IL 2010, L'ANNO EUROPEO DELLA LOTTA A POVERTA' ED ESCLUSIONE SOCIALE
Archivio > Anno 2009 > Dicembre 2009
di Teresa Maria MOSCHETTA
La
povertà e l’esclusione sociale costituiscono un fondamentale
impedimento per la realizzazione della personalità di ogni singolo
individuo, ne ostacolano la partecipazione attiva nel contesto sociale
di appartenenza e producono un impatto negativo per lo sviluppo socio
economico generale. Sin dal 1983, la Comunità europea organizza campagne
di sensibilizzazione annuali volte a porre all’attenzione dei governi e
dell’opinione pubblica tematiche di particolare rilievo per il
perseguimento degli obiettivi comunitari, informando i cittadini e
stimolando il dialogo tra le parti sociali ed i governi degli Stati
membri. Esempi recenti di tali iniziative sono le celebrazioni dell’Anno
europeo per la mobilità dei lavoratori, nel 2006, dell’Anno europeo
sulle pari opportunità, nel 2007, e dell’Anno europeo sul dialogo
multiculturale, nel 2008.
Il 2010 sarà l’Anno europeo dedicato alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Si tratta di una tematica di particolare rilievo che rientra tra gli obiettivi di sviluppo economico e di coesione sociale previsti dal Trattato sull’Unione europea e ribaditi chiaramente dal Trattato di Lisbona dove viene ancora una volta sottolineato il ruolo che l’Unione è chiamata a svolgere nella lotta contro l’esclusione sociale e le discriminazioni e nella promozione della giustizia e della protezione sociale, della parità tra donne e uomini, della solidarietà tra le generazioni e della tutela dei diritti del minore.
Interventi e politiche meramente nazionali si sono, infatti, mostrate ampiamente inadeguate ad affrontare questo tipo di problematiche che richiedono un approccio coordinato a livello europeo. Come noto, la maggior parte dei paesi membri dell’Unione europea prevede sistemi previdenziali e di assistenza sociale abbastanza sviluppati ed evoluti. Nonostante questo dato incoraggiante, la povertà e l’esclusione sociale costituiscono ancora problemi aperti che contrastano con i valori comuni di solidarietà e giustizia sociale e che richiedono risposte concrete e coordinate. A questo fine, già nel marzo 2000, i capi stato e di Governo dei paesi dell’Unione hanno deciso di dar luogo, nell’ambito della Strategia di Lisbona, ad iniziative volte a sradicare la povertà in Europa. Gli sforzi profusi, tuttavia, non hanno raggiunto i risultati sperati.
Come emerge da uno studio condotto dalla Commissione europea, intitolato "Monitoring Progress towards the objectives of the European Strategy for Social Protection ed Social Inclusion" e pubblicato il 16 ottobre 2008, il 16% della popolazione dell’Unione europea vive al di sotto della soglia di povertà. Si tratta di settantanove milioni di europei che vivono con meno del 60% delle entrate medie dei rispettivi paesi. Nonostante i progressi compiuti nel mercato del lavoro, il 9,3% degli adulti in età lavorativa è inserito in un contesto famigliare in cui nessuno dei componenti lavora e l’8% di coloro che hanno un lavoro vive sotto la soglia della povertà.
Questa situazione produce un notevole impatto sulla condizione dei bambini; attualmente diciannove milioni di bambini, ossia il 19% dei minori in Europa, vive in condizioni di povertà o a rischio povertà con riflessi negativi sul loro sviluppo socio educativo. Eccezioni a questo dato generalizzato si rinvengono nei Paesi nordici, in Grecia, Cipro e Slovenia. I fattori che incidono sostanzialmente sulla situazione di indigenza dei piccoli sono l’inserimento nel mercato del lavoro dei loro genitori e l’efficacia di interventi statali volti a sostenere le entrate dei nuclei famigliari ed ad offrire altri servizi di supporto soprattutto alle famiglie composte da un unico genitore. In questo caso, infatti, il numero dei minori a rischio sale al 32%.
