L’IMPEGNO DELL’UNIONE EUROPEA PER IL VERTICE MONDIALE SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE - Sud in Europa

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L’IMPEGNO DELL’UNIONE EUROPEA PER IL VERTICE MONDIALE SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Archivio > Anno 2002 > Giugno 2002
di Valeria DI COMITE    


In vista del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile - World Summit on Sustainable Development (WSSD) - che si terrà a Johannesburg, dal 26 agosto al 4 settembre 2002, le Istituzioni dell’Unione europea si sono impegnate in un ampio dibattito per delineare la posizione europea a favore della lotta contro la povertà e il degrado ambientale.
Per rafforzare il ruolo dell’UE nella preparazione del Vertice mondiale la Commissione ha adottato la comunicazione “Verso un partenariato globale per uno sviluppo sostenibile” (documento COM (2002) 82 del 13.02.2002) in cui chiarisce le ragioni del partenariato globale, finalizzato a raggiungere un equilibrio tra obiettivi economici, ambientali e sociali per accrescere al massimo il benessere nel presente senza compromettere le capacità delle generazioni future. Nel definire gli obiettivi della dimensione esterna dell’azione europea a favore dello sviluppo sostenibile, la Commissione ha individuato una serie di linee di azione, che si prefiggono importanti risultati, tra cui: 1) rinvigorire lo spirito della Conferenza di Rio del 1992 per ottenere maggiori benefici dall’applicazione dell’Agenda 21; 2) applicare l’agenda di Doha sullo sviluppo (Doha Development Agenda - negoziata nell’ambito dell’OMC il novembre scorso) finalizzata, tra l’altro, a promuovere una cooperazione effettiva tra le Istituzioni di Bretton Woods, l’OMC, l’UNEP, l’UNCTAD e l’OIL; 3) lottare contro la povertà, ricordando l’impegno a dimezzare la povertà per il 2015, e a tal fine concentrare le risorse a favore delle popolazioni più povere; 4) finanziare lo sviluppo sostenibile; 5) gestire e conservare in maniera sostenibile l’ambiente e le risorse naturali; 6) incrementare l’applicazione del principio dello sviluppo sostenibile nelle varie politiche dell’UE.
Per quanto concerne la necessità di finanziare lo sviluppo, la Commissione ha invitato gli Stati membri dell’UE ad adempiere a quanto richiesto dalle Nazioni Unite contribuendo con lo 0.7% del loro PIL al finanziamento degli aiuti allo sviluppo, ricordando che attualmente solo quattro Stati (Olanda, Danimarca, Lussemburgo e Svezia) raggiungono tale percentuale.
Il Consiglio dell’Unione europea ha definito le priorità fondamentali per le azioni che l’UE vorrebbe vedere adottate nell’ambito del vertice di Johannesburg in una serie di “conclusioni” adottate il 30 maggio 2002. Il Consiglio dopo aver ricordato le sfide principali della dimensione globale dello sviluppo sostenibile, (sfide a cui abbiamo già fatto cenno riferendoci alla comunicazione della Commissione), ha chiarito la sua posizione in merito ai risultati che si attende dal WSSD. I risultati del Summit dovrebbero portare ad una dichiarazione politica in cui si manifesti il rinnovato impegno dei leader politici di far fronte agli obiettivi di sviluppo del millennio, il primo dei quali è l’eradicazione dell’estrema povertà e della fame, nonché di far fronte alle maggiori sfide dello sviluppo sostenibile e di colmare le lacune dell’attuazione dell’Agenda 21. Per quanto concerne il primo aspetto, il Consiglio ha approvato la Dichiarazione sul Vertice mondiale della FAO sull’alimentazione che si è tenuto a Roma dal 10 al 13 giugno, ribadendo il proprio impegno per incrementare le risorse a favore della lotta contro la fame.
Secondo il Consiglio dell’UE il World Summit on Sustainable Development dovrebbe essere, inoltre, d’impulso ad iniziative di partenariato volontario con la partecipazione di tutti gli attori, compresi i governi, la società civile e il settore privato per attuare il programma di azione di Johannesburg.
Per rendere concreto l’impegno dell’UE nella preparazione del WSSD e nell’effettiva attuazione della strategia per lo sviluppo sostenibile il Consiglio ha individuato una serie di azioni prioritarie, che come vedremo non si limitano ad essere mere dichiarazioni di intenti, ma sono concretamente poste in essere. Infatti per rendere concreto il suo impegno a favore di un sviluppo sostenibile la Comunità europea e gli Stati membri hanno ratificato il Protocollo di Kyoto, allegato alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Decisione del Consiglio del 25 aprile 2002, n. 358, in GUCE L 130 del 15.05.2002, p. 1-3).
Nelle succitate conclusioni del 30 maggio 2002, il Consiglio ha, inoltre, invitato gli Stati membri a ratificare prontamente la Convenzione di Cotonou, firmata il 23 giugno 2000, che ha modificato i precedenti Accordi di Lomé, accordi che dal 1975 avevano regolato il partenariato tra l’UE e i paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico). In relazione alla Convenzione di Cotonou è opportuno ricordare che per la sua entrata in vigore è necessaria la ratifica, da una parte, di tutti gli Stati membri e della Comunità europea, e dall’altra, di almeno 51 Stati ACP. Al 31 maggio la Convenzione era stata ratificata da 54 Stati ACP, dalla Comunità europea e da 7 Stati membri dell’UE, per la fine dell’estate è prevista la ratifica da parte dei restanti Stati membri, e la successiva entrata in vigore dell’Accordo (che avverrà 2 mesi dopo il deposito dell’ultimo strumento di ratifica).
La ratifica del Protocollo di Kyoto e della Convenzione di Cotonou sono solo un esempio di come l’Unione europea e i quindici Stati membri stiano impegnandosi per l’attuazione di una effettiva politica per sviluppo, anche se è chiaro che le questioni all’ordine del giorno per il Summit di Johannesburg necessitano di un impegno continuo e di grandi sforzi per cercare di limitare almeno in parte il grande divario tra Nord e Sud, ricercando un equilibrio tra le dimensioni sociale, economica e ambientale dello sviluppo sostenibile.
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