Osservatorio sulla "Convenzione per l'avvenire dell'Europa" - LA "BOZZA GISCARD" ED IL "PROGETTO PRODI"
Archivio > Anno 2003 > Febbraio 2003
di Vittorio CALAPRICE
Si
è aperta con le plenarie del 20 e 21 gennaio la terza fase (c.d. di
sintesi) dei lavori della Convenzione che porterà alla definizione –
entro giugno di quest’anno – del documento finale da presentare durante
il Consiglio europeo di Salonicco.
I 207 “conventionnels” hanno sinora raccolto tra le proprie mani un numero considerevole di progetti ed analisi. Oltre 800 documenti (tra discorsi, studi, documenti e sintesi dei gruppi di lavoro) sono stati consegnati al Presidium, raccolti durante le 48 sessioni che - dal 28 febbraio sino al 20 dicembre - si sono svolte a Bruxelles. Ad essi bisogna aggiungere i più di mille contributi provenienti dai numerosi circoli di riflessione, università, ONG, raccolti ed inseriti nel Forum della Società civile.
Tra i molteplici progetti costituzionali che sono stati elaborati, due sono tuttavia emersi come i più rilevanti politicamente ed attorno ai quali si sono sviluppate le riflessioni più approfondite.
Il primo porta il titolo di “progetto preliminare di trattato costituzionale”, presentato nella plenaria del 28 ottobre come iniziale ”ossatura” (è il termine usato da Giscard) della futura architettura costituzionale europea (doc. CONV 369/02).
Il secondo è invece pervenuto il 4 dicembre sia alla Convenzione che al Parlamento europeo quale contributo diretto del Presidente della Commissione Prodi. Fatto redigere in gran segreto con il nome di “operazione Penelope”, è stato preparato da un gruppo di 5 consulenti giuridici (Lamoureux, Lagarrigue, Stancanelli, Van Nuffel, Solinge) di concerto con i commissari Barnier e Vitorino.
Passando all’analisi della “bozza Giscard” di trattato costituzionale, essa risulta suddivisa in tre parti fondamentali.
Architettura istituzionale. Riguarderà gli obiettivi della comunità, le competenze (esclusive, concorrenti, nazionali) e le istituzioni: in essa dovranno esplicitarsi chiaramente le modalità di funzionamento dell’Unione.
Politiche dell’Unione. Sintetizza le disposizioni già presenti nei trattati con particolare riferimento alla politica economica, monetaria ed estera: vengono indicate le regole comuni nel campo della concorrenza, della sicurezza e della difesa.
Disposizioni generali. Il nuovo trattato abrogherà quelli precedenti, assicurando tuttavia continuità giuridica rispetto all’attuale Ue.
Il testo ha una precisa elencazione - in 46 articoli - solo nella prima parte, lasciando sostanzialmente ancora “aperte” molteplici questioni istituzionali nelle successive parti, la cui soluzione è rimandata ad ulteriori approfondimenti e “compromessi” in sede di discussione.
La “bozza Giscard” nel primo articolo suggerisce quattro nomi per la “futura entità”: oltre al vecchio “Comunità europea” ed all’attuale “Unione”, propone anche “Europa unita” ed il più federalista “Stati Uniti d’Europa”.
La futura Unione di Stati europei - si legge in seguito - dovrà “coordinare strettamente le politiche attribuite a livello europeo e gestire, su modello federale, talune competenze comuni”.
Viene inoltre esaltato il pluralismo della futura Europa che rimarrà sempre “aperta a tutti gli Stati che ne condivideranno gli stessi valori e si impegneranno a promuoverli congiuntamente”.
È proprio nell’articolo 2 che vengono elencati quali siano i valori di riferimento dell’Europa: dignità umana, diritti fondamentali, democrazia, stato di diritto, tolleranza, rispetto degli obblighi e del diritto internazionale.
Una novità riguarda la cittadinanza: secondo la bozza i cittadini europei assumeranno doppia cittadinanza, quella nazionale e quella europea, si avvarranno liberamente dell’una o dell’altra, con i diritti ed i doveri inerenti a ciascuna di esse.
