PROPOSTE DI RIFORMA DEL SETTORE VINO NELL’UNIONE EUROPEA
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di Donatella DEL VESCOVO
A
partire dagli anni 70 il settore vinicolo è stato regolato da una
Organizzazione Comune di Mercato (OCM) i cui strumenti di salvaguardia e
sviluppo nel corso degli anni sono diventati obsoleti rispetto al
mercato globale in continua evoluzione. Questa inadeguatezza ha
determinato l’insorgere della necessità di una riforma radicale della
suddetta organizzazione, per contrastare la crescente concorrenza e
aggiornare viticoltori, produttori e commercianti rendendo il settore
più flessibile e disponibile a soddisfare le domande dei
consumatori.L’Unione Europea vanta oltre un milione e mezzo di aziende
vitivinicole che occupano il 2% dell’intera superficie agricola europea,
una grande tradizione enologica e prodotti di grandissima qualità.
Purtroppo questi elementi non bastano a salvare il settore visto che i
consumi scendono e le esportazioni in provenienza dai Paesi del Nuovo
Mondo stanno invadendo il mercato.Negli ultimi dieci anni le
importazioni sono incrementate del 10% circa all’anno ma il mercato non
si è rivelato parimenti prospero per quanto riguarda le nostre
esportazioni . Il fatto è che in Europa si produce troppo vino che a
causa dell’agguerrita concorrenza non viene assorbito dal mercato,
spendiamo troppi soldi per smaltire le eccedenze a discapito di
investimenti tesi a incrementare qualità e competitività.Le norme troppo
complesse che disciplinano le definizioni, l’elaborazione e la
commercializzazione dei vini che frenano i produttori e confondono i
consumatori vanno ridefinite, aggiornate e adeguate alle nuove
esigenze.Oltre alla semplificazione delle norme e alla riconquista delle
quote di mercato la riforma che si è resa necessaria tende anche alla
salvaguardia delle migliori tradizioni della viticoltura europea e al
rafforzamento del tessuto sociale ed ambientale delle zone
rurali.Partendo da questi presupposti la Commissione europea ha inserito
nel suo programma di lavoro per il 2006 un proposta per una completa
riforma del settore vinicolo articolata in tre fasi: la prima è
consistita nell’esaminare l’interesse e la partecipazione degli
operatori tramite l’organizzazione di un seminario; la seconda, in una
Comunicazione al Consiglio e al Parlamento ove si espongono diverse
opzioni di cambiamento e le loro eventuali ripercussioni sul mercato; la
terza nell’adozione di proposte legislative entro l’inizio del 2007Dopo
un’accurata analisi della situazione del vino in Europa e un sondaggio e
una campagna di sensibilizzazione tra gli operatori del settore, la
Commissione ha presentato il 22 giugno al Consiglio dei ministri
dell’Agricoltura dell’Ue e al Parlamento europeo la citata Comunicazione
che fornisce un quadro dettagliato dell’ attuale condizione del mercato
enologico e che propone i seguenti passi di riforma.Il primo
suggerimento riguarda la riattivazione del regime di estirpazione dei
vitigni appartenenti a produttori non competitivi. Questi sarebbero
invogliati ad abbandonare la viticoltura acconsentendo a questa
estirpazione, del tutto volontaria, in virtù di un premio sostanzioso.
Per invogliare i produttori a richiederlo già dal primo anno, il premio
verrà ridotto annualmente.Scopo di questa proposta sarà di espiantare
400.000 ettari di vigneti in cinque anni, risarcendo gli operatori del
settore fino ad un importo massimo complessivo di 2,4 miliardi di euro.
Incentivi che varieranno a seconda delle aree di intervento.Così facendo
i produttori restanti sarebbero costretti a diventare ben più
competitivi nella misura in cui il costo dei diritti di impianto non
sarebbe più tale da impedire l’espansione delle loro aziende.Bruxelles,
infatti, è convinta che bisogna eliminare tutte quelle situazioni che
influiscono sul mercato in termini di costi a scapito della produzione, e
che tagliare i rami meno produttivi, compresi tra l’8 e il 15% della
produzione, sia il modo migliore per ritrovare una salute
eccellente.Tutto ciò significa che una volta ottenuto l’equilibrio di
mercato, ci sarà la possibilità di avviare nuovi impianti già a partire
dal 2013.Nella Comunicazione inoltre si propone l’abolizione di tutte
quelle misure che regolano e controllano il mercato come l’aiuto per il
magazzinaggio privato, l’aiuto per la distillazione dei sottoprodotti e
l’aiuto per l’uso del mosto.Per quanto riguarda nello specifico la
“distillazione”, tale meccanismo viene messo in moto ogniqualvolta vi
siano turbamenti di mercato dovuti ad eccedenze consistenti o a gravi
problemi di qualità, ritirando dal mercato i quantitativi di vino
eccedenti o di scarsa qualità e utilizzandoli per scopi industriali o
come biocarburanti.Ulteriore elemento di novità costituirebbe l’idea di
sopprimere il divieto di miscelazione dei vini e di importazione dei
mosti extra-UE. Questo però potrebbe creare lo spettro della nascita di
cantine senza uva, che comprano cioè vino extra-UE, lo miscelano, ne
fanno un prodotto di bassa qualità ma con una veste grafica e un nome
tale da fare concorrenza ai vini 100% europei.Scopo della Commissione
europea è quindi da un lato introdurre nuove pratiche enologiche,
dall’altro attuare una politica che promuova la qualità in maniera più
semplice e trasparente. Questo significa non solo l’adozione di solo due
categorie di vino, quelle ad indicazione geografica (IGT) e quelle
senza indicazione geografica, ma anche norme di etichettatura più
semplificate, che risultino così più comprensibili ai
consumatori.Inoltre l’obiettivo della Commissione è di una profonda
riforma del settore vitivinicolo europeo, con l’intento di limitare il
potenziale produttivo attraverso il rafforzamento delle misure di
estirpazione definitiva e di giungere ad una generale cancellazione
delle misure di mercato, ovvero delle distillazioni. Tutto questo senza
tener conto della particolarità del settore vinicolo e della rilevanza
economica e sociale che questo settore riveste nel sistema produttivo
comunitario, omologando le misure del vino a quelle individuate per
altri settori, che hanno sistemi produttivi differenti.La Confederazione
Italiana Agricoltori (CIA) nutre numerose preoccupazioni in merito a
questa prospettiva di riforma soprattutto per quanto riguarda la volontà
della Commissione di impegnare ingenti risorse (2,4 miliardi di euro)
per le misure di estirpazione.Il problema per gli agricoltori italiani
sembra essere la gestione dell’enorme potenziale viticolo europeo. La
regolamentazione degli impianti deve essere garantita in maniera da
assicurare l’equilibrio del sistema comunitario ed inoltre la
semplificazione annunciata delle misure relative alle pratiche
enologiche, alle indicazioni geografiche ed all’etichettatura non
sostiene adeguatamente, secondo la CIA, le politiche di qualità delle
nostre produzioni. Sarà quindi necessario ottenere garanzie essenziali
per la difesa della produzione italiana attraverso un’ampia flessibilità
per la gestione degli eventuali fondi nazionali.Questo per impedire che
nel nostro Paese siano penalizzate le aree territorialmente più
sensibili e particolarmente dedite alla viticoltura.In conclusione si
chiede che in sede europea avvenga una riflessione approfondita sugli
strumenti e soprattutto sulle modalità di applicazione di questa
eventuale riforma.