LO STRUMENTO EUROPEO DI MICRO-CREDITO PER L'OCCUPAZIONE E L'INCLUSIONE SOCIALE
Archivio > Anno 2010 > Settembre 2010
di M. Irene PAOLINO
In
un’economia globale aperta, gli strumenti per la ricerca, lo sviluppo
tecnologico e l’innovazione sono necessari per affrontare alcune sfide
con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno.
Per ottenere una crescita economica sostenibile, competitiva ed inclusiva, l’economia basata sulla conoscenza, sull’innovazione, in particolare sull’eco-innovazione, sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) può contribuire a creare un clima favorevole alle imprese, diffondere modalità produttive sostenibili e garantire una maggiore convergenza tra le regioni europee.
In questo quadro, il rafforzamento delle competenze dei lavoratori e della loro capacità di adeguarsi ai cambiamenti può incrementare i tassi di occupazione e potenziare la competitività, favorendo attività economiche capaci di creare beni e servizi a più alto valore aggiunto. L’investimento nel capitale umano rappresenta il primo passo per trasformare le competenze, le capacità e le conoscenze in un vantaggio concorrenziale sostenibile che non solo favorisce processi di crescita economica ma che promuove le attività di trasferimento tecnologico, sostiene l’imprenditorialità e rafforza la competitività delle imprese.
Per garantire, cioè, che crescita economica, integrazione sociale e tutela dell’ambiente procedano di pari passo occorre conseguire maggiori sinergie tra le varie politiche. In particolare, essendo le sfide sempre più complesse, l’Unione europea ha cercato di attuare una combinazione strutturata e strategica delle politiche di ricerca, innovazione e coesione sociale, economica e territoriale. Queste politiche, infatti, possono contribuire più efficacemente, seppure con modalità diverse, all’obiettivo comune di creare posti di lavoro e favorire una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva.
Nell’attuale periodo di programmazione, la politica di coesione è diventata un’importante fonte di investimenti nei settori della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dell’innovazione sia nelle regioni meno sviluppate in cui occorre creare e/o implementare capacità di ricerca e innovazione sia nelle regioni più avanzate in cui questa capacità deve essere rafforzata e potenziata.
Per il periodo 2007-2013, l’UE ha cercato di integrare queste tre politiche e di istituire collegamenti tra gli strumenti finanziari associati ad esse, ossia il 7° Programma Quadro di RST (7° PQ); il Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione (CIP) e gli strumenti della politica di coesione ossia i fondi strutturali: il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo (FSE), nonché il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR).
La combinazione strategica delle politiche di ricerca, innovazione e di coesione nasce dalla considerazione che la ricerca e l’innovazione si realizzano in maniera più efficace a livello regionale in quanto la vicinanza fisica favorisce lo sviluppo di sinergie tra gli operatori sia del settore pubblico che privato. Come indicato dagli orientamenti strategici comunitari (Decisione 2006/702/ CE del Consiglio del 6 ottobre 2006 sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione), per “promuovere l’innovazione, l’imprenditorialità e lo sviluppo dell’economia della conoscenza mediante lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione, comprese le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione”, una strategia di sostegno a favore della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione può essere attuata, in maniera più coerente ed efficace, dalle regioni, in quanto sono loro che individuano le esigenze in materia di investimenti. Attraverso i programmi operativi sostenuti dalla politica di coesione le autorità nazionali e regionali dovrebbero convertire le sinergie dal livello concettuale all’azione, le strategie in meccanismi operativi. La Regione Puglia ha adottato una strategia di sviluppo della ricerca e dell’innovazione basata su una concezione di innovazione intesa come un processo di cambiamento sociale, oltre che economico e tecnologico, che deve coinvolgere il più ampio numero di imprese, cittadini e le diverse articolazioni regionali (Strategia Regionale per la Ricerca e l’Innovazione della Regione Puglia – BURP n. 48 del 12/03/2010).
Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione sono dunque fattori centrali per garantire lo sviluppo regionale (per gli obiettivi generali e specifici per la RSI in Puglia vedi Strategia Regionale per la Ricerca e l’Innovazione della Regione Puglia – BURP n. 48 del 12/03/2010 a cura dell’Area Politiche per lo sviluppo, il lavoro e l’innovazione della Regione Puglia) e proprio per questo è necessario creare a livello regionale le sinergie tra l’azione dei tre diversi strumenti. Occorre, però, perfezionare le modalità di sviluppo e di uso coordinato degli strumenti finanziari a sostegno della RST, dell’innovazione e della coesione e creare sistemi informativi destinati agli operatori coinvolti nell’attuazione del programma quadro per la ricerca, del programma per la competitività e l’innovazione e dei programmi di coesione. Un’adeguata comunicazione ai potenziali beneficiari sulle opportunità offerte da questi tre strumenti sarà utile sia per incentivarne l’uso coordinato sia per scambiare informazioni e migliori pratiche sulla valorizzazione delle sinergie.
Il problemi di un uso sinergico e coordinato di questi strumenti finanziari in particolare, ma in generale la regola vale per qualsiasi altra fonte di finanziamento, nascono dal fatto che per una sana gestione finanziaria dei fondi pubblici non è possibile combinare finanziamenti provenienti da due fonti comunitarie diverse per lo stesso insieme di costi ammissibili (Regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, articolo 54, paragrafo 5). È possibile, invece, fare ricorso ai fondi strutturali, al FEASR e ad altri fondi comunitari per parti o fasi diversi di un progetto o di un programma di ricerca e innovazione, a condizione che la parte o la fase in questione soddisfi i criteri di ammissibilità stabiliti dalla rispettiva fonte di finanziamento.
Tra gli orientamenti strategici indicati dalla Commissione volti ad accrescere ed indirizzare meglio gli investimenti in RST, promuovere l’imprenditorialità e la Società dell’informazione per tutti e a migliorare l’accesso al credito, vengono identificati quattro obiettivi prioritari:
– rafforzare sia la cooperazione tra le imprese che quella tra le imprese e gli istituti pubblici di ricerca/di istruzione terziaria, ad esempio incentivando la creazione di raggruppamenti di eccellenza regionali e transregionali;
– sostenere le attività di RST presso le PMI e il trasferimento di tecnologia (consentendo alle PMI di accedere ai servizi di RST degli istituti di ricerca finanziati dal settore pubblico);
– appoggiare le iniziative regionali di natura transfrontaliera e transnazionale volte a rafforzare la collaborazione e la capacità nei settori prioritari della politica della ricerca della Comunità;
– sviluppare ulteriormente la capacità di R&S, incluse le TIC, le infrastrutture di ricerca e il capitale umano, nelle zone ad alto potenziale di crescita.
Per promuovere l’innovazione e l’imprenditorialità, gli orientamenti strategici individuano quattro priorità:
– rendere l’offerta regionale di RST, innovazione e istruzione, più efficiente e accessibile alle imprese, in particolare le PMI, creando ad esempio poli di eccellenza, mettendo a contatto le PMI ad alta tecnologia con gli istituti di ricerca e tecnologici o sviluppando e creando raggruppamenti regionali intorno alle grandi imprese;
– fornire servizi di sostegno alle imprese che consentano loro, segnatamente alle PMI, di accrescere la loro competitività e di internazionalizzarsi, cogliendo in particolare le opportunità offerte dal mercato interno. I servizi prestati alle imprese dovrebbero dare priorità allo sfruttamento di sinergie (ad esempio trasferimenti tecnologici, parchi scientifici, centri di comunicazione per le TIC, incubatori e servizi connessi, cooperazione con i raggruppamenti) e fornire al tempo stesso un sostegno più tradizionale in materia di gestione, marketing, assistenza tecnica, ricerca di personale e altri servizi professionali e commerciali;
– sfruttare appieno i punti di forza europei in materia di ecoinnovazioni. Queste ultime dovrebbero essere sostenute dalle PMI mediante l’introduzione di sistemi di gestione ambientale. Questa è un’area che presenta un nesso evidente con il Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione;
– sostenere l’imprenditorialità e agevolare la creazione e lo sviluppo di nuove imprese. Si dovrebbero promuovere spin-out e spin-off dagli istituti di ricerca o dalle imprese mediante tecniche di vario tipo (ad esempio, sensibilizzazione, realizzazione di prototipi, tutoring e sostegno manageriale e tecnologico ai potenziali imprenditori).