La “bozza Giscard” è stata accolta con generale favore dalle diplomazie europee, dai componenti della Convenzione e dai membri del Parlamento europeo ma talune critiche sono state sollevate sia per la mancanza di un esplicito richiamo al valore della pace sia per la previsione di una nuova (indefinita) istituzione denominata Congresso d’Europa che si vorrebbe affiancare al Parlamento europeo ma che rappresenta – a detta di molti commentatori – un’inutile complicazione del quadro istituzionale europeo.
Ma è il progetto di riforma istutuzionale di Romano Prodi che ha impresso un ulteriore salto di qualità nel dibattito all’interno della Convenzione suscitando grande interesse da parte sia del mondo politico-istituzionale che di ambienti accademici.
Esso pur non rappresentando un documento vincolante per la Commissione ha tuttavia “immesso” nel dibattito costituzionale europeo numerosi elementi di novità distribuiti e “dosati” in 145 pagine. Da una prima lettura si possono trarre alcune sintetiche linee-guida.
Preambolo. Nessun riferimento religioso è raccolto, ma emerge la preoccupazione “di lasciare alle generazioni future un ambiente salvaguardato, un’eredità culturale intatta, delle condizioni di vita e di lavoro migliori”.
Federalismo. Nell’articolo 3 della Costituzione si dice che “l’Unione europea coordina strettamente le politiche degli Stati membri e gestisce, in modo federale, alcune competenze comuni”. Esso ripropone - come si legge – le medesime parole della bozza Giscard.
Le 7 politiche. Il testo delinea 7 politiche principali dell’Ue: spazio di libertà, sicurezza e giustizia; mercato interno; concorrenza; politica economica e monetaria; agricoltura e pesca; trasporti; utilizzazione pacifica dell’energia atomica.
Il Presidente. La Commissione rigetta l’idea di un presidente in carica da due a cinque anni (idea gradita a Spagna, Gran Bretagna e Francia) e propone di mantenere l’attuale sistema di rotazione semestrale.
Il Segretario. La più grande novità consiste in un Segretario dell’Unione, sorta di Ministro degli Esteri europeo il quale diverrebbe anche il vicepresidente della Commissione. Il Segretario verrebbe nominato dal Consiglio europeo e dal Presidente della Commissione.
Veto. Esso è abolito definitivamente, mentre sarebbero generalizzate sia la procedura di codecisione che quella del voto a maggioranza qualificata.
La Commissione. In base alla “bozza Prodi” il prossimo presidente della Commissione otterrebbe una maggiore legittimazione politica in quanto verrebbe eletto dal Parlamento europeo con una maggiornaza di 2/3.
I 207 “conventionnels” hanno sinora raccolto tra le proprie mani un numero considerevole di progetti ed analisi. Oltre 800 documenti (tra discorsi, studi, documenti e sintesi dei gruppi di lavoro) sono stati consegnati al Presidium, raccolti durante le 48 sessioni che - dal 28 febbraio sino al 20 dicembre - si sono svolte a Bruxelles. Ad essi bisogna aggiungere i più di mille contributi provenienti dai numerosi circoli di riflessione, università, ONG, raccolti ed inseriti nel Forum della Società civile.
Tra i molteplici progetti costituzionali che sono stati elaborati, due sono tuttavia emersi come i più rilevanti politicamente ed attorno ai quali si sono sviluppate le riflessioni più approfondite.
Il primo porta il titolo di “progetto preliminare di trattato costituzionale”, presentato nella plenaria del 28 ottobre come iniziale ”ossatura” (è il termine usato da Giscard) della futura architettura costituzionale europea (doc. CONV 369/02).
Il secondo è invece pervenuto il 4 dicembre sia alla Convenzione che al Parlamento europeo quale contributo diretto del Presidente della Commissione Prodi. Fatto redigere in gran segreto con il nome di “operazione Penelope”, è stato preparato da un gruppo di 5 consulenti giuridici (Lamoureux, Lagarrigue, Stancanelli, Van Nuffel, Solinge) di concerto con i commissari Barnier e Vitorino.
Passando all’analisi della “bozza Giscard” di trattato costituzionale, essa risulta suddivisa in tre parti fondamentali.
Architettura istituzionale. Riguarderà gli obiettivi della comunità, le competenze (esclusive, concorrenti, nazionali) e le istituzioni: in essa dovranno esplicitarsi chiaramente le modalità di funzionamento dell’Unione.
