LA NUOVA STRATEGIA EUROPEA PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Archivio > Anno 2006 > Settembre 2006
di Teresa Maria MOSCHETTA
Il
principio dello sviluppo sostenibile rappresenta uno degli esiti di
maggior rilievo della evoluzione del diritto internazionale, coniugando
le esigenze di sviluppo economico degli Stati membri della Comunità
internazionale con la necessità di preservare il patrimonio ambientale a
beneficio delle generazioni presenti e future. La prima formulazione di
detto principio si rinviene nel Rapporto Brundtland del 1987 dove si
afferma che lo sviluppo sostenibile deve essere inteso come un modello
di svolgimento e sviluppo delle attività umane idoneo a soddisfare le
attuali esigenze dell’umanità senza pregiudicare la possibilità delle
future generazioni di soddisfare le proprie. Alla luce di questa
fondamentale specificazione, tutte le successive convenzioni
internazionali in materia ambientale presentano uno esplicito
riferimento al principio dello sviluppo sostenibile ed alla sua portata
trasversale rispetto alle diverse problematiche affrontate in ambito
internazionale. A questo riguardo merita menzione, tra le altre, la
Convenzione di Rio del 1992 che codifica il principio affermando che il
diritto allo sviluppo deve essere perseguito in modo da soddisfare
equamente i bisogni di sviluppo e ambientali delle generazioni presenti e
future. Il principio dello sviluppo sostenibile viene introdotto nel
diritto comunitario dal Trattato di Amsterdam nel quale per la prima
volta la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile vengono in rilievo
nel perseguimento di tutti gli obiettivi di integrazione, condizionando
le azioni delle istituzioni in tutti i campi di competenza comunitaria.
L’articolo 6 del Trattato CE, infatti, afferma che le esigenze connesse
con la tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione e
nell’attuazione delle politiche e azioni comunitarie in particolare
nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile. La portata
trasversale che il trattato comunitario riconosce alle problematiche
ambientali trova ampio riscontro nei documenti ed atti adottati dalle
istituzioni comunitarie in materia, a partire dalla Prima Strategia
dell’Unione europea in materia di sviluppo sostenibile adottata dal
Consiglio europeo di Göteborg del 2001 e completata dal Consiglio
europeo di Barcellona del 2002 in vista del Vertice mondiale sullo
sviluppo sostenibile di Johannesburg del 2002. Il riesame di questi due
importanti documenti, avviato dalla Commissione nel 2004, ha portato
alla elaborazione, nel dicembre 2005, di una Comunicazione sul riesame
dello sviluppo sostenibile – Una piattaforma d’azione, sulla cui base il
Consiglio europeo del giugno scorso ha adottato una Nuova Strategia
dell’Unione europea in materia di sviluppo sostenibile. Il documento
ribadisce come lo sviluppo sostenibile sia un obiettivo trasversale
della Unione europea basato sui principi della democrazia, della parità
di genere, della solidarietà, dello stato di diritto e del rispetto dei
diritti fondamentali e volto al costante miglioramento della qualità
della vita e del benessere sul nostro pianeta per le generazioni attuali
e future, attraverso la promozione di una economia dinamica
caratterizzata dalla piena occupazione e da un livello di istruzione,
protezione della salute, coesione sociale e territoriale nonché della
tutela dell’ambiente in un mondo pacifico e sicuro nel rispetto della
diversità culturale. L’ambizioso programma comunitario presenta il
pregio di individuare con chiarezza gli obiettivi chiave da perseguire, i
principi guida che dovranno ispirare le diverse politiche comunitarie e
sette principali settori di intervento. Gli obiettivi chiave riguardano
essenzialmente la tutela ambientale, l’equità sociale e la coesione, la
prosperità economica nonché l’assunzione di responsabilità a livello
internazionale. Le azioni comunitarie dovranno ispirarsi ai principi
della protezione e promozione dei diritti fondamentali, della
solidarietà intragenerazionale e intergenerazionale, della democrazia e
della partecipazione dei cittadini e delle imprese al processo
decisionale, della coerenza ed integrazione delle politiche nei diversi
settori, dello sfruttamento delle migliori conoscenze nonché del
principio di precauzione e del principio chi inquina paga.
I principali sette settori di intervento riguardano rispettivamente i cambiamenti climatici e l’energia pulita, i trasporti sostenibili, il consumo e la produzione sostenibile, la conservazione e la gestione delle risorse naturali, la salute pubblica, l’inclusione sociale e la migrazione, la povertà mondiale.