In materia di promozione della società dell’informazione per tutti, le priorità identificate intendono:
– promuovere l’adozione delle TIC da parte delle imprese e delle famiglie e il loro sviluppo attraverso un sostegno equilibrato all’offerta e alla domanda di prodotti e di servizi pubblici e privati nel settore, e un maggior volume di investimenti nel capitale umano. Queste misure dovrebbero aumentare la produttività e favorire lo sviluppo sia di un’economia digitale aperta e competitiva sia di una società inclusiva (ad esempio, migliorando l’accessibilità per disabili e anziani), in modo da stimolare la crescita e l’occupazione;
– garantire la disponibilità di infrastrutture TIC e di servizi collegati qualora il mercato non li fornisca a prezzi accessibili e a un livello compatibile con i servizi necessari, specialmente nelle zone isolate e rurali e nei nuovi Stati membri.
Anche l’accesso più agevole al credito delle PMI è un elemento fondamentale per promuovere la conoscenza e l’innovazione. Il sostegno finanziario dell’Unione europea alle piccole e medie imprese si suddivide in due tipi: indiretto e diretto. Il sostegno indiretto intende migliorare l’accesso ai tradizionali investimenti e capitali d’esercizio, mentre il sostegno diretto consiste prevalentemente nel cofinanziamento di attività condotte nell’ambito di determinati progetti.
A tal proposito, gli orientamenti comunitari si propongono di sostenere strumenti diversi dalle sovvenzioni come ad esempio prestiti, finanziamenti garantiti per debiti subordinati, strumenti convertibili (debito mezzanino) e capitale di rischio, come il capitale di avviamento e il venture capital. Le sovvenzioni, invece, dovrebbero creare e mantenere le infrastrutture che agevolano l’accesso al credito: agenzie per il trasferimento tecnologico, incubatori, reti di “business angels”, programmi di preparazione all’investimento. È possibile, inoltre, sostenere i meccanismi di garanzia e di mutua garanzia affinché le PMI possano beneficiare più agevolmente del microcredito.
La Banca europea per gli investimenti (BEI) e il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) potrebbero fornire valido supporto per:
– elaborare un approccio integrato che sostenga ad un tempo l’innovazione, il suo trasferimento in nuove attività commerciali e la disponibilità di capitale di rischio;
– raggiungere determinate categorie specifiche come ad esempio i giovani imprenditori, le imprenditrici o le persone appartenenti a gruppi svantaggiati.
In questa fase di rarefazione del credito, l’UE ha lanciato una nuova iniziativa, lo Strumento europeo Progress di micro-finanza, che consentirà l’accesso al credito alle persone che desiderano avviare una piccola impresa. In particolare, questo nuovo strumento consentirà l’accesso al credito da parte di microimprese e di soggetti svantaggiati. In Europa il 99% delle nuove attività avviate è rappresentato da microimprese o piccole imprese, un terzo delle quali è gestito da ex disoccupati. Lo Strumento europeo Progress di micro-finanza, istituito sulla base della Decisione del Parlamento europeo e del Consiglio n. 283/ 2010/EU del 25 marzo scorso, sarà effettivamente operativo nei prossimi mesi. Ai fini della presente decisione, il termine «microfinanza» dovrebbe includere le garanzie, il microcredito, il capitale azionario e quasi azionario concessi a persone e microimprese rientranti nell’ambito di applicazione della presente decisione, laddove per «microcredito» si intendono prestiti inferiori a 25.000 euro.
L’obiettivo dell’UE è quello di migliorare l’accessibilità e la disponibilità di microfinanziamenti in modo da rispondere all’elevata domanda di coloro che hanno perso il lavoro, che rischiano di perdere il lavoro o che incontrano difficoltà a entrare o a rientrare nel mercato del lavoro, nonché coloro che sono a rischio di esclusione sociale o le persone più vulnerabili che si trovano in una posizione svantaggiata rispetto all’accesso al mercato del credito convenzionale e che desiderano avviare o implementare la loro microimpresa, compresa un’attività autonoma. Questo strumento intende aprire la strada dell’imprenditorialità ad alcuni dei gruppi più svantaggiati che hanno difficoltà ad accedere al mercato del credito di tipo convenzionale, ampliare il raggio d’azione della microfinanza a gruppi particolarmente a rischio e sostenere ulteriormente lo sviluppo dell’imprenditorialità, l’economia sociale e le microimprese.