Gli standard di vita delle persone povere varia sensibilmente da paese a paese. Negli Stati Baltici, Ungheria, Polonia e Slovacchia, le persone a rischio povertà vivono con meno di duecento euro al mese, mentre in Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Finlandia e Regno Unito la soglia di povertà si attesta a novecento euro mensili. Tenuto conto delle differenze nel costo della vita si può dire che le entrate delle persone che vivono in condizioni di povertà variano da duecento euro a ottocentonovanta euro mensili. I trasferimenti sociali previsti dai sistemi previdenziali nazionali riducono in media il rischio povertà del 38% ma questo dato varia ancora una volta da paese a paese, andando da una riduzione del 50% in paesi come la Repubblica Ceca, la Germania, i Paesi Bassi, la Slovenia ed i Paesi nordici in generale ad una riduzione del 18% in paesi meno virtuosi come Bulgaria, Grecia, Spagna ed Italia.
A questi dati allarmanti va aggiunto il progressivo invecchiamento della popolazione in tutti i Paesi membri ed il fenomeno migratorio. Come noto, negli ultimi due decenni l’aspettativa di vita nei paesi dell’Unione europea è aumentata, sia per gli uomini che per le donne, con un guadagno in termini di longevità di cerca quattro o cinque anni. Attualmente i sistemi pensionistici nazionali, sono volti a contrastare la povertà tra gli anziani e le persone con più di sessantacinque anni dispongono in media di entrate che rappresentano l’85% di quelle dei giovani, con oscillazioni che vanno dal 57% a Cipro al 100% in Polonia. Ciononostante, una donna anziana incontra un maggior rischio di povertà rispetto ad un coetaneo uomo. La sostenibilità dei regimi pensionistici richiede una generale estensione del periodo di vita lavorativa con inevitabili effetti sull’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro già intasato da fenomeni demografici e sociali. Per quel che concerne poi la condizione degli immigrati, il tasso di occupazione delle persone nate fuori dai paesi dell’Unione europea è di circa tre punti percentuali più basso rispetto al livello di occupazione della popolazione locale, venendo ad incidere sostanzialmente sul generale tasso di povertà dei residenti nei paesi dell’UE.
Il quadro prospettato sulle condizioni di indigenza di ampie fasce della popolazione europea costituisce il presupposto analitico del Documento quadro strategico recentemente approvato dalla Commissione europea al fine di determinare le priorità e gli orientamenti per le attività dell’Anno europeo 2010. Il documento in questione individua quattro obiettivi chiave che gli organismi nazionali di attuazione e gli altri soggetti attivi nei settori coinvolti nella lotta alla povertà devono impegnarsi a perseguire nonché gli strumenti operativi che verranno posti in essere e la copertura finanziaria delle diverse iniziative ed attività rilevanti.
Le linee guida e gli obiettivi che dovranno orientare le iniziative degli organismi nazionali di attuazione sono il riconoscimento dei diritti, la responsabilità condivisa e la partecipazione, la coesione e l’impegno ad azioni concrete. Con riferimento al primo degli obiettivi citati, il documento sottolineata l’importanza del riconoscimento del diritto fondamentale delle persone in condizioni di povertà ed emarginazione a vivere dignitosamente ed a sentirsi parte della società. A questo fine, l’Anno europeo 2010 dovrà essere volto a sensibilizzare maggiormente il pubblico alla situazione delle persone in condizioni di povertà, contribuendo a combattere gli stereotipi e la stigmatizzazione, nonché ad agevolare l’esercizio dei diritti sociali, economici e culturali ed un più efficace accesso a risorse sufficienti ed a servizi di qualità.
Un aspetto strettamente complementare al riconoscimento dei diritti, sarà la promozione della partecipazione pubblica alle politiche ed alle azioni di inclusione sociale, sottolineando la responsabilità collettiva e individuale nella lotta alla povertà ed alla esclusione sociale e l’importanza di promuovere e sostenere le attività di volontariato, creando possibilità di partecipazione per tutti i cittadini.
