EUROPA 2020: LA NUOVA STRATEGIA PER LA CRESCITA E L'OCCUPAZIONE - Sud in Europa

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EUROPA 2020: LA NUOVA STRATEGIA PER LA CRESCITA E L'OCCUPAZIONE

Archivio > Anno 2010 > Maggio 2010
di Irene PAOLINO    
Conoscenza ed innovazione, economia sostenibile, inclusione sociale sono i settori prin­cipali su cui si concentrerà la nuova strategia europea per affrontare le sfide di lungo termine e assicurare all’UE una ripresa forte basata sulla produttività, la competitività, la crescita e l’occupazione. Per superare la crisi finanziaria, ripristinare la stabilità macro-economica, ritornare alla sostenibilità delle finanze pubbliche e tutelare i modelli sociali, l’UE ha bisogno di un piano fondato su un migliore coordinamento delle politiche economiche e su essenziali riforme strutturali.
Nella Comunicazione Europa 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva COM(2010) del 3 marzo 2010, la Commissione europea si concentra su tre priorità che si intrecciano e si rafforzano a vicenda e che delineano il quadro dell’economia di mercato sociale europea:
– crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla co­noscenza e sull’innovazione;
– crescita sostenibile: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;
– crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.
Intorno a queste priorità, che hanno riscosso notevole consenso nel corso della consultazione pubblica svolta dalla Com­mis­sio­ne, si sviluppano gli obiettivi fondamentali proposti dalla Commis­sione per la strategia per il XXI secolo:
– portare al 75% il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni, anche mediante una maggiore partecipazione dei giovani, dei lavoratori più anziani e di quelli poco qualificati e grazie ad una migliore integrazione dei migranti legali;
– migliorare le condizioni per la ricerca e lo sviluppo, portando al 3% del PIL i livelli d’investimento combinato pubblico e privato in tale settore;
– ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20% rispetto ai livelli del 1990, portando al 20% la quota delle fonti di energia rinnovabili nel consumo finale di energia e ad un miglioramento del 20% dell’efficienza energetica;
– migliorare i livelli d’istruzione, in particolare riducendo i tassi di dispersione scolastica e aumentando la percentuale delle persone che hanno completato l’istruzione media o equivalente;
– promuovere l’inclusione sociale in particolare attraverso la riduzione della povertà.
Questi obiettivi, fondamentali per il successo globale dell’azione dell’UE, sono comuni all’azione degli Stati membri e in realtà connessi tra di loro. Livelli d’istruzione più elevati favoriscono una maggiore occupazione; l’aumento del tasso di occupazione contribuisce a ridurre la povertà; una maggior capacità di ricerca e sviluppo e di innovazione, associata ad un uso più efficiente delle risorse, migliora la competitività e favorisce la creazione di nuovi posti di lavoro; gli investimenti in tecnologie più pulite a basse emissioni di carbonio aiutano a proteggere l’ambiente, contribuiscono a combattere il cambiamento climatico e possono creare nuovi sbocchi per le imprese e i lavoratori.
Per catalizzare i progressi relativi a ciascun tema prioritario la Commissione ha proposto sette iniziative faro, che coinvolgeranno sia l’UE che gli Stati membri, che sono:
1. L’Unione dell’innovazione per migliorare le condizioni generali e l’accesso ai finanziamenti per la ricerca e l’innovazione, facendo in modo che le idee innovative si trasformino in nuovi prodotti e servizi tali da stimolare la crescita e l’occupazione;
2. Youth on the move per migliorare l’efficienza dei sistemi di insegnamento e agevolare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro;
3. Un’agenda europea del digitale per accelerare la diffusione dell’internet ad alta velocità e sfruttare i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese;
4. Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse per contribuire a scindere la crescita economica dall’uso delle risorse, favorire il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio, incrementare l’uso delle fonti di energia rinnovabile, modernizzare il settore dei trasporti e promuovere l’efficienza energetica;
5. Una politica industriale per l’era della globalizzazione per migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI, favorire lo sviluppo di una base industriale solida e sostenibile in grado di competere su scala mondiale;
6. Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro per modernizzare i mercati occupazionali e consentire alle persone di migliorare le proprie competenze durante tutto l’arco della vita al fine di aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e di conciliare meglio l’offerta e la domanda di manodopera, anche tramite la mobilità dei lavoratori;
7. Una Piattaforma europea contro la povertà per garantire coe­sione sociale e territoriale in modo tale che i benefici della crescita e i posti di lavoro siano equamente distribuiti, che le persone vittime di povertà ed esclusione sociale possano vivere in condizioni dignitose e partecipare attivamente alla vita sociale.
