STRATEGIA DI LISBONA: COME COMUNICARLA AI CITTADINI EUROPEI
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di Cinzia DE MARZO
La
Strategia di Lisbona è poco conosciuta fuori Bruxelles e sembra
destinata ad un nucleo di soli “addetti ai lavori, non consentendo così
di focalizzare quali siano gli effetti della politica dell’UE nella vita
quotidiana.È molto importante, invece, dal punto di vista della
Commissione europea e delle Reti di Informazione comunitaria dalla
stessa istituite in tutta Europa, imparare le questioni principali
contenute nell’Agenda e comunicarle all’esterno, adottando un vero e
proprio MODELLO DI COMUNICAZIONEOccorre esplicitare in modo chiaro e
conciso, affinché possano essere recepito dai livelli governativi
statali e regionali, che cosa è, quali sono i principi, quali gli
aspetti più importanti rivolti ai cittadini, quale può essere il
vantaggio economico che deriverebbero dall’applicazione della Strategia
di Lisbona nei diversi territori.Andrebbe adottato dalle Autorità
nazionali e dagli stakeholders, un vero e proprio Piano di Azione che
possa inquadrare le tematiche di sintesi in macro concetti, da
trasferire con messaggi incisivi verso i destinatari finali.A titolo
esemplificativo, si potrebbero utilizzare per la divulgazione a livello
locale, concetti quali:– CONOSCENZA COME BASE PER IL SUCCESSO;–
COMPETITIVITÀ IMPORTANTE PER I SOGGETTI CHE OPERANO NEL MERCATO
ECONOMICO.Considerando la sempre maggiore necessità di concretezza, di
ottenere esempi di successo, è opportuno calare la Strategia di Lisbona
su un piano operativo. In tal senso la Commissione si aspetta dai
livelli nazionali e regionali gli esempi di buone prassi, che si
traducano in messaggi positivi per l’intera cittadinanza europea..
L’Europa ha bisogno di intraprendere una riforma economica su alcuni
aspetti fondamentali che non riguardano propriamente la globalizzazione,
bensì la competitività, per quanto non sembra plausibile il
perseguimento entro il 2010 di tale obiettivo nei confronti degli altri
paesi con una economia galoppante quali la Cina, l’India e gli Stati
Uniti.Osservandola dal punto di vista tematico, la Strategia di Lisbona è
anche una componente della politica ambientale e non è in contrasto con
questa. Il concetto di sostenibilità deve essere abbinato alla
competitività per garantire una migliore crescita, un adeguato sviluppo
economico ed più integrata coesione sociale. È possibile individuare tra
questi una forma di interconnessione? E come tradurla sul piano
pratico, operativo nei diversi territori? Occorrerebbe creare nuove
forme di economia, come nel caso della Danimarca e della Finlandia, che
da sole, possono competere nel mondo e che, insieme ad Olanda, Svezia e
Regno Unito, hanno raggiunto l’obiettivo del numero di occupati previsto
dall’Agenda entro il 2010. Spesso il concetto di sostenibilità è
applicato solo all’ambiente, ma invece va considerato in una politica di
lungo periodo che comprende gli aspetti sociali, culturali, dei
trasporti, dell’energia, dell’agricoltura. È opportuno avere delle buone
regole per garantire una qualità nella competitività del mercato
interno. Una eventuale soluzione, idonea a migliorare la situazione
attuale, dovrebbe incentrarsi su un APPROCCIO QUALITATIVO NEL PORRE LE
REGOLE.La Strategia di Lisbona, inoltre, può essere intesa anche come
una forma di benchmarking, di interazione volontaria stabilita dagli
Stati membri. E conseguentemente la Sua storia è legata non propriamente
alla volontà dell’UE, ma dei Paesi che ne fanno parte. In altri
termini, allo stato attuale, l’ostacolo oggettivamente non superato è
ancora quello della COMUNICAZIONE di queste decisioni.CENNI STORICINel
marzo del 2000, in occasione del Consiglio europeo di Lisbona, l’Unione
