RAGGIUNTO L’ACCORDO SULLA PRINCIPALE POLITICA EUROPEA DI INVESTIMENTO
Archivio > Anno 2009 > Aprile 2009
di M. Irene PAOLINO
Il
29 ottobre scorso, la Commissione europea ha adottato l’Accordo di
partenariato nel quale sono state definite le finalità, gli obiettivi
tematici, i fabbisogni di sviluppo, i risultati attesi e le azioni da
realizzare in Italia per un’attuazione efficace dei Fondi strutturali e
d’investimento europei (SIE) per il periodo di programmazione 2014-2020.
Con la decisione di esecuzione C 8021 del 29 ottobre 2014 si è concluso
il lungo negoziato tra la Commissione e le Amministrazioni Nazionali,
Regionali e Locali che ha portato alla definizione della programmazione
strategica nazionale per l’impiego delle risorse destinate alla politica
di coesione sociale, economica e territoriale.
Il processo di preparazione del documento strategico è stato avviato nel dicembre 2012 quando il Ministro italiano per la coesione territoriale, d’intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Agricole, Forestali e Alimentari, ha presentato il documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi strutturali”, con cui definiva l’impianto metodologico del nuovo ciclo di programmazione, individuando sette innovazioni volte a rafforzare l’efficacia e la qualità della spesa dei SIE.
Le sette innovazioni di metodo sono riassumibili in altrettante parole chiave: risultati attesi, definiti in termini misurabili grazie a indicatori quantitativi dell’impatto prodotto; azioni, descritte in modo preciso e puntuale; tempi, vincolanti ed esplicitamente associati ai soggetti responsabili; modalità di coinvolgimento del partenariato nei processi decisionali sia nella fase di programmazione che di attuazione; trasparenza, sia attraverso il dialogo sui territori e secondo il metodo OpenCoesione; valutazione degli effetti, derivanti dagli investimenti cofinanziati e del modo in cui tali effetti si esplicano; rafforzamento della governance multilivello e della capacità e dell’efficienza amministrativa delle strutture anche attraverso l’assistenza e l’accompagnamento alle autorità responsabili dell’attuazione, nelle situazioni maggiormente critiche; monitoraggio sistematico dei programmi cofinanziati e verifiche sul campo per accertare lo stato di avanzamento degli interventi. Il documento individuava anche tre opzioni strategiche sulle quali orientare l’impiego dei Fondi – Mezzogiorno, Città e Aree interne – ed il percorso che il confronto tecnico-istituzionale avrebbe dovuto seguire per la definizione della proposta di Accordo di Partenariato.
Su questo impianto metodologico, e dopo la chiusura dei negoziati sul Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 e sui regolamenti relativi ai Fondi strutturali a dicembre 2013, è stato avviato, a febbraio dello scorso anno, il confronto partenariale finalizzato alla definizione dei contenuti dell’Accordo, con una prima fase di consultazione molto ampia che, attraverso i lavori di 4 tavoli tecnici e l’organizzazione di 17 audizioni tematiche, ha coinvolto sia i diversi livelli istituzionali sia le forze socio-economiche e i rappresentanti della società civile, rilevanti ai fini della programmazione e interessati per materia. I lavori dei tavoli tecnici sono stati organizzati raggruppando le undici grandi aree tematiche di intervento, i cosiddetti Obiettivi Tematici (OT), in linea con la strategia Europa 2020 e con i relativi orientamenti integrati, nelle seguenti quattro missioni: “Lavoro, competitività dei sistemi produttivi e innovazione”; “Valorizzazione, gestione e tutela dell’ambiente”; “Qualità della vita e inclusione sociale”; “Istruzione, formazione e competenze”. Alle attività dei tavoli tecnici si sono affiancati i lavori di un tavolo politico tra il Ministro per la coesione territoriale e i Presidenti delle Regioni, che hanno approfondito alcune tematiche specifiche, verificando le convergenze raggiunte. Il confronto tra tutte queste forze ha permesso di definire il binomio risultati attesi-indicatori/azioni per ciascuno degli 11 obiettivi tematici previsti.
