L’UE e il WTO: una proposta per risolvere la controversia sulle medicine
Archivio > Anno 2003 > Febbraio 2003
di Teresa Maria MOSCHETTA
L'Unione
Europea ha recentemente preso posizione su una controversa questione
attinente la concessione di brevetti e di licenze obbligatorie nel
settore della produzione farmaceutica e all’esportazione della stessa
verso i PVS. Come è noto l’Unione Europea è membro dell’Organizzazione
Mondiale del Commercio, il cui accordo istitutivo, con suoi numerosi
allegati, disciplina le relazioni commerciali internazionali a partire
dal 1995, anno della sua entrata in vigore. In tale contesto normativo,
l’Accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti
al commercio (TRIPS) riconosce agli Stati membri la libertà di
concedere brevetti per le invenzioni, di prodotto o di procedimento, in
tutti i campi della tecnologia, che siano nuove, implichino un’attività
inventiva e siano atte ad avere una applicazione industriale. In
particolare la concessione di un brevetto conferisce al titolare il
diritto esclusivo di vietare ai terzi di produrre, utilizzare, mettere
in commercio o importare a tali fini il “proprio” prodotto. Parimenti se
l’oggetto del brevetto è un procedimento, il titolare dello stesso può
sia vietare ai terzi di usare detto procedimento, sia interdire la
commercializzazione del prodotto ottenuto con il procedimento in
questione. Viene, altresì, previsto che una pubblica amministrazione
possa autorizzare un terzo a far uso dell’oggetto di un brevetto nel
caso in cui ricorrano casi di emergenza nazionale oppure in caso di uso
pubblico non commerciale. La protezione della proprietà intellettuale
nel settore della produzione farmaceutica, pur risultando basilare per
la ricerca e la scoperta di nuove medicine, rischia di danneggiare i
Paesi in via di sviluppo i quali godono solo in via di principio della
possibilità di ottenere licenze per l’utilizzazione dei brevetti non
essendo in pratica dotati dei mezzi necessari per finanziare una propria
industria farmaceutica. Tali Stati si trovano, pertanto, a dover
affrontare seri problemi di salute pubblica, derivanti dalla diffusione
di gravi malattie infettive quali HIV/AIDS, tubercolosi e malaria senza
disporre dei mezzi necessari per arginare tali fenomeni e subendo, per
di più, le ricadute che la protezione internazionale della proprietà
intellettuale ha sul livello generale dei prezzi dei prodotti
farmaceutici. Gli Stati membri del WTO, consapevoli dei delicati
equilibri economico – politici in gioco, nella Dichiarazione di Doha del
14 dicembre 2001 hanno affermato che l’accordo TRIPS non impedisce e
non può impedire agli Stati membri di prendere le necessarie misure per
proteggere la salute pubblica. In tale ottica, i Ministri delle parti
contraenti gli accordi WTO, pur reiterando il proprio impegno verso
l’accordo TRIPS, hanno auspicato un’interpretazione flessibile dello
stesso in modo da assicurare l’accesso alle medicine per tutti. In
particolare, la Dichiarazione di Doha, cercando di contemperare i
diversi interessi in gioco, ha riconosciuto agli Stati membri il diritto
sia di concedere licenze obbligatorie per l’utilizzo di oggetti
brevettati e di determinarne il campo di applicazione sia di determinare
cosa costituisca una emergenza nazionale o una circostanza di estrema
urgenza. Il punto fondamentale della Dichiarazione di Doha riguarda
l’impegno a porre i membri che non dispongano di sufficienti capacità
produttive nel settore farmaceutico nella situazione di poter affrontare
le difficoltà insite nel rendere effettivo l’uso delle licenze
obbligatorie ottenute ai sensi dell’accordo TRIPS. A tal fine le parti
si sono impegnate a trovare una soluzione adeguata entro la fine del
2002.