Una società più coesa che consente l’equità distributiva e l’inserimento sociale di tutte le persone costituisce poi un presupposto fondamentale per la lotta alla povertà. L’Anno europeo 2010 mirerà pertanto a promuovere una società che sostenga la qualità della vita, il benessere sociale e le pari opportunità per tutti e che garantisca lo sviluppo sostenibile e la solidarietà intergenerazionale e intragenerazionale nonché la coerenza politica dell’azione intrapresa dall’Unione europea su scala mondiale.
Sotto quest’ultimo profilo, infine, l’Anno europeo rafforzerà l’impegno politico dell’Unione europea e dei suoi Stati membri nell’ambito dei negoziati OMC in materia di protezione sociale ed inclusione sociale, richiamando l’attenzione politica e mobilitando tutte le parti interessate su questa fondamentale tematica, strettamente connessa alle questioni inerenti allo sviluppo economico globale.
Gli strumenti operativi previsti per la promozione degli obiettivi individuati confluiranno nell’organizzazione di campagne di sensibilizzazione, conferenze, dibatti e concorsi che portino al centro della discussione politica le questioni concernenti la povertà e pongano in rilievo i risultati positivi raggiunti, individuando modelli di intervento virtuosi.
Le diverse attività intraprese si ispireranno ai principi della decentralizzazione e del coordinamento. Ciascuno Stato membro svilupperà un programma nazionale per adattare le linee guida elaborate a livello europeo alle specifiche caratteristiche socio assistenziali di ciascun paese e provvederà alla creazione di un apposito organismo di attuazione nazionale. Il coordinamento tra le diverse attività intraprese a livello nazionale sarà assicurato dalla creazione di un Comitato di rappresentanti degli Stati membri che assisterà la Commissione nella supervisione ed attuazione delle iniziative promosse nell’ambito dell’Anno europeo 2010. L’ampia diffusione dei risultati ottenuti sarà perseguita mediante pubblicazioni periodiche della Commissione europea e la creazione di un sito web. La copertura finanziaria di tali progetti sarà di circa ventisei milioni di euro, più eventuali integrazioni da parte di finanziamenti privati.
L’Anno europeo 2010 prende avvio con l’auspicio di dare un adeguato rilievo nel dibattito politico alle problematiche inerenti alla povertà ed all’esclusione sociale in un’ottica non meramente assistenziale che sappia cogliere la centralità della lotta alla povertà nella realizzazione delle politiche di sviluppo e stabilità economica promosse non solo a livello europeo ma anche mondiale.
Il 2010 sarà l’Anno europeo dedicato alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Si tratta di una tematica di particolare rilievo che rientra tra gli obiettivi di sviluppo economico e di coesione sociale previsti dal Trattato sull’Unione europea e ribaditi chiaramente dal Trattato di Lisbona dove viene ancora una volta sottolineato il ruolo che l’Unione è chiamata a svolgere nella lotta contro l’esclusione sociale e le discriminazioni e nella promozione della giustizia e della protezione sociale, della parità tra donne e uomini, della solidarietà tra le generazioni e della tutela dei diritti del minore.
Interventi e politiche meramente nazionali si sono, infatti, mostrate ampiamente inadeguate ad affrontare questo tipo di problematiche che richiedono un approccio coordinato a livello europeo. Come noto, la maggior parte dei paesi membri dell’Unione europea prevede sistemi previdenziali e di assistenza sociale abbastanza sviluppati ed evoluti. Nonostante questo dato incoraggiante, la povertà e l’esclusione sociale costituiscono ancora problemi aperti che contrastano con i valori comuni di solidarietà e giustizia sociale e che richiedono risposte concrete e coordinate. A questo fine, già nel marzo 2000, i capi stato e di Governo dei paesi dell’Unione hanno deciso di dar luogo, nell’ambito della Strategia di Lisbona, ad iniziative volte a sradicare la povertà in Europa. Gli sforzi profusi, tuttavia, non hanno raggiunto i risultati sperati.