L’UE ritiene che, con una dotazione iniziale di 100 milioni di euro, questo strumento consentirà, in un periodo massimo di 8 anni ed in cooperazione con la BEI e il FEI, di mobilitare finanziamenti per un importo di 500 milioni di euro. Nella zona UE ciò potrebbe tradursi in circa 45.000 prestiti, di importo massimo di 25.000 euro destinato alle microimprese, che costituiscono il 91% di tutte le imprese europee e ai disoccupati che vogliono mettersi in proprio e che non hanno accesso ai servizi bancari tradizionali. La raccomandazione della Commissione 2003/361/CE, del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese, definisce «microimpresa» un’impresa che occupa meno di dieci persone, comprese le attività a titolo individuale, e il cui fatturato annuo e/o totale di bilancio non supera i 2 milioni di EUR. Tale definizione è considerata adeguata ai fini della decisione n. 283/2010/EU del 25/03/2010.
Poiché occorre guidare/assistere i potenziali microimprenditori e rafforzare le capacità dei microfinanziatori, lo Strumento si integrerà con il Fondo sociale europeo (FSE), per attivare una serie di misure di accompagnamento. Oltre alla difficoltà di accesso ai finanziamenti, l’esclusione sociale e le insicurezze legate alla transizione dallo stato di disoccupazione o dalla percezione di sussidi sociali a quello dell’avviamento di un’attività autonoma sono tra i principali ostacoli alla creazione e allo sviluppo di una microimpresa. Poiché tutti gli Stati membri danno priorità all’imprenditorialità nell’ambito dei rispettivi programmi operativi FSE, la creazione di un’interfaccia tra l’FSE e lo Strumento europeo di microfinanza costituirà la chiave del successo di questo nuovo strumento, per i seguenti motivi:
– sfruttando i canali dell’informazione e della comunicazione esistenti, l’FSE svolgerà un ruolo importante nell’informare i potenziali beneficiari del nuovo strumento;
– l’FSE prevede a sostegno dei beneficiari le tradizionali attività di promozione dell’imprenditorialità, assistenza, formazione e consulenza in materia di gestione d’impresa insieme a servizi di orientamento e tutoraggio nella richiesta di finanziamenti;
– l’FSE è l’unico fondo strutturale in grado di concedere abbuoni di interessi a titolo individuale, per migliorare l’accesso ai finanziamenti da parte dei microimprenditori.
Lo strumento europeo di microfinanza può contribuire a sostenere le organizzazioni dell’economia sociale che assistono e accompagnano le persone escluse dal processo di reintegrazione sociale aiutandole a sviluppare le competenze necessarie per intraprendere un progetto imprenditoriale duraturo. In realtà, a favore di soggetti che si trovano in una posizione svantaggiata rispetto all’accesso al mercato del credito convenzionale, nell’Unione europea vengono già forniti microfinanziamenti da istituti non commerciali di microfinanza, da cooperative di credito e da banche che praticano la responsabilità sociale d’impresa. Lo strumento di microfinanza, quindi, dovrebbe consentire a tali fornitori di integrare il mercato bancario di tipo commerciale, aumentando la disponibilità di microfinanziamenti al fine di soddisfare l’attuale domanda, ristabilire la fiducia nel mercato del credito e con un’attenzione particolare ai clienti senza affidabilità creditizia. Gli stessi fornitori di microfinanziamenti dovrebbero diventare partner importanti dello strumento di microfinanza.
Le azioni finanziate dallo strumento dovrebbero essere coerenti e compatibili con le altre politiche dell’Unione, conformi alle disposizioni del trattato e degli atti adottati in virtù di esso e complementari agli altri interventi dell’Unione, tra cui il programma quadro per la competitività e l’innovazione (CIP), Jasmine, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), le risorse europee congiunte per le micro, le piccole e le medie imprese (Jeremie – Joint European resources for Micro to Medium Entreprises Initiative) e il Fondo sociale europeo (FSE).
Per candidarsi, gli organismi regionali di gestione del FSE metteranno in contatto le microimprese e gli interessati a ricevere un prestito con gli enti locali di erogazione: banche, organismi di microcredito senza fini di lucro, istituti di garanzia e altri erogatori di microfinanziamenti per le microimprese, che a loro volta riceveranno le risorse necessarie dal Fondo europeo per gli investimenti. Se la candidatura andrà a buon fine, sarà firmato un contratto con l’ente di erogazione del microcredito, che specificherà l’ammontare del prestito, la sua durata e il tasso d’interesse da corrispondere.