europea si è prefissa un nuovo obiettivo strategico per il decennio
successivo: diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva
e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica
sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione
sociale.AMBITI ISTITUZIONALI E TEMATICI CORRELABILI ALL’AGENDA DI
LISBONAAll’indomani del Consiglio di Lisbona, la BEI – Banca Europea
degli Investimenti, creò uno strumento speciale di finanziamento,
denominato «Iniziativa innovazione 2010» («i2i») per sostenere con le
sue risorse finanziarie la spinta dell’UE verso l’innovazioneNel 2005 la
Commissione europea ha stabilito di specificare meglio gli obiettivi
della strategia di Lisbona, rendendo meno sofisticato e tecnico il
livello di comprensione dei singoli aspetti, adottando delle linee guida
integrate per il periodo 2005-2008. In tale ottica l’attenzione si è
focalizzata maggiormente sui temi di crescita e lavoro, la SEO –
Strategia Europea dell’Occupazione, lanciata al vertice sull’occupazione
di Lussemburgo nel novembre 1997, si è posta come pilastro centrale al
fine di migliorare le prestazioni del mercato, la definizione e
l’attuazione delle politiche attraverso una migliore governance e
l’apprendimento reciproco. Scopo della (SEO) è di permettere all’UE di
realizzare le condizioni per la piena occupazione (tasso di occupazione
del 70% complessivo e del 60% per quanto riguarda le donne) e di
potenziare la coesione sociale entro il 2010.La nuova riforma dei Fondi
Strutturali 2007-2013, in corso di approvazione, sarà fortemente basata
sulle priorità di Lisbona e di Goteborg, come si evince in particolare
dalla formulazione degli obiettivi del FESR (Fondo Europeo di Sviluppo
Regionale) che saranno tre: “Convergenza”, “Competitività e occupazione”
e “Cooperazione territoriale”, laddove l’obiettivo “Convergenza”
sostituirà l’attuale Obiettivo 1 e riguarderà le regioni con un prodotto
interno lordo (PIL) pro capite inferiore al 75% della media europea.
L’altro obiettivo “Competitività e occupazione” riguarderà tutte le
Regioni con non rientrano nell’Obiettivo Con-vergenza e le regioni che
usciranno per meriti propri dall’obietti- vo 1. Il terzo obiettivo,
denominato “Cooperazione territoriale”, è ispirato al successo
dell’iniziativa comunitaria Interreg, e sarà interamente basato sulla
cooperazione transnazionale, transfrontaliera e interregionale.Le basi
giuridiche della Ricerca europea sono rinvenibili nei Trattati
istitutivi dell’Unione europea, in particolare nell’art. 163 che
stabilisce gli obiettivi ed i principi in base ai quali si giustificano
gli investimenti ed i programmi europei della ricerca. Difatti da anni
le attività della ricerca europea sono state strutturate intorno a
consecutivi programmi pluriennali definiti Programmi Quadro per la
Ricerca, lo Sviluppo Tecnologico e Dimostrazione – RTD, con l’obiettivo
di migliorare la competitività dell’industria e la qualità della vita
dei cittadini europei, nella globale Società dell’informazione.L’Agenda
di Lisbona si pone sulla medesima scia, essendo mirata ad accelerare il
passaggio verso una conoscenza competitiva e dinamica in una economia
orientata alla crescita sostenibile del mercato, che sempre più fa uso
delle applicazioni e dei servizi connessi alle Tecnologie della Società
dell’Informazione.Il riconoscimento dell’importanza dell’investimento
europeo nella ricerca, è testimoniato altresì dalla nuova versione del
VII Programma Quadro di ricerca e innovazione tecnologica 2007-2013, non
solo perché può contare su un budget più cospicuo (54 bilioni di Euro),
ma anche perché ha una maggiore durata temporale (da 5 a 7 anni) e si
fonda su un imperativo sociale che è quello di promuovere ad alto
livello l’immagine della scienza nella società contemporanea.