Europa 2020 succede alla strategia di Lisbona. Quest’ultima avviata nel 2000 in risposta alle sfide della globalizzazione e dell’invecchiamento della popolazione si è gradualmente trasformata in una struttura complessa, con finalità e azioni multiple e con una ripartizione poco chiara delle responsabilità e dei compiti, soprattutto tra l’UE e gli Stati membri. A seguito di un riesame intermedio nel 2005, la strategia di Lisbona è stata incentrata su una maggiore gerarchizzazione degli obiettivi e sulla crescita e l’occu­pazione. È stata inoltre posta in essere una struttura di gestione, basata su un partenariato tra Stati membri e istituzioni dell’UE.
La nuova strategia da un lato dovrebbe consentire all’UE di superare la crisi e di accelerare il passaggio a un’economia intelligente e verde, dall’altro prendere le mosse dai successi della Strategia di Lisbona rilanciata nel 2005, cercando di ovviare ai suoi punti deboli. Europa 2020 riprende anche l’approccio di par­­tenariato, sperimentato con Lisbona, che coinvolge già il Con­si­glio ed il Parlamento, e lo estende ai comitati dell’UE, ai par­­­la­menti e alle autorità nazionali, locali e regionali, alle parti sociali, alle parti interessate e alla società civile. Gli obiettivi so­pra indicati devono essere un obiettivo comune e condiviso, da per­­seguire mediante un’azione mista a livello nazionale ed europeo.
Europa 2020, infatti, poggerà su due pilastri: l’approccio te­matico, che combina priorità e obiettivi, e le relazioni sui singoli Paesi, che aiuteranno gli Stati membri ad elaborare le proprie strategie per ripristinare la sostenibilità della crescita e delle finanze pubbliche.
A livello dell’UE saranno adottati orientamenti integrati che coprano le priorità e i traguardi dell’Unione, mentre agli Stati membri verranno rivolte raccomandazioni specifiche.
Ogni Stato deve mobilitarsi, quindi, per cercare di raggiungere i traguardi fissati e conseguire gli obiettivi di Europa 2020. Per incentivare la competitività, la produttività, il potenziale di crescita e la convergenza delle economie degli Stati membri è ne­cessario garantire che ciascuno Stato adatti la strategia Eu­ro­pa 2020 alla sua situazione specifica. Per questo, la Com­mis­sione propone che gli obiettivi dell’UE siano tradotti in obiettivi e percorsi nazionali. Questi devono essere misurabili, riflettere la di­versità delle situazioni degli Stati membri e basarsi su dati sufficientemente attendibili da consentire un confronto a livello europeo, onde rispecchiare la situazione attuale di ciascuno Stato mem­bro e il livello di ambizione che è in grado di raggiungere nell’ambito di uno sforzo globale su scala UE per conseguire que­sti traguardi. Questi obiettivi non rappresentano un approccio unico, “valido per tutti”. Ciascuno Stato membro è diverso e nell’UE a 27 la situazione è alquanto disomogenea rispetto a quanto non fosse dieci anni fa. Nonostante le disparità in termini di livelli di sviluppo, la Commissione ritiene che i traguardi proposti si adattino a tutti gli Stati membri, vecchi e nuovi. Gli in­vestimenti in ricerca e sviluppo, innovazione, istruzione e tecnologie efficienti sotto il profilo delle risorse comporteranno vantaggi per i settori tradizionali, per le zone rurali e per le economie di servizi altamente specialistici.
I Capi di Stato e di Governo, riunitisi a Bruxelles il 25 e 26 marzo scorso, hanno discusso e concordato le priorità e gli obiettivi fondamentali del­la nuova strategia che succede a Lisbona 2000 e 2005 e ne hanno indicato le modalità per migliorarne il monitoraggio. Il Consiglio ha condiviso l’imposta­zione globale della stra­tegia e si è assunto la titolarità degli elementi di questa strategia che saranno formalmente adottati al Consiglio europeo di giugno, quando saranno fissati anche i parametri e le per­cen­tuali nu­meriche di questi obiettivi, compresi gli obiettivi integrati e i traguardi nazionali.
Il Governo italiano ha inviato alla Commissione il proprio parere sul futuro della Strategia di Lisbona, come risposta alla consultazione sul futuro della Strategia promossa dalla Com­mis­sione stessa. Il contributo italiano affronta temi quali la ricerca e l’innovazione, la rete di infrastrutture europee e la trasformazione in un’economia eco-efficiente. Secondo l’esecutivo italiano il ruolo che questi temi giocano per la competitività del sistema produttivo, in particolare delle PMI, che rappresentano la spina dorsale dell’economia europea, deve essere al centro della riflessione. Per maggiori informazioni si vedano:
http://ec.europa.eu/eu2020/index_en.htm;
http://ec.europa.eu/dgs/secretariat_general/eu2020/consultation_it.htm
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