Al confronto partenariale è seguita la trasmissione alla Commissione europea di una versione preliminare ma incompleta dell’Accordo il 9 aprile 2013 e della versione definitiva, approvata dal CIPE il 18 aprile e trasmessa ufficialmente il 22, cui è seguita una fase interlocutoria nei giorni immediatamente successivi. Questa versione è stata in seguito rivista per recepire le osservazioni della Commissione e per concentrare gli interventi su un numero più limitato di azioni e per un approfondimento del quadro strategico complessivo su cui fondare la scelta degli obiettivi tematici da perseguire prioritariamente. Per cui, sulla base di questa versione dell’Accordo si è tenuto successivamente un confronto serrato con le Regioni per l’articolazione della strategia a livello di categorie di regioni.
Il negoziato formale con i Servizi europei si è concluso con la trasmissione, nel mese di settembre 2014, dell’Accordo di Partenariato rivisto, ai fini dell’approvazione da parte della Commissione europea, avvenuta, come già detto, ad ottobre.
Oltre al forte allineamento della politica di coesione agli obiettivi di Europa 2020, una delle maggiori novità introdotte da questa nuova programmazione europea 2014-2020 riguarda il Quadro Strategico Comune ai 5 Fondi europei strutturali e di investimento e che, ricordiamo, sono: il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR), il Fondo di coesione e il Fondo sociale europeo (FSE), propriamente i fondi di coesione, nonché il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), e l’azione sinergica con altri strumenti/programmi di finanziamento dell’UE quali Life, Orizzonte 2020, Erasmus plus, Programma per l’impiego e l’innovazione sociale, il Fondo asilo, migrazione e integrazione, il Fondo indigenti ed il Meccanismo di adeguamento alla globalizzazione, questo al fine di evitare sovrapposizioni di interventi e per completare l’azione dei Fondi SIE.
L’uso sinergico e complementare di diverse fonti e strumenti di finanziamento a livello europeo, nazionale e regionale, attraverso un approccio di sistema, è un aspetto interessante, in realtà non del tutto nuovo, sul quale la Commissione ha impostato la programmazione 2014-2020 per rafforzare l’efficacia degli interventi e l’impatto delle risorse finanziarie in termini di innovazione e competitività, rafforzamento ritenuto assolutamente necessario in tempi magri di spending review.
La politica regionale europea, sempre più mirata a creare le condizioni “strutturali” di sviluppo, assorbe 351,8 miliardi di euro, cioè la quota maggiore sui 1.082 miliardi di euro circa che costituiscono l’ammontare del Quadro finanziario pluriennale fino al 2020. Si tratta, quindi, della più importante fonte di investimento per la promozione della crescita economica, la creazione di posti di lavoro, la competitività di imprese, regioni e città, l’innovazione, la formazione e l’istruzione, lo sviluppo di un’economia ecocompatibile ed efficiente sul piano delle risorse e la lotta contro l’esclusione sociale.
Grazie a questo Accordo, per il periodo 2014-2020 l’Italia riceverà 31,1 miliardi di euro – 20,6 a valere sul FESR e 10,4 sul FSE – di cui 7,7 miliardi di euro per le regioni più sviluppate (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Provincia di Bolzano, Provincia di Trento, Friuli Venezia-Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria e Lazio), con un PIL/pro capite > = 90 % della media UE; 1,3 miliardi per le regioni in transizione (Sardegna, Abruzzo e Molise), con un PIL/pro capite compreso fra > = 75 % < 90%; 22,2 miliardi per le regioni meno sviluppate (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia), con un PIL/pro capite < 75%. Di queste risorse, 3,7 miliardi di euro sono destinati all’Obiettivo tematico Ricerca e innovazione; 2,1 miliardi alle Tecnologie dell’informazione; 7,8 miliardi alla competitività delle PMI; 3,9 miliardi al sostegno alla transizione ad un’economia a basse emissioni di Co2; per l’adattamento al cambiamento climatico e alla gestione dei rischi 2,3 miliardi; per la tutela dell’ambiente e l’uso efficiente delle risorse 4,4 miliardi; per sistemi sostenibili di trasporto 2,4 miliardi; per promuovere l’occupazione, sostenere la qualità dei posti di lavoro e la mobilità dei lavoratori 4,3 miliardi; per combattere la povertà e promuovere l’inclusione 4 miliardi; per l’istruzione, la formazione e l’apprendimento permanente 4,1 miliardi; per il rafforzamento della capacità e dell’efficienza della Pubblica Amministrazione 1 miliardo.