Come emerge da uno studio condotto dalla Commissione europea, intitolato "Monitoring Progress towards the objectives of the European Strategy for Social Protection ed Social Inclusion" e pubblicato il 16 ottobre 2008, il 16% della popolazione dell’Unione europea vive al di sotto della soglia di povertà. Si tratta di settantanove milioni di europei che vivono con meno del 60% delle entrate medie dei rispettivi paesi. Nonostante i progressi compiuti nel mercato del lavoro, il 9,3% degli adulti in età lavorativa è inserito in un contesto famigliare in cui nessuno dei componenti lavora e l’8% di coloro che hanno un lavoro vive sotto la soglia della povertà.
Questa situazione produce un notevole impatto sulla condizione dei bambini; attualmente diciannove milioni di bambini, ossia il 19% dei minori in Europa, vive in condizioni di povertà o a rischio povertà con riflessi negativi sul loro sviluppo socio educativo. Eccezioni a questo dato generalizzato si rinvengono nei Paesi nordici, in Grecia, Cipro e Slovenia. I fattori che incidono sostanzialmente sulla situazione di indigenza dei piccoli sono l’inserimento nel mercato del lavoro dei loro genitori e l’efficacia di interventi statali volti a sostenere le entrate dei nuclei famigliari ed ad offrire altri servizi di supporto soprattutto alle famiglie composte da un unico genitore. In questo caso, infatti, il numero dei minori a rischio sale al 32%.
Gli standard di vita delle persone povere varia sensibilmente da paese a paese. Negli Stati Baltici, Ungheria, Polonia e Slovacchia, le persone a rischio povertà vivono con meno di duecento euro al mese, mentre in Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Finlandia e Regno Unito la soglia di povertà si attesta a novecento euro mensili. Tenuto conto delle differenze nel costo della vita si può dire che le entrate delle persone che vivono in condizioni di povertà variano da duecento euro a ottocentonovanta euro mensili. I trasferimenti sociali previsti dai sistemi previdenziali nazionali riducono in media il rischio povertà del 38% ma questo dato varia ancora una volta da paese a paese, andando da una riduzione del 50% in paesi come la Repubblica Ceca, la Germania, i Paesi Bassi, la Slovenia ed i Paesi nordici in generale ad una riduzione del 18% in paesi meno virtuosi come Bulgaria, Grecia, Spagna ed Italia.
A questi dati allarmanti va aggiunto il progressivo invecchiamento della popolazione in tutti i Paesi membri ed il fenomeno migratorio. Come noto, negli ultimi due decenni l’aspettativa di vita nei paesi dell’Unione europea è aumentata, sia per gli uomini che per le donne, con un guadagno in termini di longevità di cerca quattro o cinque anni. Attualmente i sistemi pensionistici nazionali, sono volti a contrastare la povertà tra gli anziani e le persone con più di sessantacinque anni dispongono in media di entrate che rappresentano l’85% di quelle dei giovani, con oscillazioni che vanno dal 57% a Cipro al 100% in Polonia. Ciononostante, una donna anziana incontra un maggior rischio di povertà rispetto ad un coetaneo uomo. La sostenibilità dei regimi pensionistici richiede una generale estensione del periodo di vita lavorativa con inevitabili effetti sull’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro già intasato da fenomeni demografici e sociali. Per quel che concerne poi la condizione degli immigrati, il tasso di occupazione delle persone nate fuori dai paesi dell’Unione europea è di circa tre punti percentuali più basso rispetto al livello di occupazione della popolazione locale, venendo ad incidere sostanzialmente sul generale tasso di povertà dei residenti nei paesi dell’UE.
Il quadro prospettato sulle condizioni di indigenza di ampie fasce della popolazione europea costituisce il presupposto analitico del Documento quadro strategico recentemente approvato dalla Commissione europea al fine di determinare le priorità e gli orientamenti per le attività dell’Anno europeo 2010. Il documento in questione individua quattro obiettivi chiave che gli organismi nazionali di attuazione e gli altri soggetti attivi nei settori coinvolti nella lotta alla povertà devono impegnarsi a perseguire nonché gli strumenti operativi che verranno posti in essere e la copertura finanziaria delle diverse iniziative ed attività rilevanti.