L’obiettivo di limitare i cambiamenti climatici richiede il rispetto degli impegni assunti con il Protocollo di Kyoto ossia la riduzione dell’8% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 entro il 2008-2012, la copertura con le fonti rinnovabili del 12% del consumo di energia e del 21% di energia elettrica nonché la copertura con i biocarburanti del 5, 75% del consumo di combustibile per trasporti entro il 2010 e la realizzazione di un risparmio complessivo pari al 9% nel consumo finale di energia nell’arco di un periodo di nove anni fino al 2017. Le azioni previste a tal fine riguardano la negoziazione di un accordo internazionale finalizzato a non far salire la temperatura di oltre due gradi rispetto alle temperature del periodo preindustriale, l’esame di strategie intese a ridurre le emissioni di gas inquinanti, la revisione del sistema per lo scambio europeo di emissioni, l’attuazione di un piano d’azione in materia di efficienza energetica e la promozione dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabili. L’obiettivo di garantire sistemi di trasporto corrispondenti ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzandone le ripercussioni negative sull’economia, la società e l’ambiente richiede l’adozione di misure volte a migliorare le prestazioni economiche e ambientali di tutti i modi di trasporto e misure volte a realizzare il passaggio dalla gomma alla ferrovia, alle vie navigabili ed al trasporto pubblico di passeggeri. La Commissione viene invitata a portare avanti l’esame del ricorso a sistemi di tariffazione delle infrastrutture ed a presentare un modello trasparente e comprensibile per la valutazione dei costi esterni di tutti i modi di trasporto destinato a servire da base per il futuro calcolo degli oneri corrisposti per l’uso delle infrastrutture. Le amministrazioni locali sono chiamate ad elaborare ed applicare piani e sistemi di trasporto urbano tenendo conto degli orientamenti tecnici forniti dalla Commissione e vagliare possibilità di cooperazione più stretta tra aree metropolitane e regioni circostanti.L’obiettivo della promozione di modelli di consumo e produzioni sostenibili richiede azioni specifiche per introdurre modelli di consumo più sostenibili mediante il Processo di Marrakech dell’ONU e la Commissione per lo sviluppo sostenibile. La Commissione è chiamata ad elaborare entro il 2007 un piano d’azione dell’Unione europea al fine di superare gli ostacoli che si frappongono alla sostenibilità del consumo e della produzione, ad assicurare una maggiore coerenza fra i vari settori politici legati a questa tematica ed a sensibilizzare i cittadini modificandone le abitudini di consumo insostenibili. Gli Stati membri sono chiamati a sostenere campagne di informazione rivolte ai rivenditori al dettaglio ed alle altre organizzazioni volte a promuovere i prodotti sostenibili tra cui i prodotti dell’agricoltura biologica e del commercio equo e solidale. L’obiettivo di migliorare la gestione ed evitare il sovrasfruttamento delle risorse naturali richiede nuovi programmi per lo sviluppo rurale, la riforma della politica comune della pesca, i nuovi quadri normativi per l’agricoltura biologica ed un piano d’azione per la biomassa. La Commissione è chiamata a promuovere misure di integrazione della Strategia dell’UE sullo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali. Gli Stati membri sono chiamati a completare la Rete Natura 2000 ed a dare attuazione alla Strategia dell’UE per la diversità biologica nella sua dimensione comunitaria e nella sua dimensione globale, derivante dalla partecipazione alla Convenzione sulla diversità biologica, adottando misure volte ad individuare ed attuare azioni per arrestare la perdita di biodiversità. L’obiettivo della promozione della salute pubblica richiede misure riguardanti il consumo di droghe, il fumo, il consumo di bevande dannose, l’alimentazione sbagliata e la sedentarietà. La Commissione è chiamata a proporre miglioramenti alla normativa sui prodotti alimentari ed i mangimi con particolare riferimento al funzionamento del sistema concernente la produzione di alimenti e mangimi geneticamente modificati. Fondamentale sarà la collaborazione fra la Commissione e gli Stati membri nell’attuare una strategia comunitaria di lotta alla HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi contermini. L’obiettivo di creare una società socialmente inclusiva che tenga conto della solidarietà tra le generazioni e migliori la qualità della vita dei cittadini richiede misure per ridurre la povertà infantile offrendo a tutti pari opportunità e sostegno agli sforzi degli Stati