La cifra destinata all’Italia comprende anche 1,1 miliardi per la cooperazione territoriale e 659 milioni di euro destinati al fondo per gli indigenti. Alla quota dell’UE si aggiungerà il cofinanziamento nazionale a carico del Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183 del 1987, preventivato nel d.d.l. per la formazione del bilancio annuale, la Legge di Stabilità per il 2014, nella misura di oltre 20 miliardi di euro, nonché la quota di cofinanziamento di fonte regionale da destinare ai Programmi Operativi Regionali, quantificabile in una cifra pari al 30% del cofinanziamento complessivo del programma, in modo da raddoppiare il volume di risorse destinato agli investimenti in crescita e sviluppo. A queste risorse si aggiungeranno poi quelle del Fondo Sviluppo e Coesione, il cui rifinanziamento per il periodo 2014-2020 è previsto nel disegno di legge di Stabilità per il 2014 per un importo complessivo nel settennio di programmazione di circa 55 miliardi di euro.
Inoltre, alle risorse destinate alla politica di coesione si aggiungono 10,4 miliardi di euro destinati alla politica di sviluppo rurale e 537,3 milioni di euro alla politica per il settore marittimo e della pesca 567 milioni di euro dedicati alle misure adottate per combattere la disoccupazione giovanile previste dallo strumento Garanzia Giovani.
L’Accordo si compone, inoltre, di una tabella di correlazione tra le azioni dell’Accordo di Partenariato e le azioni della Strategia EUSAIR e di una sintesi della valutazione dell’adempimento delle condizionalità ex ante applicabili a livello nazionale e, poiché alla data di presentazione dell’Accordo di partenariato alcune condizionalità applicabili sono risultate inadempiute, una sintesi delle azioni da intraprendere, gli organismi responsabili e il relativo calendario di attuazione di tali azioni.
Inoltre, le tavole di raccordo tra priorità di investimento e risultati attesi e tra risultati attesi ed azioni, allegate all’Accordo di Partenariato, consentiranno di seguire più facilmente la realizzazione delle azioni e il raggiungimento dei target previsti, di cui si riportano alcuni esempi:
- sostegno ad oltre 2.000 progetti di ricerca collaborativa tra imprese di diverse dimensioni, inserimento di oltre 1.000 ricercatori nelle imprese, più innovazione per almeno 20.000 imprese di piccole dimensioni [OT 1 RA 1.1];
- banda ultra larga e accesso a internet per tutti ad almeno 30mbps e copertura del 21% dei fabbisogni di infrastrutturazione a 100mbps nelle regioni meno sviluppate; nelle altre regioni, copertura a 30mbps (92% del fabbisogno finanziario nelle regioni in transizione e il 55% nelle regioni più sviluppate) e possibilità di realizzare interventi puntuali per la copertura ad almeno 100mbps [OT 2 RA 2.1];
- nuovi investimenti nelle PMI per circa 2,5 miliardi di euro [OT 3 RA 3.1], sostegno ad oltre 14.000 nuove start-up [OT 3 RA 3.5];
- dimezzamento dei consumi energetici in circa 6.000 edifici pubblici (efficientamento energetico nell’edilizia pubblica per oltre 5 milioni di mq) [OT 4 RA 4.1]; trasformazione delle reti di trasporto di energia in smart grids, con una copertura di circa il 45% del fabbisogno nelle regioni del Mezzogiorno [OT 4 RA 4.3];
- contributo alla riduzione del rischio idrogeologico in almeno il 10% delle aree a maggiore rischio, attraverso interventi strutturali per la messa in sicurezza della popolazione esposta e misure di prevenzione per aumentare la resilienza delle infrastrutture, anche in ambito urbano (green e grey options) [OT 5 RA 5.1];