L’elenco degli operatori selezionati saranno resi disponibili sul sito Internet del Fondo europeo per gli investimenti: http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=836&langId=it
Per informazioni sugli strumenti finanziari del CIP:
http://ec.europa.eu/enterprise/policies/finance/cip-financial-instruments/index_en.htm
Per informazioni sul 7° Programma Quadro per la ricerca:
http://cordis.europa.eu/fp7/home_it.html
Per ottenere una crescita economica sostenibile, competitiva ed inclusiva, l’economia basata sulla conoscenza, sull’innovazione, in particolare sull’eco-innovazione, sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) può contribuire a creare un clima favorevole alle imprese, diffondere modalità produttive sostenibili e garantire una maggiore convergenza tra le regioni europee.
In questo quadro, il rafforzamento delle competenze dei lavoratori e della loro capacità di adeguarsi ai cambiamenti può incrementare i tassi di occupazione e potenziare la competitività, favorendo attività economiche capaci di creare beni e servizi a più alto valore aggiunto. L’investimento nel capitale umano rappresenta il primo passo per trasformare le competenze, le capacità e le conoscenze in un vantaggio concorrenziale sostenibile che non solo favorisce processi di crescita economica ma che promuove le attività di trasferimento tecnologico, sostiene l’imprenditorialità e rafforza la competitività delle imprese.
Per garantire, cioè, che crescita economica, integrazione sociale e tutela dell’ambiente procedano di pari passo occorre conseguire maggiori sinergie tra le varie politiche. In particolare, essendo le sfide sempre più complesse, l’Unione europea ha cercato di attuare una combinazione strutturata e strategica delle politiche di ricerca, innovazione e coesione sociale, economica e territoriale. Queste politiche, infatti, possono contribuire più efficacemente, seppure con modalità diverse, all’obiettivo comune di creare posti di lavoro e favorire una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva.
Nell’attuale periodo di programmazione, la politica di coesione è diventata un’importante fonte di investimenti nei settori della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dell’innovazione sia nelle regioni meno sviluppate in cui occorre creare e/o implementare capacità di ricerca e innovazione sia nelle regioni più avanzate in cui questa capacità deve essere rafforzata e potenziata.
Per il periodo 2007-2013, l’UE ha cercato di integrare queste tre politiche e di istituire collegamenti tra gli strumenti finanziari associati ad esse, ossia il 7° Programma Quadro di RST (7° PQ); il Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione (CIP) e gli strumenti della politica di coesione ossia i fondi strutturali: il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo (FSE), nonché il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR).
La combinazione strategica delle politiche di ricerca, innovazione e di coesione nasce dalla considerazione che la ricerca e l’innovazione si realizzano in maniera più efficace a livello regionale in quanto la vicinanza fisica favorisce lo sviluppo di sinergie tra gli operatori sia del settore pubblico che privato. Come indicato dagli orientamenti strategici comunitari (Decisione 2006/702/ CE del Consiglio del 6 ottobre 2006 sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione), per “promuovere l’innovazione, l’imprenditorialità e lo sviluppo dell’economia della conoscenza mediante lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione, comprese le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione”, una strategia di sostegno a favore della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione può essere attuata, in maniera più coerente ed efficace, dalle regioni, in quanto sono loro che individuano le esigenze in materia di investimenti. Attraverso i programmi operativi sostenuti dalla politica di coesione le autorità nazionali e regionali dovrebbero convertire le sinergie dal livello concettuale all’azione, le strategie in meccanismi operativi. La Regione Puglia ha adottato una strategia di sviluppo della ricerca e dell’innovazione basata su una concezione di innovazione intesa come un processo di cambiamento sociale, oltre che economico e tecnologico, che deve coinvolgere il più ampio numero di imprese, cittadini e le diverse articolazioni regionali (Strategia Regionale per la Ricerca e l’Innovazione della Regione Puglia – BURP n. 48 del 12/03/2010).
Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione sono dunque fattori centrali per garantire lo sviluppo regionale (per gli obiettivi generali e specifici per la RSI in Puglia vedi Strategia Regionale per la Ricerca e l’Innovazione della Regione Puglia – BURP n. 48 del 12/03/2010 a cura dell’Area Politiche per lo sviluppo, il lavoro e l’innovazione della Regione Puglia) e proprio per questo è necessario creare a livello regionale le sinergie tra l’azione dei tre diversi strumenti. Occorre, però, perfezionare le modalità di sviluppo e di uso coordinato degli strumenti finanziari a sostegno della RST, dell’innovazione e della coesione e creare sistemi informativi destinati agli operatori coinvolti nell’attuazione del programma quadro per la ricerca, del programma per la competitività e l’innovazione e dei programmi di coesione. Un’adeguata comunicazione ai potenziali beneficiari sulle opportunità offerte da questi tre strumenti sarà utile sia per incentivarne l’uso coordinato sia per scambiare informazioni e migliori pratiche sulla valorizzazione delle sinergie.
