L'UNIONE EUROPEA SECONDO LA RIFORMA DI LISBONA
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di Mario DE DONATIS (Consigliere di amministrazione del Formez)
La
mattinata di approfondimento in occasione della presentazione del
volumetto “L’Unione Europea secondo la riforma di Lisbona” – promossa
dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli studi di Bari,
d’intesa con il Consiglio regionale della Puglia – ha offerto
l’opportunità di monitorare il processo decisionale intrapreso dai 27
Paesi dell’Unione per dar vita ad un’unica Patria.
Com’è noto, la mancata adozione di una “Costituzione per l’Europa” viene attribuita a controverse sensibilità di alcuni Paesi, contrari al completamento del processo di unificazione che impone una Carta fondativa che, nel riconoscimento di valori, principi e specifiche simbologie, porta ad elevare una Unione di Stati in un’unica comunità.
Il seminario di studio – svoltosi, nel settembre scorso, presso la Fiera del Levante di Bari – ha avuto il pregio di superare tale posizione, spostando l’attenzione dai “Paesi responsabili” della crisi istituzionale alle “modalità referendarie” che intervengono nei processi decisionali. Più specificamente, si è fatto riferimento a quei “referendum confermativi” che, promossi al livello di singoli Stati, tradiscono il pensiero degli europei, nel loro insieme.
E così, l’insuccesso registrato per la mancata adozione della “Costituzione Europea” (a causa delle ben note “consultazioni nazionali”, sempre in agguato) il Prof. Ennio Triggiani, Preside della Facoltà di Scienze Politiche, ha invocato una riforma che preveda lo svolgimento dei “referendum confermativi” non più al livello di singoli Stati, ma su iniziativa dell’Unione Europea.
E tanto non solo per esaltare le manifestazioni di volontà degli europei nel loro insieme, ma, anche, per restituire pienezza alle scelte politiche compiute dagli Stati, frutto dei processi decisionali propri delle “democrazie rappresentative”.
La riforma proposta dal prof. Triggiani – intervenendo su aspetti di ordine giuridico-istituzionale – potrebbe far superare gli attuali percorsi decisionali, per affidare agli “europei” la responsabilità ultima delle scelte e per accelerare i tempi di attuazione delle riforme.
Il parlamentare europeo Vincenzo Lavarra, nel cogliere la problematicità degli attuali percorsi decisionali europei, ha segnalato l’urgenza (nel caso le posizioni dei singoli Stati dovessero frenare, ancora, le riforme istituzionali) di individuare “percorsi a due velocità”, in grado di cogliere le maggiori o minori sensibilità dei Paesi aderenti, per non ostacolare il perseguimento degli obiettivi prefissati da parte dell’UE.
Il seminario di Bari, ha assicurato “approfondimenti” che sono andati ben oltre il tema prescelto. Si è discusso, infatti, non solo delle sostanziali differenze tra “Costituzione” e “Trattato”, (con le simbologie legate alla prima, bandiera, inno, ecc.) e dei più forti poteri riservati dal Trattato di Lisbona al Parlamento Europeo – sia nei processi decisionali relativi al Bilancio che per quelli riservati alle Politiche di intervento – ma, anche, per le stringenti questioni introdotte dal moderatore, Lino Patruno – delle prospettive di sviluppo per la Puglia, per il Mezzogiorno. Tanto ha favorito il confronto, tra gli onorevoli Vincenzo Lavarra e Salvatore Tatarella, che si è sviluppato sul terreno della concretezza: un autentico dialogo, tutto improntato sulla ricerca dei reali interessi della nostra Regione e dell’area meridionale.
Tralasciate, pertanto, le argomentazioni sulle responsabilità nella utilizzazione delle risorse del POR 2000-2007 (impiegate più per ricercare il consenso che per sostenere i fattori dello sviluppo) e sulla relativa incidenza di tale politica sul PIL pugliese, i due parlamentari europei si sono impegnati nell’individuare possibili percorsi per recuperare alla Puglia un ruolo centrale.
Il “Porto di Taranto”, fattore di grande portata per i traffici del Mediterraneo e il “Centro intermodale di Brindisi”, riferimento ineludibile per le opportunità commerciali sono stati, più volte, richiamati quali assi portanti per lo sviluppo pugliese.
Nel corso del seminario, è emersa la necessità, ancora, di assicurare un vero e proprio monitoraggio su altri “punti di forza potenziali” di cui la Puglia dispone. E tanto per immaginare tutte le sinergie da attivare, guardando alle dotazioni infrastrutturali di cui il territorio dispone ed ad un quadro programmatico da attualizzare.
Tanto non può che impegnare, particolarmente, le ”Aree Vaste” della Puglia, quale snodo centrale per l’individuazione degli obiettivi strategici, nei settori e sul territorio, e per rendere efficaci le politiche di intervento dell’Unione Europea.
La mattinata di approfondimento ha registrato la presenza del Presidente del Consiglio della Regione Puglia, Pietro Pepe, che – alla luce dei temi affrontati, dell’andamento del dibattito e del Suo stesso intervento – è risultata ancora più significativa e centrale.