- sostegno al percorso per la definitiva risoluzione delle emergenze nel ciclo di gestione dei rifiuti urbani attraverso la copertura del fabbisogno impiantistico [OT 6 RA 6.1] e per il superamento delle infrazioni comunitarie per depurazione delle acque nell’ambito del servizio idrico integrato [OT 6 RA 6.3] nelle regioni del Mezzogiorno;
- migliori condizioni strutturali e standard di fruizione in almeno 100 musei e aree archeologiche concentrati nelle principali aree di attrazione culturale [OT 6 RA 6.7]; rilancio della competitività delle principali destinazioni turistiche, sostenendo l’innovazione nelle imprese turistiche e la loro aggregazione [OT 3 RA 3.3] e realizzando infrastrutture pubbliche nelle destinazioni individuate [OT 6 RA 6.8];
- completamento del potenziamento tecnologico e velocizzazione di alcune direttrici ferroviarie strategiche (Napoli-Bari-Lecce/Taranto; Messina-Catania-Palermo; Catania Siracusa e Nodo ferroviario di Palermo) [OT 7 RA 7.1]; rinnovo del materiale rotabile in molte linee regionali delle regioni meno sviluppate [OT 7 RA 7.3]; completamento del sistema infrastrutturale e logistico dei porti e interporti rilevanti del Sud (Polo logistico Gioia Tauro/Taranto; Porti di Salerno, Napoli, Augusta e Bari; Interporto della Puglia) [OT 7 RA 7.2].
Le risorse dei Fondi strutturali e d’investimento europei dovranno, quindi, essere utilizzate per finanziare le infrastrutture strategiche di trasporto e comunicazione, sostenere la transizione verso un’economia più rispettosa dell’ambiente, aiutare le piccole e medie imprese a diventare più innovative e competitive, generare nuove opportunità di lavoro durature, rafforzare e modernizzare i sistemi d’istruzione e creare una società più inclusiva. Esse saranno, cioè, utilizzate per finanziare progetti che abbiano una portata strategica, conformemente alla nuova politica di coesione, e che siano incentrati sull’economia reale e sul miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
Il processo di preparazione del documento strategico è stato avviato nel dicembre 2012 quando il Ministro italiano per la coesione territoriale, d’intesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Agricole, Forestali e Alimentari, ha presentato il documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi strutturali”, con cui definiva l’impianto metodologico del nuovo ciclo di programmazione, individuando sette innovazioni volte a rafforzare l’efficacia e la qualità della spesa dei SIE.
Le sette innovazioni di metodo sono riassumibili in altrettante parole chiave: risultati attesi, definiti in termini misurabili grazie a indicatori quantitativi dell’impatto prodotto; azioni, descritte in modo preciso e puntuale; tempi, vincolanti ed esplicitamente associati ai soggetti responsabili; modalità di coinvolgimento del partenariato nei processi decisionali sia nella fase di programmazione che di attuazione; trasparenza, sia attraverso il dialogo sui territori e secondo il metodo OpenCoesione; valutazione degli effetti, derivanti dagli investimenti cofinanziati e del modo in cui tali effetti si esplicano; rafforzamento della governance multilivello e della capacità e dell’efficienza amministrativa delle strutture anche attraverso l’assistenza e l’accompagnamento alle autorità responsabili dell’attuazione, nelle situazioni maggiormente critiche; monitoraggio sistematico dei programmi cofinanziati e verifiche sul campo per accertare lo stato di avanzamento degli interventi. Il documento individuava anche tre opzioni strategiche sulle quali orientare l’impiego dei Fondi – Mezzogiorno, Città e Aree interne – ed il percorso che il confronto tecnico-istituzionale avrebbe dovuto seguire per la definizione della proposta di Accordo di Partenariato.