Il problemi di un uso sinergico e coordinato di questi strumenti finanziari in particolare, ma in generale la regola vale per qualsiasi altra fonte di finanziamento, nascono dal fatto che per una sana gestione finanziaria dei fondi pubblici non è possibile combinare finanziamenti provenienti da due fonti comunitarie diverse per lo stesso insieme di costi ammissibili (Regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, articolo 54, paragrafo 5). È possibile, invece, fare ricorso ai fondi strutturali, al FEASR e ad altri fondi comunitari per parti o fasi diversi di un progetto o di un programma di ricerca e innovazione, a condizione che la parte o la fase in questione soddisfi i criteri di ammissibilità stabiliti dalla rispettiva fonte di finanziamento.
Tra gli orientamenti strategici indicati dalla Commissione volti ad accrescere ed indirizzare meglio gli investimenti in RST, promuovere l’imprenditorialità e la Società dell’informazione per tutti e a migliorare l’accesso al credito, vengono identificati quattro obiettivi prioritari:
– rafforzare sia la cooperazione tra le imprese che quella tra le imprese e gli istituti pubblici di ricerca/di istruzione terziaria, ad esempio incentivando la creazione di raggruppamenti di eccellenza regionali e transregionali;
– sostenere le attività di RST presso le PMI e il trasferimento di tecnologia (consentendo alle PMI di accedere ai servizi di RST degli istituti di ricerca finanziati dal settore pubblico);
– appoggiare le iniziative regionali di natura transfrontaliera e transnazionale volte a rafforzare la collaborazione e la capacità nei settori prioritari della politica della ricerca della Comunità;
– sviluppare ulteriormente la capacità di R&S, incluse le TIC, le infrastrutture di ricerca e il capitale umano, nelle zone ad alto potenziale di crescita.
Per promuovere l’innovazione e l’imprenditorialità, gli orientamenti strategici individuano quattro priorità:
– rendere l’offerta regionale di RST, innovazione e istruzione, più efficiente e accessibile alle imprese, in particolare le PMI, creando ad esempio poli di eccellenza, mettendo a contatto le PMI ad alta tecnologia con gli istituti di ricerca e tecnologici o sviluppando e creando raggruppamenti regionali intorno alle grandi imprese;
– fornire servizi di sostegno alle imprese che consentano loro, segnatamente alle PMI, di accrescere la loro competitività e di internazionalizzarsi, cogliendo in particolare le opportunità offerte dal mercato interno. I servizi prestati alle imprese dovrebbero dare priorità allo sfruttamento di sinergie (ad esempio trasferimenti tecnologici, parchi scientifici, centri di comunicazione per le TIC, incubatori e servizi connessi, cooperazione con i raggruppamenti) e fornire al tempo stesso un sostegno più tradizionale in materia di gestione, marketing, assistenza tecnica, ricerca di personale e altri servizi professionali e commerciali;
– sfruttare appieno i punti di forza europei in materia di ecoinnovazioni. Queste ultime dovrebbero essere sostenute dalle PMI mediante l’introduzione di sistemi di gestione ambientale. Questa è un’area che presenta un nesso evidente con il Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione;
– sostenere l’imprenditorialità e agevolare la creazione e lo sviluppo di nuove imprese. Si dovrebbero promuovere spin-out e spin-off dagli istituti di ricerca o dalle imprese mediante tecniche di vario tipo (ad esempio, sensibilizzazione, realizzazione di prototipi, tutoring e sostegno manageriale e tecnologico ai potenziali imprenditori).
In materia di promozione della società dell’informazione per tutti, le priorità identificate intendono:
– promuovere l’adozione delle TIC da parte delle imprese e delle famiglie e il loro sviluppo attraverso un sostegno equilibrato all’offerta e alla domanda di prodotti e di servizi pubblici e privati nel settore, e un maggior volume di investimenti nel capitale umano. Queste misure dovrebbero aumentare la produttività e favorire lo sviluppo sia di un’economia digitale aperta e competitiva sia di una società inclusiva (ad esempio, migliorando l’accessibilità per disabili e anziani), in modo da stimolare la crescita e l’occupazione;
– garantire la disponibilità di infrastrutture TIC e di servizi collegati qualora il mercato non li fornisca a prezzi accessibili e a un livello compatibile con i servizi necessari, specialmente nelle zone isolate e rurali e nei nuovi Stati membri.