Allo stato, i membri del WTO non sono ancora riusciti a trovare un accordo teso ad assicurare ai Paesi in via di sviluppo un più facile accesso ai prodotti farmaceutici. Il 16 dicembre 2002 l’ambasciatore Perez Motta, capo del Consiglio TRIPS, ha proposto una soluzione di compromesso che prevede per i paesi esportatori di prodotti farmaceutici l’obbligo di imporre alle compagnie beneficiarie delle licenze obbligatorie di esportare la loro intera produzione coperta dalla licenza verso i paesi che ne abbiano bisogno e di rendere chiaramente identificabili i loro prodotti e per i paesi importatori l’obbligo di prendere tutte le misure ragionevoli per prevenire la riesportazione dei prodotti farmaceutici così importati nei mercati di origine.
Gli USA hanno, tuttavia, tentato di restringere la portata di tale soluzione di compromesso proponendone l’applicazione solo per una limitata lista di malattie. Al fine di superare tale situazione di stallo l’Unione europea ha proposto ai Ministri del commercio WTO di applicare il piano Motta a quelle malattie che sono universalmente riconosciute come maggiormente dannose per i PSV, lasciando la valutazione e la risoluzione delle altre problematiche connesse alla salute pubblica all’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO). Il WHO, data la sua esperienza nell’affrontare questioni sanitarie nei PVS, sarebbe, pertanto, incaricato di esaminare tali situazioni e fare raccomandazioni.
Il coinvolgimento del WHO nella negoziazione di accordi in seno al WTO costituirebbe, a detta del Commissario europeo per il commercio, Pascal Lamy, un ottimo strumento per focalizzare l’attenzione sulle malattie che maggiormente affliggono i PVS offrendo nel contempo la necessaria flessibilità per affrontare altri problemi connessi alla salute pubblica.
A questo punto spetta agli organi competenti del WTO decidere. I negoziati sono attualmente in corso dato che le parti contraenti hanno convenuto di raggiungere un accordo risolutivo della questione entro il 10 febbraio 2003.
Allo stato, i membri del WTO non sono ancora riusciti a trovare un accordo teso ad assicurare ai Paesi in via di sviluppo un più facile accesso ai prodotti farmaceutici. Il 16 dicembre 2002 l’ambasciatore Perez Motta, capo del Consiglio TRIPS, ha proposto una soluzione di compromesso che prevede per i paesi esportatori di prodotti farmaceutici l’obbligo di imporre alle compagnie beneficiarie delle licenze obbligatorie di esportare la loro intera produzione coperta dalla licenza verso i paesi che ne abbiano bisogno e di rendere chiaramente identificabili i loro prodotti e per i paesi importatori l’obbligo di prendere tutte le misure ragionevoli per prevenire la riesportazione dei prodotti farmaceutici così importati nei mercati di origine.
Gli USA hanno, tuttavia, tentato di restringere la portata di tale soluzione di compromesso proponendone l’applicazione solo per una limitata lista di malattie. Al fine di superare tale situazione di stallo l’Unione europea ha proposto ai Ministri del commercio WTO di applicare il piano Motta a quelle malattie che sono universalmente riconosciute come maggiormente dannose per i PSV, lasciando la valutazione e la risoluzione delle altre problematiche connesse alla salute pubblica all’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO). Il WHO, data la sua esperienza nell’affrontare questioni sanitarie nei PVS, sarebbe, pertanto, incaricato di esaminare tali situazioni e fare raccomandazioni.
Il coinvolgimento del WHO nella negoziazione di accordi in seno al WTO costituirebbe, a detta del Commissario europeo per il commercio, Pascal Lamy, un ottimo strumento per focalizzare l’attenzione sulle malattie che maggiormente affliggono i PVS offrendo nel contempo la necessaria flessibilità per affrontare altri problemi connessi alla salute pubblica.
A questo punto spetta agli organi competenti del WTO decidere. I negoziati sono attualmente in corso dato che le parti contraenti hanno convenuto di raggiungere un accordo risolutivo della questione entro il 10 febbraio 2003.