Su questo impianto metodologico, e dopo la chiusura dei negoziati sul Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 e sui regolamenti relativi ai Fondi strutturali a dicembre 2013, è stato avviato, a febbraio dello scorso anno, il confronto partenariale finalizzato alla definizione dei contenuti dell’Accordo, con una prima fase di consultazione molto ampia che, attraverso i lavori di 4 tavoli tecnici e l’organizzazione di 17 audizioni tematiche, ha coinvolto sia i diversi livelli istituzionali sia le forze socio-economiche e i rappresentanti della società civile, rilevanti ai fini della programmazione e interessati per materia. I lavori dei tavoli tecnici sono stati organizzati raggruppando le undici grandi aree tematiche di intervento, i cosiddetti Obiettivi Tematici (OT), in linea con la strategia Europa 2020 e con i relativi orientamenti integrati, nelle seguenti quattro missioni: “Lavoro, competitività dei sistemi produttivi e innovazione”; “Valorizzazione, gestione e tutela dell’ambiente”; “Qualità della vita e inclusione sociale”; “Istruzione, formazione e competenze”. Alle attività dei tavoli tecnici si sono affiancati i lavori di un tavolo politico tra il Ministro per la coesione territoriale e i Presidenti delle Regioni, che hanno approfondito alcune tematiche specifiche, verificando le convergenze raggiunte. Il confronto tra tutte queste forze ha permesso di definire il binomio risultati attesi-indicatori/azioni per ciascuno degli 11 obiettivi tematici previsti.
Al confronto partenariale è seguita la trasmissione alla Commissione europea di una versione preliminare ma incompleta dell’Accordo il 9 aprile 2013 e della versione definitiva, approvata dal CIPE il 18 aprile e trasmessa ufficialmente il 22, cui è seguita una fase interlocutoria nei giorni immediatamente successivi. Questa versione è stata in seguito rivista per recepire le osservazioni della Commissione e per concentrare gli interventi su un numero più limitato di azioni e per un approfondimento del quadro strategico complessivo su cui fondare la scelta degli obiettivi tematici da perseguire prioritariamente. Per cui, sulla base di questa versione dell’Accordo si è tenuto successivamente un confronto serrato con le Regioni per l’articolazione della strategia a livello di categorie di regioni.
Il negoziato formale con i Servizi europei si è concluso con la trasmissione, nel mese di settembre 2014, dell’Accordo di Partenariato rivisto, ai fini dell’approvazione da parte della Commissione europea, avvenuta, come già detto, ad ottobre.
Oltre al forte allineamento della politica di coesione agli obiettivi di Europa 2020, una delle maggiori novità introdotte da questa nuova programmazione europea 2014-2020 riguarda il Quadro Strategico Comune ai 5 Fondi europei strutturali e di investimento e che, ricordiamo, sono: il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR), il Fondo di coesione e il Fondo sociale europeo (FSE), propriamente i fondi di coesione, nonché il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), e l’azione sinergica con altri strumenti/programmi di finanziamento dell’UE quali Life, Orizzonte 2020, Erasmus plus, Programma per l’impiego e l’innovazione sociale, il Fondo asilo, migrazione e integrazione, il Fondo indigenti ed il Meccanismo di adeguamento alla globalizzazione, questo al fine di evitare sovrapposizioni di interventi e per completare l’azione dei Fondi SIE.
L’uso sinergico e complementare di diverse fonti e strumenti di finanziamento a livello europeo, nazionale e regionale, attraverso un approccio di sistema, è un aspetto interessante, in realtà non del tutto nuovo, sul quale la Commissione ha impostato la programmazione 2014-2020 per rafforzare l’efficacia degli interventi e l’impatto delle risorse finanziarie in termini di innovazione e competitività, rafforzamento ritenuto assolutamente necessario in tempi magri di spending review.