membri volti a modernizzare i sistemi di protezione sociale e la loro sostenibilità. La Commissione è chiamata ad adottare una comunicazione sul futuro demografico dell’Europa promuovendo strategie di invecchiamento attivo e sano, conciliazione tra lavoro e vita familiare, migliori condizioni per le famiglie. In materia di immigrazione la Commissione dovrà presentare entro il 2006 una comunicazione sulle future priorità nella lotta all’immigrazione clandestina.L’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile a livello mondiale richiede, infine, il rispetto degli impegni assunti in ambito internazionale con particolare riferimento agli obiettivi e traguardi contenuti nella Dichiarazione del Millennio e quelli concordati nel corso del Vertice di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile. Le considerazioni sullo sviluppo sostenibile saranno integrate in tutte le politiche esterne dell’Unione europea, compresa la politica estera e di sicurezza comune, e lo sviluppo sostenibile diventerà un obiettivo fondamentale della cooperazione allo sviluppo multilaterale e bilaterale. A questo proposito sono previsti investimenti che verranno realizzati attraverso la Banca europea per gli investimenti ed il Partenariato UE-Africa per le infrastrutture. Gli Stati membri e la Commissione sono, altresì, chiamati a promuovere la posizione dell’UE a favore della trasformazione del Programma delle Nazioni Unire per l’ambiente (UNEP) nell’UNEO, Agenzia specializzata dell’ONU, dotata di un mandato rafforzato e di finanziamenti stabili, adeguati e prevedibili.La realizzazione degli obiettivi individuati in ciascuno di questi sette settori di intervento richiederà, in via generale, un forte impegno delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri nel dare impulso alla istruzione ed alla sensibilizzazione dei cittadini con riferimento alle problematiche ambientali e dello sviluppo sostenibile. In questa azione un ruolo fondamentale dovrà essere svolto anche dalle università e dagli istituti di ricerca anche attraverso la loro cooperazione con centri di paesi terzi. Tutti gli strumenti economici dovranno essere utilizzati per la promozione della trasparenza dei mercati e la fissazione di prezzi che riflettino i costi economici, sociali ed ambientali. Un ulteriore fattore di promozione dello sviluppo sostenibile dovrebbe essere l’adozione a livello statale di misure che trasferiscano le imposizioni fiscali dal lavoro al consumo di energia ed all’inquinamento al fine di aumentare l’occupazione e ridurre gli effetti negati per l’ambiente delle attività economiche. L’attuazione della Nuova Strategia europea per lo sviluppo sostenibile sarà monitorata dalla Commissione europea che a partire dal settembre 2007 presenterà con cadenza biennale una relazione sullo stato dei lavori nell’Unione europea e negli Stati membri tenendo conto delle relazioni di monitoraggio dello sviluppo sostenibile elaborate dall’EUROSTAT sulla base delle più recenti prove scientifiche e delle azioni degli Stati membri. Ciascun Stato membro è chiamato, infatti, a nominare un rappresentante abilitato a fornire, entro il mese di giugno 2007 e successivamente ad intervalli biennali, informazioni sui progressi nell’attuazione delle strategie nazionali di sviluppo sostenibile. A partire dal 2007 e con cadenza biennale, il Consiglio europeo di dicembre dovrà fornire, sulla base della relazione della Commissione, gli orientamenti generali sulle politiche, strategie e strumenti per la promozione dello sviluppo sostenibile tenendo conto delle priorità della Strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. Anche il Parlamento europeo sarà invitato ad esprimersi sulle valutazioni dei progressi compiuti agendo in stretta collaborazione con il Consiglio e la Commissione ed operando in collegamento con i parlamenti nazionali. Tutti gli Stati membri dovranno adottare entro il giugno 2007 strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile in maniera coerente con la Strategia europea creando consigli consultivi nazionali sullo sviluppo sostenibile che raggrupperanno più parti interessate al fine di stimolare un dibattito informato e di monitorare l’esame dei progressi compiuti a livello nazionale.
La Strategia europea sullo sviluppo sostenibile, pertanto, sarà oggetto di un controllo che vedrà coinvolte le istituzioni comunitarie e nazionali. Ma non solo, entro il 2011 il Consiglio europeo avvierà una procedura di riesame della strategia in questione al fine di adeguarla progressivamente alle sempre nuove esigenze e problematiche di crescita, sviluppo e tutela ambientale.
