LA COMMISSIONE EUROPEA RAFFORZA IL DIALOGO CON LE ASSOCIAZIONI DEGLI ENTI LOCALI
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di Vittorio CALAPRICE
L'Unione
europea ampliatasi il 1° maggio estenderà le attività e le politiche
delle proprie istituzioni non solo nei confronti dei suoi 25 Paesi
membri ma anche su 250 regioni ed oltre 100.000 enti locali. Al fine di
gestire questo complesso ed articolato insieme di “attori territoriali”
la Commissione europea ha inteso avviare – a partire dall’elaborazione
del Libro Bianco sulla governance europea – un costante processo di
consultazione stabilendo le linee guida per un dialogo permanente e
sistematico con le associazioni europee e nazionali delle
amministrazioni regionali e locali sia nella fase ascendente che in
quella discendente dell’elaborazione delle politiche comunitarie. Dopo
una prima comunicazione (COM (2002) 704 def. dell’11-12-2002) dal titolo
“Verso una cultura di maggiore consultazione e dialogo”, nella quale si
erano già posti in evidenza gli elementi strutturali di coordinamento
con le realtà locali europee, la Commissione ha prodotto un’ulteriore
comunicazione (COM (2003) 811 def. del 19-12-2003) sul “Dialogo con le
associazione degli enti territoriali sull’elaborazione delle politiche
dell’Unione europea” che ha indicato e focalizzato quali propri
interlocutori privilegiati le associazioni nazionali ed europee delle
amministrazioni locali e regionali. Tale comunicazione ha così
individuato i soggetti istituzionali e l’ambito di operatività del
dialogo, pur lasciando le singole amministrazioni libere di continuare
ad esprimersi attraverso le regolari consultazioni proposte dalla
Commissione e dal Comitato delle Regioni conformemente ai compiti loro
conferiti dal TUE. La Commissione europea ha assegnato quindi al
Comitato delle Regioni il compito di individuare le associazioni
interessate dalle diverse politiche attraverso la compilazione di un
apposito elenco secondo alcuni principi: l’essere coinvolte dalle
politiche dell’Unione europea, il voler partecipare all’attuazione di
tale politiche, l’aver contribuito alle consultazioni precedenti,
l’avere esperienze e conoscenze tecniche precise. Il documento in esame
ha inoltre individuato quattro principi base relativi al quadro, alla
portata ed alle modalità istituzionali del dialogo con le associazioni
degli enti locali e regionali nell’Unione europea: apertura,
partecipazione, coerenza, efficacia.
Apertura. La Commissione ha rilevato come l’informazione costante degli orientamenti politici dell’Unione e della normativa comunitaria verso gli enti territoriali e locali rappresenti un presupposto necessario per avviare procedure formali di decisione in ogni materia riguardante il livello locale. Conoscenza ed informazione devono difatti essere il più possibili allargate e condivise nella fase di elaborazione delle politiche rivolte alle autorità locali.
Partecipazione. Al fine di attuare le politiche comunitarie, la Commissione osserverà e valuterà attentamente le realtà e le esperienze regionali e locali nell’elaborazione delle sue proposte. Il documento al riguardo si pone l’interrogativo di quale potrà essere il metodo con cui riunire e armonizzare i vari livelli – infrastatale, statale, europeo – prima che una decisione sia presa. La Commissione individua due strumenti: i dibattiti, che andranno condotti su base regolare e non occasionale, e le consultazioni, attraverso le quali la società civile, le diverse organizzazioni e gli Stati potranno reagire alle proposte della Commissione.
Tale funzione – ricorda la Commissione – è già assolta dal Comitato delle Regioni, che svolge un importante raccordo tra amministrazioni locali e regionali ed istituzioni europee ma è stata ulteriormente rafforzata proprio attraverso la conclusione di un Protocollo di cooperazione tra la Commissione europea ed il Comitato delle Regioni (concluso a Bruxelles il 20 settembre 2001) che ha previsto l’organizzazione di consultazioni da parte del Comitato su richiesta della Commissione. Tra l’attività di consultazione del Comitato delle Regioni ed i dibattiti promossi dalle associazioni nazionali ed europee degli enti locali e regionali dovrà mantenersi sempre un rapporto di complementarietà, sottolinea il documento in esame, essendo finalità ultima la partecipazione attiva di tutti quanti i soggetti operanti sul territorio.