Politiche dell’Unione. Sintetizza le disposizioni già presenti nei trattati con particolare riferimento alla politica economica, monetaria ed estera: vengono indicate le regole comuni nel campo della concorrenza, della sicurezza e della difesa.
Disposizioni generali. Il nuovo trattato abrogherà quelli precedenti, assicurando tuttavia continuità giuridica rispetto all’attuale Ue.
Il testo ha una precisa elencazione - in 46 articoli - solo nella prima parte, lasciando sostanzialmente ancora “aperte” molteplici questioni istituzionali nelle successive parti, la cui soluzione è rimandata ad ulteriori approfondimenti e “compromessi” in sede di discussione.
La “bozza Giscard” nel primo articolo suggerisce quattro nomi per la “futura entità”: oltre al vecchio “Comunità europea” ed all’attuale “Unione”, propone anche “Europa unita” ed il più federalista “Stati Uniti d’Europa”.
La futura Unione di Stati europei - si legge in seguito - dovrà “coordinare strettamente le politiche attribuite a livello europeo e gestire, su modello federale, talune competenze comuni”.
Viene inoltre esaltato il pluralismo della futura Europa che rimarrà sempre “aperta a tutti gli Stati che ne condivideranno gli stessi valori e si impegneranno a promuoverli congiuntamente”.
È proprio nell’articolo 2 che vengono elencati quali siano i valori di riferimento dell’Europa: dignità umana, diritti fondamentali, democrazia, stato di diritto, tolleranza, rispetto degli obblighi e del diritto internazionale.
Una novità riguarda la cittadinanza: secondo la bozza i cittadini europei assumeranno doppia cittadinanza, quella nazionale e quella europea, si avvarranno liberamente dell’una o dell’altra, con i diritti ed i doveri inerenti a ciascuna di esse.
La “bozza Giscard” è stata accolta con generale favore dalle diplomazie europee, dai componenti della Convenzione e dai membri del Parlamento europeo ma talune critiche sono state sollevate sia per la mancanza di un esplicito richiamo al valore della pace sia per la previsione di una nuova (indefinita) istituzione denominata Congresso d’Europa che si vorrebbe affiancare al Parlamento europeo ma che rappresenta – a detta di molti commentatori – un’inutile complicazione del quadro istituzionale europeo.
Ma è il progetto di riforma istutuzionale di Romano Prodi che ha impresso un ulteriore salto di qualità nel dibattito all’interno della Convenzione suscitando grande interesse da parte sia del mondo politico-istituzionale che di ambienti accademici.
Esso pur non rappresentando un documento vincolante per la Commissione ha tuttavia “immesso” nel dibattito costituzionale europeo numerosi elementi di novità distribuiti e “dosati” in 145 pagine. Da una prima lettura si possono trarre alcune sintetiche linee-guida.
Preambolo. Nessun riferimento religioso è raccolto, ma emerge la preoccupazione “di lasciare alle generazioni future un ambiente salvaguardato, un’eredità culturale intatta, delle condizioni di vita e di lavoro migliori”.
Federalismo. Nell’articolo 3 della Costituzione si dice che “l’Unione europea coordina strettamente le politiche degli Stati membri e gestisce, in modo federale, alcune competenze comuni”. Esso ripropone - come si legge – le medesime parole della bozza Giscard.
Le 7 politiche. Il testo delinea 7 politiche principali dell’Ue: spazio di libertà, sicurezza e giustizia; mercato interno; concorrenza; politica economica e monetaria; agricoltura e pesca; trasporti; utilizzazione pacifica dell’energia atomica.
Il Presidente. La Commissione rigetta l’idea di un presidente in carica da due a cinque anni (idea gradita a Spagna, Gran Bretagna e Francia) e propone di mantenere l’attuale sistema di rotazione semestrale.
Il Segretario. La più grande novità consiste in un Segretario dell’Unione, sorta di Ministro degli Esteri europeo il quale diverrebbe anche il vicepresidente della Commissione. Il Segretario verrebbe nominato dal Consiglio europeo e dal Presidente della Commissione.
Veto. Esso è abolito definitivamente, mentre sarebbero generalizzate sia la procedura di codecisione che quella del voto a maggioranza qualificata.
La Commissione. In base alla “bozza Prodi” il prossimo presidente della Commissione otterrebbe una maggiore legittimazione politica in quanto verrebbe eletto dal Parlamento europeo con una maggiornaza di 2/3.