Anche l’accesso più agevole al credito delle PMI è un elemento fondamentale per promuovere la conoscenza e l’innovazione. Il sostegno finanziario dell’Unione europea alle piccole e medie imprese si suddivide in due tipi: indiretto e diretto. Il sostegno indiretto intende migliorare l’accesso ai tradizionali investimenti e capitali d’esercizio, mentre il sostegno diretto consiste prevalentemente nel cofinanziamento di attività condotte nell’ambito di determinati progetti.
A tal proposito, gli orientamenti comunitari si propongono di sostenere strumenti diversi dalle sovvenzioni come ad esempio prestiti, finanziamenti garantiti per debiti subordinati, strumenti convertibili (debito mezzanino) e capitale di rischio, come il capitale di avviamento e il venture capital. Le sovvenzioni, invece, dovrebbero creare e mantenere le infrastrutture che agevolano l’accesso al credito: agenzie per il trasferimento tecnologico, incubatori, reti di “business angels”, programmi di preparazione all’investimento. È possibile, inoltre, sostenere i meccanismi di garanzia e di mutua garanzia affinché le PMI possano beneficiare più agevolmente del microcredito.
La Banca europea per gli investimenti (BEI) e il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) potrebbero fornire valido supporto per:
– elaborare un approccio integrato che sostenga ad un tempo l’innovazione, il suo trasferimento in nuove attività commerciali e la disponibilità di capitale di rischio;
– raggiungere determinate categorie specifiche come ad esempio i giovani imprenditori, le imprenditrici o le persone appartenenti a gruppi svantaggiati.
In questa fase di rarefazione del credito, l’UE ha lanciato una nuova iniziativa, lo Strumento europeo Progress di micro-finanza, che consentirà l’accesso al credito alle persone che desiderano avviare una piccola impresa. In particolare, questo nuovo strumento consentirà l’accesso al credito da parte di microimprese e di soggetti svantaggiati. In Europa il 99% delle nuove attività avviate è rappresentato da microimprese o piccole imprese, un terzo delle quali è gestito da ex disoccupati. Lo Strumento europeo Progress di micro-finanza, istituito sulla base della Decisione del Parlamento europeo e del Consiglio n. 283/ 2010/EU del 25 marzo scorso, sarà effettivamente operativo nei prossimi mesi. Ai fini della presente decisione, il termine «microfinanza» dovrebbe includere le garanzie, il microcredito, il capitale azionario e quasi azionario concessi a persone e microimprese rientranti nell’ambito di applicazione della presente decisione, laddove per «microcredito» si intendono prestiti inferiori a 25.000 euro.
L’obiettivo dell’UE è quello di migliorare l’accessibilità e la disponibilità di microfinanziamenti in modo da rispondere all’elevata domanda di coloro che hanno perso il lavoro, che rischiano di perdere il lavoro o che incontrano difficoltà a entrare o a rientrare nel mercato del lavoro, nonché coloro che sono a rischio di esclusione sociale o le persone più vulnerabili che si trovano in una posizione svantaggiata rispetto all’accesso al mercato del credito convenzionale e che desiderano avviare o implementare la loro microimpresa, compresa un’attività autonoma. Questo strumento intende aprire la strada dell’imprenditorialità ad alcuni dei gruppi più svantaggiati che hanno difficoltà ad accedere al mercato del credito di tipo convenzionale, ampliare il raggio d’azione della microfinanza a gruppi particolarmente a rischio e sostenere ulteriormente lo sviluppo dell’imprenditorialità, l’economia sociale e le microimprese.
L’UE ritiene che, con una dotazione iniziale di 100 milioni di euro, questo strumento consentirà, in un periodo massimo di 8 anni ed in cooperazione con la BEI e il FEI, di mobilitare finanziamenti per un importo di 500 milioni di euro. Nella zona UE ciò potrebbe tradursi in circa 45.000 prestiti, di importo massimo di 25.000 euro destinato alle microimprese, che costituiscono il 91% di tutte le imprese europee e ai disoccupati che vogliono mettersi in proprio e che non hanno accesso ai servizi bancari tradizionali. La raccomandazione della Commissione 2003/361/CE, del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese, definisce «microimpresa» un’impresa che occupa meno di dieci persone, comprese le attività a titolo individuale, e il cui fatturato annuo e/o totale di bilancio non supera i 2 milioni di EUR. Tale definizione è considerata adeguata ai fini della decisione n. 283/2010/EU del 25/03/2010.