Coerenza. Si verifica sempre più di frequente l’esigenza di valutare l’incidenza territoriale delle politiche comunitarie verso gli enti locali in settori quali i trasporti, l’energia o l’ambiente. Proprio avendo come obiettivo la realizzazione di interventi che non risultino disomogenei sul territorio, la Commissione si è sempre proposta di riunire in un unico strumento tutte le valutazioni settoriali, relative agli effetti diretti ed indiretti di una misura proposta, evitando le molteplici valutazioni settoriali parziali (vedasi al riguardo COM (2002) 276 def. del 5-6-2002).
La Commissione ha quindi ribadito il proprio interesse ad informare le amministrazioni locali sulle conseguenze di un’attività comunitaria, orientando e preparando le autorità nazionali e locali perché utilizzino gli strumenti più adatti nell’attuazione di una iniziativa comunitaria.
Efficacia. Le amministrazioni regionali e locali sono le più idonee a valutare la coerenza e l’efficacia delle politiche comunitarie. Per migliorare la propria azione, l’Unione deve essere informata con un sistema di bottom up (“dal basso verso l’alto”) sull’impatto territoriale delle proprie attività istituzionali prima che esse vengano attuate. Solo così sarà possibile definire la natura e l’intensità delle misure da adottare e valutare i risultati delle azioni aventi un’incidenza finanziaria ed amministrativa a livello territoriale.
Apertura. La Commissione ha rilevato come l’informazione costante degli orientamenti politici dell’Unione e della normativa comunitaria verso gli enti territoriali e locali rappresenti un presupposto necessario per avviare procedure formali di decisione in ogni materia riguardante il livello locale. Conoscenza ed informazione devono difatti essere il più possibili allargate e condivise nella fase di elaborazione delle politiche rivolte alle autorità locali.
Partecipazione. Al fine di attuare le politiche comunitarie, la Commissione osserverà e valuterà attentamente le realtà e le esperienze regionali e locali nell’elaborazione delle sue proposte. Il documento al riguardo si pone l’interrogativo di quale potrà essere il metodo con cui riunire e armonizzare i vari livelli – infrastatale, statale, europeo – prima che una decisione sia presa. La Commissione individua due strumenti: i dibattiti, che andranno condotti su base regolare e non occasionale, e le consultazioni, attraverso le quali la società civile, le diverse organizzazioni e gli Stati potranno reagire alle proposte della Commissione.
Tale funzione – ricorda la Commissione – è già assolta dal Comitato delle Regioni, che svolge un importante raccordo tra amministrazioni locali e regionali ed istituzioni europee ma è stata ulteriormente rafforzata proprio attraverso la conclusione di un Protocollo di cooperazione tra la Commissione europea ed il Comitato delle Regioni (concluso a Bruxelles il 20 settembre 2001) che ha previsto l’organizzazione di consultazioni da parte del Comitato su richiesta della Commissione. Tra l’attività di consultazione del Comitato delle Regioni ed i dibattiti promossi dalle associazioni nazionali ed europee degli enti locali e regionali dovrà mantenersi sempre un rapporto di complementarietà, sottolinea il documento in esame, essendo finalità ultima la partecipazione attiva di tutti quanti i soggetti operanti sul territorio.
Coerenza. Si verifica sempre più di frequente l’esigenza di valutare l’incidenza territoriale delle politiche comunitarie verso gli enti locali in settori quali i trasporti, l’energia o l’ambiente. Proprio avendo come obiettivo la realizzazione di interventi che non risultino disomogenei sul territorio, la Commissione si è sempre proposta di riunire in un unico strumento tutte le valutazioni settoriali, relative agli effetti diretti ed indiretti di una misura proposta, evitando le molteplici valutazioni settoriali parziali (vedasi al riguardo COM (2002) 276 def. del 5-6-2002).
La Commissione ha quindi ribadito il proprio interesse ad informare le amministrazioni locali sulle conseguenze di un’attività comunitaria, orientando e preparando le autorità nazionali e locali perché utilizzino gli strumenti più adatti nell’attuazione di una iniziativa comunitaria.
Efficacia. Le amministrazioni regionali e locali sono le più idonee a valutare la coerenza e l’efficacia delle politiche comunitarie. Per migliorare la propria azione, l’Unione deve essere informata con un sistema di bottom up (“dal basso verso l’alto”) sull’impatto territoriale delle proprie attività istituzionali prima che esse vengano attuate. Solo così sarà possibile definire la natura e l’intensità delle misure da adottare e valutare i risultati delle azioni aventi un’incidenza finanziaria ed amministrativa a livello territoriale.