I principali sette settori di intervento riguardano rispettivamente i cambiamenti climatici e l’energia pulita, i trasporti sostenibili, il consumo e la produzione sostenibile, la conservazione e la gestione delle risorse naturali, la salute pubblica, l’inclusione sociale e la migrazione, la povertà mondiale.
L’obiettivo di limitare i cambiamenti climatici richiede il rispetto degli impegni assunti con il Protocollo di Kyoto ossia la riduzione dell’8% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 entro il 2008-2012, la copertura con le fonti rinnovabili del 12% del consumo di energia e del 21% di energia elettrica nonché la copertura con i biocarburanti del 5, 75% del consumo di combustibile per trasporti entro il 2010 e la realizzazione di un risparmio complessivo pari al 9% nel consumo finale di energia nell’arco di un periodo di nove anni fino al 2017. Le azioni previste a tal fine riguardano la negoziazione di un accordo internazionale finalizzato a non far salire la temperatura di oltre due gradi rispetto alle temperature del periodo preindustriale, l’esame di strategie intese a ridurre le emissioni di gas inquinanti, la revisione del sistema per lo scambio europeo di emissioni, l’attuazione di un piano d’azione in materia di efficienza energetica e la promozione dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabili. L’obiettivo di garantire sistemi di trasporto corrispondenti ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzandone le ripercussioni negative sull’economia, la società e l’ambiente richiede l’adozione di misure volte a migliorare le prestazioni economiche e ambientali di tutti i modi di trasporto e misure volte a realizzare il passaggio dalla gomma alla ferrovia, alle vie navigabili ed al trasporto pubblico di passeggeri. La Commissione viene invitata a portare avanti l’esame del ricorso a sistemi di tariffazione delle infrastrutture ed a presentare un modello trasparente e comprensibile per la valutazione dei costi esterni di tutti i modi di trasporto destinato a servire da base per il futuro calcolo degli oneri corrisposti per l’uso delle infrastrutture. Le amministrazioni locali sono chiamate ad elaborare ed applicare piani e sistemi di trasporto urbano tenendo conto degli orientamenti tecnici forniti dalla Commissione e vagliare possibilità di cooperazione più stretta tra aree metropolitane e regioni circostanti.L’obiettivo della promozione di modelli di consumo e produzioni sostenibili richiede azioni specifiche per introdurre modelli di consumo più sostenibili mediante il Processo di Marrakech dell’ONU e la Commissione per lo sviluppo sostenibile. La Commissione è chiamata ad elaborare entro il 2007 un piano d’azione dell’Unione europea al fine di superare gli ostacoli che si frappongono alla sostenibilità del consumo e della produzione, ad assicurare una maggiore coerenza fra i vari settori politici legati a questa tematica ed a sensibilizzare i cittadini modificandone le abitudini di consumo insostenibili. Gli Stati membri sono chiamati a sostenere campagne di informazione rivolte ai rivenditori al dettaglio ed alle altre organizzazioni volte a promuovere i prodotti sostenibili tra cui i prodotti dell’agricoltura biologica e del commercio equo e solidale. L’obiettivo di migliorare la gestione ed evitare il sovrasfruttamento delle risorse naturali richiede nuovi programmi per lo sviluppo rurale, la riforma della politica comune della pesca, i nuovi quadri normativi per l’agricoltura biologica ed un piano d’azione per la biomassa. La Commissione è chiamata a promuovere misure di integrazione della Strategia dell’UE sullo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali. Gli Stati membri sono chiamati a completare la Rete Natura 2000 ed a dare attuazione alla Strategia dell’UE per la diversità biologica nella sua dimensione comunitaria e nella sua dimensione globale, derivante dalla partecipazione alla Convenzione sulla diversità biologica, adottando misure volte ad individuare ed attuare azioni per arrestare la perdita di biodiversità. L’obiettivo della promozione della salute pubblica richiede misure riguardanti il consumo di droghe, il fumo, il consumo di bevande dannose, l’alimentazione sbagliata e la sedentarietà. La Commissione è chiamata a proporre miglioramenti alla normativa sui prodotti alimentari ed i mangimi con particolare riferimento al funzionamento del sistema concernente la produzione di alimenti e mangimi geneticamente modificati. Fondamentale sarà la collaborazione fra la Commissione e gli Stati membri nell’attuare una strategia comunitaria di lotta alla HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi contermini. L’obiettivo di creare una società socialmente inclusiva che tenga conto della solidarietà tra le generazioni e