IL TRATTATO DI LISBONA: PIU' EFFICACIA, PIU' TRASPARENZA, PIU' DEMOCRAZIA - Sud in Europa

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IL TRATTATO DI LISBONA: PIU' EFFICACIA, PIU' TRASPARENZA, PIU' DEMOCRAZIA

Archivio > Anno 2009 > Dicembre 2009
di Lucio BATTISTOTTI (Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea)    
E' un punto cruciale, è un momento storico. I toni usati dalla stampa eu­ropea rispecchiano appieno l’im­portanza di quanto accade oggi per il nostro continente e per il futuro di tutti noi, cittadini europei. Ebbene, il Trattato di Lisbona - prossimo a entrare in vigore avendo superato con successo una trafila piuttosto lunga di ostacoli politici e istituzionali - forse non rappresenta l’ideale di molti dei più euro ottimisti, che volevano vederlo sostituito da un documento che avesse una veste un po’ più solenne, ma è destinato a cambiare il modo in cui le istituzioni dell’Unione europea funzionano e decidono, la portata delle loro decisioni sulla nostra vita di tutti i giorni e, soprattutto, il ruolo dei cittadini europei in questi processi.
A pochi giorni dalle importanti nomine fatte dai leader dei 27 Paesi membri che hanno scelto quali il primo Presi­den­te del Consiglio europeo il belga Herman Van Rompuy e il futuro Alto Rappre­sentante per la politica estera e di sicurezza la baronessa inglese Catherine Ashton, e alla vigilia dell’entrata in vigore del Trattato che riforma l’Unione europea, vale veramente la pena riflettere su ciò che ci aspetta nei prossimi mesi e an­ni. Guardandoci bene, le tre parole che meglio definiscono questo percorso so­no: semplificazione, rafforzamento e de­mocrazia.
Semplificazione, perché i processi de­cisionali diverranno più rapidi ed efficaci attraverso una sostanziale razionalizzazione. A livello del Consiglio dei Mi­ni­stri, il voto a maggioranza qualificata si sostituirà più spesso al voto unanime; ciò permetterà di accelerare l’adozione dei provvedimenti rendendoli quindi più efficaci. Inoltre, la scomparsa del riferimento alla Comunità europea, so­stituta inte-ramente dall’Unione europea e l’acqui­si­zione da parte di quest’ul­tima di uno status giuridico permetteranno di avere una struttura molto più snella e chiara. Da ultimo - anche se non in ordine d’importanza – il Trattato per la prima volta farà una distinzione, netta e chiara, delle competenze suddivise tra l’U­nione europea e gli Stati membri, elencando quelle esclusive, quelle condivise e quelle di supporto e di complemento.
In secondo luogo, le nostre istituzioni comuni saranno rafforzate e modernizzate. Un Alto rappresentante dell’Un­­ione per gli affari esteri e la politica per la sicurezza, nonché Vice­presidente della Commissione, verrà nominato per promuovere l’azione dell’UE sulla scena internazionale e per tutelare meglio gli interessi e i valori comunitari al di fuori dell’Unione. Per garantire continuità e coerenza ai lavori, il Consiglio europeo eleggerà un presidente per la durata di due anni e mezzo rinnovabili. Ciò migliorerà considerevolmente la vi­sibilità e il peso delle azioni comunitarie. Entrambe queste fi­gure faranno altresì sentire di più la vo­ce del­l’Unione nel re­sto del mondo.
Da parte sua, in­vece, il Pre­si­dente del­la Com­missione verrà “eletto” dal Par­la­mento europeo, su proposta del Consiglio europeo.
Quanto ai prin­cipi democratici, il nuovo Trattato riconosce i diritti, le li­bertà e i principi contenuti nella Car­ta dei diritti fondamentali e la rende giuridicamente vincolante. Esso espande inoltre notevolmente l’ambito di applicazione della procedura di co-decisione che prevede, in poche parole, una condivisione da parte del Parlamento e del Consiglio delle decisioni comuni nella stragrande maggioranza delle politiche, agricoltura e libertà comprese. D’altro canto, con la nuova iniziativa popolare, un mi­lione di cittadini da più Stati membri – su 500 milioni di abitanti dell’UE – potranno invitare la Commissione a presentare nuove proposte politiche. Su questo punto è già in corso una consultazione lanciata dal Vicepresidente della Commissione Margot Wallström che mira a raccogliere più suggerimenti e raggiungere un consenso sulla modalità di attuazione di questo importante principio di democrazia e partecipazione. Per la pri­ma volta quindi i cittadini potranno influenzare direttamente il processo legislativo dell’U­nione, e non solo. Affinché i cittadini possano comprendere meglio come l’UE prende le sue decisioni, le sessioni del Consiglio relative all’esame e alla votazione dei progetti di legge saranno pubbliche.
Le fondamenta democratiche beneficeranno altresì di un co­involgimento sempre più forte e concreto dei Parlamenti nazionali. In un sistema di valutazione e “allarme ra­pido” essi avranno maggiori occasioni di partecipare di­ret­tamente al processo decisionale comunitario e potranno mo­nitorare e difendere, ove necessario, la corretta ap­pli­ca­zione del principio della sussidiarietà, ovvero della presa del­le decisioni il più vicino possibile ai cittadini interessati.
Queste e tante altre sono le novità che il Trattato ci riserva. Anche se i testi possono rivelarsi difficili da leggere, quello che conta alla fine è il loro contenuto e questo va a favore chiaramente di un’Unio­ne più forte a tutela dei propri cittadini attraverso un ruolo più incisivo sulla scena mondiale, migliori garanzie e strumenti nel campo della difesa e della sicurezza, della giustizia e della lotta al crimine. Inoltre, si prospetta un impegno concreto per la lotta ai cambiamenti climatici e la sicurezza energetica, una clausola per la solidarietà tra gli stati membri.
Ce n’è davvero tanto e la sfida che sta davanti alle istituzioni europee e, in particolare, alla Commissione è di far capire ai cittadini l’importanza di questo cambiamento. Nella qualità di Direttore della Rappresentanza in Italia della Com­mis­sio­ne eu­ropea, vi posso assicurare che faremo la nostra parte con impegno e convinzione.                                                                                                                     
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