La politica regionale europea, sempre più mirata a creare le condizioni “strutturali” di sviluppo, assorbe 351,8 miliardi di euro, cioè la quota maggiore sui 1.082 miliardi di euro circa che costituiscono l’ammontare del Quadro finanziario pluriennale fino al 2020. Si tratta, quindi, della più importante fonte di investimento per la promozione della crescita economica, la creazione di posti di lavoro, la competitività di imprese, regioni e città, l’innovazione, la formazione e l’istruzione, lo sviluppo di un’economia ecocompatibile ed efficiente sul piano delle risorse e la lotta contro l’esclusione sociale.
Grazie a questo Accordo, per il periodo 2014-2020 l’Italia riceverà 31,1 miliardi di euro – 20,6 a valere sul FESR e 10,4 sul FSE – di cui 7,7 miliardi di euro per le regioni più sviluppate (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Provincia di Bolzano, Provincia di Trento, Friuli Venezia-Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria e Lazio), con un PIL/pro capite > = 90 % della media UE; 1,3 miliardi per le regioni in transizione (Sardegna, Abruzzo e Molise), con un PIL/pro capite compreso fra > = 75 % < 90%; 22,2 miliardi per le regioni meno sviluppate (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia), con un PIL/pro capite < 75%. Di queste risorse, 3,7 miliardi di euro sono destinati all’Obiettivo tematico Ricerca e innovazione; 2,1 miliardi alle Tecnologie dell’informazione; 7,8 miliardi alla competitività delle PMI; 3,9 miliardi al sostegno alla transizione ad un’economia a basse emissioni di Co2; per l’adattamento al cambiamento climatico e alla gestione dei rischi 2,3 miliardi; per la tutela dell’ambiente e l’uso efficiente delle risorse 4,4 miliardi; per sistemi sostenibili di trasporto 2,4 miliardi; per promuovere l’occupazione, sostenere la qualità dei posti di lavoro e la mobilità dei lavoratori 4,3 miliardi; per combattere la povertà e promuovere l’inclusione 4 miliardi; per l’istruzione, la formazione e l’apprendimento permanente 4,1 miliardi; per il rafforzamento della capacità e dell’efficienza della Pubblica Amministrazione 1 miliardo.
La cifra destinata all’Italia comprende anche 1,1 miliardi per la cooperazione territoriale e 659 milioni di euro destinati al fondo per gli indigenti. Alla quota dell’UE si aggiungerà il cofinanziamento nazionale a carico del Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183 del 1987, preventivato nel d.d.l. per la formazione del bilancio annuale, la Legge di Stabilità per il 2014, nella misura di oltre 20 miliardi di euro, nonché la quota di cofinanziamento di fonte regionale da destinare ai Programmi Operativi Regionali, quantificabile in una cifra pari al 30% del cofinanziamento complessivo del programma, in modo da raddoppiare il volume di risorse destinato agli investimenti in crescita e sviluppo. A queste risorse si aggiungeranno poi quelle del Fondo Sviluppo e Coesione, il cui rifinanziamento per il periodo 2014-2020 è previsto nel disegno di legge di Stabilità per il 2014 per un importo complessivo nel settennio di programmazione di circa 55 miliardi di euro.
Inoltre, alle risorse destinate alla politica di coesione si aggiungono 10,4 miliardi di euro destinati alla politica di sviluppo rurale e 537,3 milioni di euro alla politica per il settore marittimo e della pesca 567 milioni di euro dedicati alle misure adottate per combattere la disoccupazione giovanile previste dallo strumento Garanzia Giovani.
L’Accordo si compone, inoltre, di una tabella di correlazione tra le azioni dell’Accordo di Partenariato e le azioni della Strategia EUSAIR e di una sintesi della valutazione dell’adempimento delle condizionalità ex ante applicabili a livello nazionale e, poiché alla data di presentazione dell’Accordo di partenariato alcune condizionalità applicabili sono risultate inadempiute, una sintesi delle azioni da intraprendere, gli organismi responsabili e il relativo calendario di attuazione di tali azioni.