Le linee guida e gli obiettivi che dovranno orientare le iniziative degli organismi nazionali di attuazione sono il riconoscimento dei diritti, la responsabilità condivisa e la partecipazione, la coesione e l’impegno ad azioni concrete. Con riferimento al primo degli obiettivi citati, il documento sottolineata l’importanza del riconoscimento del diritto fondamentale delle persone in condizioni di povertà ed emarginazione a vivere dignitosamente ed a sentirsi parte della società. A questo fine, l’Anno europeo 2010 dovrà essere volto a sensibilizzare maggiormente il pubblico alla situazione delle persone in condizioni di povertà, contribuendo a combattere gli stereotipi e la stigmatizzazione, nonché ad agevolare l’esercizio dei diritti sociali, economici e culturali ed un più efficace accesso a risorse sufficienti ed a servizi di qualità.
Un aspetto strettamente complementare al riconoscimento dei diritti, sarà la promozione della partecipazione pubblica alle politiche ed alle azioni di inclusione sociale, sottolineando la responsabilità collettiva e individuale nella lotta alla povertà ed alla esclusione sociale e l’importanza di promuovere e sostenere le attività di volontariato, creando possibilità di partecipazione per tutti i cittadini.
Una società più coesa che consente l’equità distributiva e l’inserimento sociale di tutte le persone costituisce poi un presupposto fondamentale per la lotta alla povertà. L’Anno europeo 2010 mirerà pertanto a promuovere una società che sostenga la qualità della vita, il benessere sociale e le pari opportunità per tutti e che garantisca lo sviluppo sostenibile e la solidarietà intergenerazionale e intragenerazionale nonché la coerenza politica dell’azione intrapresa dall’Unione europea su scala mondiale.
Sotto quest’ultimo profilo, infine, l’Anno europeo rafforzerà l’impegno politico dell’Unione europea e dei suoi Stati membri nell’ambito dei negoziati OMC in materia di protezione sociale ed inclusione sociale, richiamando l’attenzione politica e mobilitando tutte le parti interessate su questa fondamentale tematica, strettamente connessa alle questioni inerenti allo sviluppo economico globale.
Gli strumenti operativi previsti per la promozione degli obiettivi individuati confluiranno nell’organizzazione di campagne di sensibilizzazione, conferenze, dibatti e concorsi che portino al centro della discussione politica le questioni concernenti la povertà e pongano in rilievo i risultati positivi raggiunti, individuando modelli di intervento virtuosi.
Le diverse attività intraprese si ispireranno ai principi della decentralizzazione e del coordinamento. Ciascuno Stato membro svilupperà un programma nazionale per adattare le linee guida elaborate a livello europeo alle specifiche caratteristiche socio assistenziali di ciascun paese e provvederà alla creazione di un apposito organismo di attuazione nazionale. Il coordinamento tra le diverse attività intraprese a livello nazionale sarà assicurato dalla creazione di un Comitato di rappresentanti degli Stati membri che assisterà la Commissione nella supervisione ed attuazione delle iniziative promosse nell’ambito dell’Anno europeo 2010. L’ampia diffusione dei risultati ottenuti sarà perseguita mediante pubblicazioni periodiche della Commissione europea e la creazione di un sito web. La copertura finanziaria di tali progetti sarà di circa ventisei milioni di euro, più eventuali integrazioni da parte di finanziamenti privati.
L’Anno europeo 2010 prende avvio con l’auspicio di dare un adeguato rilievo nel dibattito politico alle problematiche inerenti alla povertà ed all’esclusione sociale in un’ottica non meramente assistenziale che sappia cogliere la centralità della lotta alla povertà nella realizzazione delle politiche di sviluppo e stabilità economica promosse non solo a livello europeo ma anche mondiale.