migliori la qualità della vita dei cittadini richiede misure per ridurre la povertà infantile offrendo a tutti pari opportunità e sostegno agli sforzi degli Stati membri volti a modernizzare i sistemi di protezione sociale e la loro sostenibilità. La Commissione è chiamata ad adottare una comunicazione sul futuro demografico dell’Europa promuovendo strategie di invecchiamento attivo e sano, conciliazione tra lavoro e vita familiare, migliori condizioni per le famiglie. In materia di immigrazione la Commissione dovrà presentare entro il 2006 una comunicazione sulle future priorità nella lotta all’immigrazione clandestina.L’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile a livello mondiale richiede, infine, il rispetto degli impegni assunti in ambito internazionale con particolare riferimento agli obiettivi e traguardi contenuti nella Dichiarazione del Millennio e quelli concordati nel corso del Vertice di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile. Le considerazioni sullo sviluppo sostenibile saranno integrate in tutte le politiche esterne dell’Unione europea, compresa la politica estera e di sicurezza comune, e lo sviluppo sostenibile diventerà un obiettivo fondamentale della cooperazione allo sviluppo multilaterale e bilaterale. A questo proposito sono previsti investimenti che verranno realizzati attraverso la Banca europea per gli investimenti ed il Partenariato UE-Africa per le infrastrutture. Gli Stati membri e la Commissione sono, altresì, chiamati a promuovere la posizione dell’UE a favore della trasformazione del Programma delle Nazioni Unire per l’ambiente (UNEP) nell’UNEO, Agenzia specializzata dell’ONU, dotata di un mandato rafforzato e di finanziamenti stabili, adeguati e prevedibili.La realizzazione degli obiettivi individuati in ciascuno di questi sette settori di intervento richiederà, in via generale, un forte impegno delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri nel dare impulso alla istruzione ed alla sensibilizzazione dei cittadini con riferimento alle problematiche ambientali e dello sviluppo sostenibile. In questa azione un ruolo fondamentale dovrà essere svolto anche dalle università e dagli istituti di ricerca anche attraverso la loro cooperazione con centri di paesi terzi. Tutti gli strumenti economici dovranno essere utilizzati per la promozione della trasparenza dei mercati e la fissazione di prezzi che riflettino i costi economici, sociali ed ambientali. Un ulteriore fattore di promozione dello sviluppo sostenibile dovrebbe essere l’adozione a livello statale di misure che trasferiscano le imposizioni fiscali dal lavoro al consumo di energia ed all’inquinamento al fine di aumentare l’occupazione e ridurre gli effetti negati per l’ambiente delle attività economiche. L’attuazione della Nuova Strategia europea per lo sviluppo sostenibile sarà monitorata dalla Commissione europea che a partire dal settembre 2007 presenterà con cadenza biennale una relazione sullo stato dei lavori nell’Unione europea e negli Stati membri tenendo conto delle relazioni di monitoraggio dello sviluppo sostenibile elaborate dall’EUROSTAT sulla base delle più recenti prove scientifiche e delle azioni degli Stati membri. Ciascun Stato membro è chiamato, infatti, a nominare un rappresentante abilitato a fornire, entro il mese di giugno 2007 e successivamente ad intervalli biennali, informazioni sui progressi nell’attuazione delle strategie nazionali di sviluppo sostenibile. A partire dal 2007 e con cadenza biennale, il Consiglio europeo di dicembre dovrà fornire, sulla base della relazione della Commissione, gli orientamenti generali sulle politiche, strategie e strumenti per la promozione dello sviluppo sostenibile tenendo conto delle priorità della Strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. Anche il Parlamento europeo sarà invitato ad esprimersi sulle valutazioni dei progressi compiuti agendo in stretta collaborazione con il Consiglio e la Commissione ed operando in collegamento con i parlamenti nazionali. Tutti gli Stati membri dovranno adottare entro il giugno 2007 strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile in maniera coerente con la Strategia europea creando consigli consultivi nazionali sullo sviluppo sostenibile che raggrupperanno più parti interessate al fine di stimolare un dibattito informato e di monitorare l’esame dei progressi compiuti a livello nazionale.
La Strategia europea sullo sviluppo sostenibile, pertanto, sarà oggetto di un controllo che vedrà coinvolte le istituzioni comunitarie e nazionali. Ma non solo, entro il 2011 il Consiglio europeo avvierà una procedura di riesame della strategia in questione al fine di adeguarla progressivamente alle sempre nuove esigenze e problematiche di crescita, sviluppo e tutela ambientale.