Inoltre, le tavole di raccordo tra priorità di investimento e risultati attesi e tra risultati attesi ed azioni, allegate all’Accordo di Partenariato, consentiranno di seguire più facilmente la realizzazione delle azioni e il raggiungimento dei target previsti, di cui si riportano alcuni esempi:
- sostegno ad oltre 2.000 progetti di ricerca collaborativa tra imprese di diverse dimensioni, inserimento di oltre 1.000 ricercatori nelle imprese, più innovazione per almeno 20.000 imprese di piccole dimensioni [OT 1 RA 1.1];
- banda ultra larga e accesso a internet per tutti ad almeno 30mbps e copertura del 21% dei fabbisogni di infrastrutturazione a 100mbps nelle regioni meno sviluppate; nelle altre regioni, copertura a 30mbps (92% del fabbisogno finanziario nelle regioni in transizione e il 55% nelle regioni più sviluppate) e possibilità di realizzare interventi puntuali per la copertura ad almeno 100mbps [OT 2 RA 2.1];
- nuovi investimenti nelle PMI per circa 2,5 miliardi di euro [OT 3 RA 3.1], sostegno ad oltre 14.000 nuove start-up [OT 3 RA 3.5];
- dimezzamento dei consumi energetici in circa 6.000 edifici pubblici (efficientamento energetico nell’edilizia pubblica per oltre 5 milioni di mq) [OT 4 RA 4.1]; trasformazione delle reti di trasporto di energia in smart grids, con una copertura di circa il 45% del fabbisogno nelle regioni del Mezzogiorno [OT 4 RA 4.3];
- contributo alla riduzione del rischio idrogeologico in almeno il 10% delle aree a maggiore rischio, attraverso interventi strutturali per la messa in sicurezza della popolazione esposta e misure di prevenzione per aumentare la resilienza delle infrastrutture, anche in ambito urbano (green e grey options) [OT 5 RA 5.1];
- sostegno al percorso per la definitiva risoluzione delle emergenze nel ciclo di gestione dei rifiuti urbani attraverso la copertura del fabbisogno impiantistico [OT 6 RA 6.1] e per il superamento delle infrazioni comunitarie per depurazione delle acque nell’ambito del servizio idrico integrato [OT 6 RA 6.3] nelle regioni del Mezzogiorno;
- migliori condizioni strutturali e standard di fruizione in almeno 100 musei e aree archeologiche concentrati nelle principali aree di attrazione culturale [OT 6 RA 6.7]; rilancio della competitività delle principali destinazioni turistiche, sostenendo l’innovazione nelle imprese turistiche e la loro aggregazione [OT 3 RA 3.3] e realizzando infrastrutture pubbliche nelle destinazioni individuate [OT 6 RA 6.8];
- completamento del potenziamento tecnologico e velocizzazione di alcune direttrici ferroviarie strategiche (Napoli-Bari-Lecce/Taranto; Messina-Catania-Palermo; Catania Siracusa e Nodo ferroviario di Palermo) [OT 7 RA 7.1]; rinnovo del materiale rotabile in molte linee regionali delle regioni meno sviluppate [OT 7 RA 7.3]; completamento del sistema infrastrutturale e logistico dei porti e interporti rilevanti del Sud (Polo logistico Gioia Tauro/Taranto; Porti di Salerno, Napoli, Augusta e Bari; Interporto della Puglia) [OT 7 RA 7.2].
Le risorse dei Fondi strutturali e d’investimento europei dovranno, quindi, essere utilizzate per finanziare le infrastrutture strategiche di trasporto e comunicazione, sostenere la transizione verso un’economia più rispettosa dell’ambiente, aiutare le piccole e medie imprese a diventare più innovative e competitive, generare nuove opportunità di lavoro durature, rafforzare e modernizzare i sistemi d’istruzione e creare una società più inclusiva. Esse saranno, cioè, utilizzate per finanziare progetti che abbiano una portata strategica, conformemente alla nuova politica di coesione, e che siano incentrati sull’economia reale e sul miglioramento della qualità della vita dei cittadini.