E tanto in considerazione degli impulsi che il Consiglio Regionale (anche attraverso specifiche sedute tematiche) può imprimere sulle attività di programmazione e di indirizzo della Giunta e delle conseguenti iniziative che possono essere intraprese al livello nazionale ed europeo.
Com’è noto, la mancata adozione di una “Costituzione per l’Europa” viene attribuita a controverse sensibilità di alcuni Paesi, contrari al completamento del processo di unificazione che impone una Carta fondativa che, nel riconoscimento di valori, principi e specifiche simbologie, porta ad elevare una Unione di Stati in un’unica comunità.
Il seminario di studio – svoltosi, nel settembre scorso, presso la Fiera del Levante di Bari – ha avuto il pregio di superare tale posizione, spostando l’attenzione dai “Paesi responsabili” della crisi istituzionale alle “modalità referendarie” che intervengono nei processi decisionali. Più specificamente, si è fatto riferimento a quei “referendum confermativi” che, promossi al livello di singoli Stati, tradiscono il pensiero degli europei, nel loro insieme.
E così, l’insuccesso registrato per la mancata adozione della “Costituzione Europea” (a causa delle ben note “consultazioni nazionali”, sempre in agguato) il Prof. Ennio Triggiani, Preside della Facoltà di Scienze Politiche, ha invocato una riforma che preveda lo svolgimento dei “referendum confermativi” non più al livello di singoli Stati, ma su iniziativa dell’Unione Europea.
E tanto non solo per esaltare le manifestazioni di volontà degli europei nel loro insieme, ma, anche, per restituire pienezza alle scelte politiche compiute dagli Stati, frutto dei processi decisionali propri delle “democrazie rappresentative”.
La riforma proposta dal prof. Triggiani – intervenendo su aspetti di ordine giuridico-istituzionale – potrebbe far superare gli attuali percorsi decisionali, per affidare agli “europei” la responsabilità ultima delle scelte e per accelerare i tempi di attuazione delle riforme.
Il parlamentare europeo Vincenzo Lavarra, nel cogliere la problematicità degli attuali percorsi decisionali europei, ha segnalato l’urgenza (nel caso le posizioni dei singoli Stati dovessero frenare, ancora, le riforme istituzionali) di individuare “percorsi a due velocità”, in grado di cogliere le maggiori o minori sensibilità dei Paesi aderenti, per non ostacolare il perseguimento degli obiettivi prefissati da parte dell’UE.
Il seminario di Bari, ha assicurato “approfondimenti” che sono andati ben oltre il tema prescelto. Si è discusso, infatti, non solo delle sostanziali differenze tra “Costituzione” e “Trattato”, (con le simbologie legate alla prima, bandiera, inno, ecc.) e dei più forti poteri riservati dal Trattato di Lisbona al Parlamento Europeo – sia nei processi decisionali relativi al Bilancio che per quelli riservati alle Politiche di intervento – ma, anche, per le stringenti questioni introdotte dal moderatore, Lino Patruno – delle prospettive di sviluppo per la Puglia, per il Mezzogiorno. Tanto ha favorito il confronto, tra gli onorevoli Vincenzo Lavarra e Salvatore Tatarella, che si è sviluppato sul terreno della concretezza: un autentico dialogo, tutto improntato sulla ricerca dei reali interessi della nostra Regione e dell’area meridionale.
Tralasciate, pertanto, le argomentazioni sulle responsabilità nella utilizzazione delle risorse del POR 2000-2007 (impiegate più per ricercare il consenso che per sostenere i fattori dello sviluppo) e sulla relativa incidenza di tale politica sul PIL pugliese, i due parlamentari europei si sono impegnati nell’individuare possibili percorsi per recuperare alla Puglia un ruolo centrale.
Il “Porto di Taranto”, fattore di grande portata per i traffici del Mediterraneo e il “Centro intermodale di Brindisi”, riferimento ineludibile per le opportunità commerciali sono stati, più volte, richiamati quali assi portanti per lo sviluppo pugliese.
Nel corso del seminario, è emersa la necessità, ancora, di assicurare un vero e proprio monitoraggio su altri “punti di forza potenziali” di cui la Puglia dispone. E tanto per immaginare tutte le sinergie da attivare, guardando alle dotazioni infrastrutturali di cui il territorio dispone ed ad un quadro programmatico da attualizzare.
Tanto non può che impegnare, particolarmente, le ”Aree Vaste” della Puglia, quale snodo centrale per l’individuazione degli obiettivi strategici, nei settori e sul territorio, e per rendere efficaci le politiche di intervento dell’Unione Europea.
La mattinata di approfondimento ha registrato la presenza del Presidente del Consiglio della Regione Puglia, Pietro Pepe, che – alla luce dei temi affrontati, dell’andamento del dibattito e del Suo stesso intervento – è risultata ancora più significativa e centrale.
E tanto in considerazione degli impulsi che il Consiglio Regionale (anche attraverso specifiche sedute tematiche) può imprimere sulle attività di programmazione e di indirizzo della Giunta e delle conseguenti iniziative che possono essere intraprese al livello nazionale ed europeo.