tipici del diritto internazionale, ha indotto i giudici comunitari ad interpretare il proprio ruolo sulla falsariga del praetor romano e della common law britannica riempiendo le norme di contenuti comunque desumibili da una visione generale del processo di integrazione. Per di più, il metodo della descrizione dei profili istituzionali attraverso la più significativa giurisprudenza consente al lettore di avere una percezione nemmeno superficiale dei contenuti materiali del processo di integrazione nonostante il manuale non si occupi del mercato unico e delle politiche comunitarie. In tal senso sarebbe auspicabile che l’A. riuscisse a fare un pensiero sulla redazione di una II parte dell’opera a completamento dello studio sull’Unione Europea.
Il manuale, diviso in 10 capitoli, è opportunamente introdotto da una descrizione dell’evoluzione storica del processo di integrazione, sempre utile nella analisi di qualsiasi sistema giuridico ma indispensabile per entrare nei complessi intrecci di un ordinamento spiccatamente originale come il comunitario. Il secondo capitolo esamina struttura, obiettivi e principi dell’Unione europea mentre il terzo si occupa dei principi delimitativi tra le competenze dell’Unione e della Comunità e quelle degli Stati membri. Nel quarto l’A. si sofferma con ampiezza sul delicato tema della cittadinanza europea, del quale del resto si era già occupato in precedenti scritti, mentre quinto e sesto capitolo esaminano il quadro istituzionale ed i procedimenti interistituzionali relativi al finanziamento della Comunità, al bilancio ed alla adozione degli normativi.
Le fonti dell’ordinamento comunitario (capitolo settimo), le competenze giudiziarie (capitolo ottavo) ed i rapporti tra ordinamento comunitario e ordinamento italiano (capitolo nono) completano l’analisi della parte generale relativa alla Comunità europea.
L’ultimo capitolo è infine dedicato al secondo (la PESC) ed al terzo (cooperazione giudiziaria in materia penale) pilastro con le relative specialità in materia di atti adottabili e competenze della Corte di giustizia.
Naturalmente non mancano i cenni, per ovvi motivi essenziali, alle modifiche che saranno introdotte nel sistema dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007. Queste saranno evidentemente oggetto di una analisi approfondita nella II edizione del volume che, nella fondata previsione del successo editoriale, non mancherà di essere approntata in sintonia temporale con l’entrata in vigore della riforma di Lisbona.
Non inganni tuttavia l’esemplarità dell’opera in funzione didattica rispetto agli innumerevoli spunti di analisi critica di alcuni settori ed istituti giuridici (i diritti fondamentali, i principi, il rapporto tra ordinamenti, i controlimiti, la competenza esterna,…) che sollecitano indubbiamente il confronto scientifico con gli studiosi e gli operatori del diritto dell’Unione.
Nella Prefazione l’A. si propone di “presentare il diritto dell’Unione nella sua realtà vivente”: vivacità e profondità della scrittura riescono sicuramente ad appassionare il lettore interessato evidenziando il pieno raggiungimento di tale obiettivo.
L’A.,i cui studi si estendono con eguale profondità anche al diritto internazionale sia pubblico che privato, è aperto da una affettuosa dedica ai suoi maestri Capotorti e Starace. Nella Prefazione, inoltre, si afferma che il lavoro è frutto dell’attività di docenza svolta per sei anni nella Facoltà giuridica dell’Università “La Sapienza” di Roma e delle riflessioni determinate dal dialogo continuo con gli studenti. Questa precisazione è ampiamente confermata dalla lettura, gradevole, del manuale che si fa particolarmente apprezzare per la chiarezza espositiva e per la ricchezza dei riferimenti giurisprudenziali. Questi ultimi, evidenziati opportunamente con la diversificazione grafica rispetto al testo del commento ed individuati attraverso l’utilissima enucleazione del “cuore” di ogni sentenza, risultano indispensabili per la comprensione delle varie norme dei Trattati e per la relativa memorizzazione.
D’altronde, il riferimento costante alla giurisprudenza della Corte di giustizia è necessario in una realtà che, ponendosi in termini diversi dai tradizionali canoni tipici del diritto internazionale, ha indotto i giudici comunitari ad interpretare il proprio ruolo sulla falsariga del praetor romano e della common law britannica riempiendo le norme di contenuti comunque desumibili da una visione generale del processo di integrazione. Per di più, il metodo della descrizione dei profili istituzionali attraverso la più significativa giurisprudenza consente al lettore di avere una percezione nemmeno superficiale dei contenuti materiali del processo di integrazione nonostante il manuale non si occupi del mercato unico e delle politiche comunitarie. In tal senso sarebbe auspicabile che l’A. riuscisse a fare un pensiero sulla redazione di una II parte dell’opera a completamento dello studio sull’Unione Europea.
Il manuale, diviso in 10 capitoli, è opportunamente introdotto da una descrizione dell’evoluzione storica del processo di integrazione, sempre utile nella analisi di qualsiasi sistema giuridico ma indispensabile per entrare nei complessi intrecci di un ordinamento spiccatamente originale come il comunitario. Il secondo capitolo esamina struttura, obiettivi e principi dell’Unione europea mentre il terzo si occupa dei principi delimitativi tra le competenze dell’Unione e della Comunità e quelle degli Stati membri. Nel quarto l’A. si sofferma con ampiezza sul delicato tema della cittadinanza europea, del quale del resto si era già occupato in precedenti scritti, mentre quinto e sesto capitolo esaminano il quadro istituzionale ed i procedimenti interistituzionali relativi al finanziamento della Comunità, al bilancio ed alla adozione degli normativi.
Le fonti dell’ordinamento comunitario (capitolo settimo), le competenze giudiziarie (capitolo ottavo) ed i rapporti tra ordinamento comunitario e ordinamento italiano (capitolo nono) completano l’analisi della parte generale relativa alla Comunità europea.
L’ultimo capitolo è infine dedicato al secondo (la PESC) ed al terzo (cooperazione giudiziaria in materia penale) pilastro con le relative specialità in materia di atti adottabili e competenze della Corte di giustizia.
Naturalmente non mancano i cenni, per ovvi motivi essenziali, alle modifiche che saranno introdotte nel sistema dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007. Queste saranno evidentemente oggetto di una analisi approfondita nella II edizione del volume che, nella fondata previsione del successo editoriale, non mancherà di essere approntata in sintonia temporale con l’entrata in vigore della riforma di Lisbona.
Non inganni tuttavia l’esemplarità dell’opera in funzione didattica rispetto agli innumerevoli spunti di analisi critica di alcuni settori ed istituti giuridici (i diritti fondamentali, i principi, il rapporto tra ordinamenti, i controlimiti, la competenza esterna,…) che sollecitano indubbiamente il confronto scientifico con gli studiosi e gli operatori del diritto dell’Unione.
Nella Prefazione l’A. si propone di “presentare il diritto dell’Unione nella sua realtà vivente”: vivacità e profondità della scrittura riescono sicuramente ad appassionare il lettore interessato evidenziando il pieno raggiungimento di tale obiettivo.