Poiché occorre guidare/assistere i potenziali microimprenditori e rafforzare le capacità dei microfinanziatori, lo Strumento si integrerà con il Fondo sociale europeo (FSE), per attivare una serie di misure di accompagnamento. Oltre alla difficoltà di accesso ai finanziamenti, l’esclusione sociale e le insicurezze legate alla transizione dallo stato di disoccupazione o dalla percezione di sussidi sociali a quello dell’avviamento di un’attività autonoma sono tra i principali ostacoli alla creazione e allo sviluppo di una microimpresa. Poiché tutti gli Stati membri danno priorità all’imprenditorialità nell’ambito dei rispettivi programmi operativi FSE, la creazione di un’interfaccia tra l’FSE e lo Strumento europeo di microfinanza costituirà la chiave del successo di questo nuovo strumento, per i seguenti motivi:
– sfruttando i canali dell’informazione e della comunicazione esistenti, l’FSE svolgerà un ruolo importante nell’informare i potenziali beneficiari del nuovo strumento;
– l’FSE prevede a sostegno dei beneficiari le tradizionali attività di promozione dell’imprenditorialità, assistenza, formazione e consulenza in materia di gestione d’impresa insieme a servizi di orientamento e tutoraggio nella richiesta di finanziamenti;
– l’FSE è l’unico fondo strutturale in grado di concedere abbuoni di interessi a titolo individuale, per migliorare l’accesso ai finanziamenti da parte dei microimprenditori.
Lo strumento europeo di microfinanza può contribuire a sostenere le organizzazioni dell’economia sociale che assistono e accompagnano le persone escluse dal processo di reintegrazione sociale aiutandole a sviluppare le competenze necessarie per intraprendere un progetto imprenditoriale duraturo. In realtà, a favore di soggetti che si trovano in una posizione svantaggiata rispetto all’accesso al mercato del credito convenzionale, nell’Unione europea vengono già forniti microfinanziamenti da istituti non commerciali di microfinanza, da cooperative di credito e da banche che praticano la responsabilità sociale d’impresa. Lo strumento di microfinanza, quindi, dovrebbe consentire a tali fornitori di integrare il mercato bancario di tipo commerciale, aumentando la disponibilità di microfinanziamenti al fine di soddisfare l’attuale domanda, ristabilire la fiducia nel mercato del credito e con un’attenzione particolare ai clienti senza affidabilità creditizia. Gli stessi fornitori di microfinanziamenti dovrebbero diventare partner importanti dello strumento di microfinanza.
Le azioni finanziate dallo strumento dovrebbero essere coerenti e compatibili con le altre politiche dell’Unione, conformi alle disposizioni del trattato e degli atti adottati in virtù di esso e complementari agli altri interventi dell’Unione, tra cui il programma quadro per la competitività e l’innovazione (CIP), Jasmine, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), le risorse europee congiunte per le micro, le piccole e le medie imprese (Jeremie – Joint European resources for Micro to Medium Entreprises Initiative) e il Fondo sociale europeo (FSE).
Per candidarsi, gli organismi regionali di gestione del FSE metteranno in contatto le microimprese e gli interessati a ricevere un prestito con gli enti locali di erogazione: banche, organismi di microcredito senza fini di lucro, istituti di garanzia e altri erogatori di microfinanziamenti per le microimprese, che a loro volta riceveranno le risorse necessarie dal Fondo europeo per gli investimenti. Se la candidatura andrà a buon fine, sarà firmato un contratto con l’ente di erogazione del microcredito, che specificherà l’ammontare del prestito, la sua durata e il tasso d’interesse da corrispondere.
L’elenco degli operatori selezionati saranno resi disponibili sul sito Internet del Fondo europeo per gli investimenti: http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=836&langId=it
Per informazioni sugli strumenti finanziari del CIP:
http://ec.europa.eu/enterprise/policies/finance/cip-financial-instruments/index_en.htm
Per informazioni sul 7° Programma Quadro per la ricerca:
http://cordis.europa.eu/fp7/home_it.html