GLI ORIENTAMENTI INTEGRATI DI EUROPA 2020
Archivio > Anno 2010 > Dicembre 2010
di M. Irene PAOLINO
A
norma del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, le politiche
economiche degli Stati membri dell’UE sono considerate una questione di
interesse comune e vengono coordinate nell’ambito del Consiglio. Due
articoli del trattato dispongono che il Consiglio adotti indirizzi di
massima per le politiche economiche (articolo 121 TFUE) e orientamenti
in materia di occupazione (articolo 148 TFUE), specificando che i
secondi devono essere coerenti con i primi. Su queste basi giuridiche,
gli orientamenti per l’occupazione e gli indirizzi per le politiche
economiche sono presentati come due strumenti giuridici distinti, ma
strettamente interconnessi:
– una raccomandazione del Consiglio relativa agli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e dell’Unione - (Parte I degli orientamenti integrati di Europa 2020);
– una decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (Parte II degli orientamenti integrati di Europa 2020).
La crisi economico-finanziaria iniziata nel 2008 non solo ha rimesso in discussione i progressi sociali ed economici compiuti nell’ambito della strategia di Lisbona, ma ha dimostrato anche la stretta interdipendenza fra le economie ed il mercato del lavoro negli Stati membri. In particolare, il piano di ripresa economica elaborato per affrontare la crisi, mediante lo stimolo del bilancio coordinato e la stabilità macroeconomica garantita dall’euro, ha dimostrato che, se rafforzato, il coordinamento delle politiche economiche a livello europeo (il patto di stabilità e crescita) può consentire di far fronte alla crisi ma soprattutto ha evidenziato l’importanza che la ripresa economica, avviata nel 2010, debba accompagnarsi ad una serie di riforme strutturali, necessarie per assicurare lo sviluppo sostenibile dell’UE nel prossimo decennio.
A tal fine, lo scorso marzo la Commissione europea ha adottato “Europa 2020”, una nuova strategia per l’occupazione e la crescita, che dovrebbe permettere all’Europa di uscire dalla crisi (COM(2010) 2020). Gli obiettivi proposti nell’ambito di tale strategia rientrano in tre priorità, che dovrebbero far progredire l’economia europea verso una “crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva”. Le tre priorità di Europa 2020 si rafforzano a vicenda:
– crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione;
– crescita sostenibile: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;
– crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.
Ciascuna priorità sarà affrontata in sette iniziative faro che saranno realizzate attraverso la mobilitazione di tutti gli strumenti e le risorse disponibili. Il primo passo di Europa 2020 dovrebbe essere quello di traghettare l’Europa fuori dall’attuale crisi economica, concentrando le diverse politiche e i diversi strumenti di aiuto e promuovendo, nel contempo, un coordinamento più forte delle politiche economiche. Il punto di forza di Europa 2020 è proprio quello di un maggior coordinamento delle politiche economiche e di una maggiore concentrazione sui settori chiave, in cui occorre intervenire per incentivare il potenziale di crescita sostenibile e di competitività dell’Europa. Gli orientamenti integrati (che integrano appunto gli orientamenti in materia di occupazione – orientamenti 6, 7, 8, 9 Decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione - e gli indirizzi di massima per le politiche economiche – orientamenti 1, 2, 3, 4, 5, 6 Raccomandazione del Consiglio sugli orientamenti di massima per le politiche economiche degli Stati membri e dell’Unione) elaborati nell’ambito di tale nuova strategia sono stati ridotti, così com’è gli obiettivi, che costituiscono i traguardi comuni su cui sia gli Stati membri che l’Unione devono basare la loro azione. L’esperienza, infatti, ha dimostrato che il fallimento della strategia di Lisbona è legato, oltre che alla mancata implementazione delle politiche da parte degli Stati membri e al perseguimento di obiettivi nazionali spesso divergenti tra i diversi Paesi, anche a obiettivi troppo ambiziosi e lontani, priorità non sufficientemente chiare, collegamenti tra gli orientamenti non abbastanza forti.
Per garantire maggiore coerenza e chiarezza, grazie anche alla loro natura integrata, gli “orientamenti integrati di Europa 2020” definiscono, rispecchiando le conclusioni del Consiglio europeo, il quadro di attuazione delle riforme a livello degli Stati membri e dell’UE. Le politiche nazionali e dell’UE dovranno contribuire al conseguimento degli obiettivi strategici di Europa 2020 e l’applicazione sincronizzata degli orientamenti permetterà agli Stati membri di beneficiare degli effetti positivi del coordinamento delle riforme strutturali, specialmente nei Paesi della zona euro.
Su queste basi, gli Stati membri dovranno elaborare programmi nazionali di riforma in cui dovranno illustrare le azioni che intendono intraprendere nell’ambito della nuova strategia, in particolare gli sforzi diretti a conseguire i traguardi nazionali. I programmi nazionali di riforma, infatti, dovranno garantire la stabilità macroeconomica e la sostenibilità delle finanze pubbliche, migliorare la competitività e le prestazioni del mercato del lavoro, ridurre gli squilibri macroeconomici. Basandosi sul monitoraggio della Commissione, il Consiglio europeo valuterà i progressi globali registrati a livello nazionale e dell’UE, analizzando simultaneamente gli sviluppi in termini macroeconomici, strutturali e di competitività e la stabilità finanziaria.
Una volta superate le incertezze economiche e ripristinata la stabilità finanziaria, occorrerà ritirare le misure temporanee di sostegno adottate in risposta alla crisi, riattivando le condizioni per una crescita e un’occupazione sostenibili. Pertanto, la strategia europea implica il progressivo ritiro del sostegno anti-crisi inteso come strumento a breve termine e l’introduzione di riforme a medio e lungo termine, volte a promuovere la sostenibilità delle finanze pubbliche ed a incentivare il potenziale di crescita.
Come priorità immediata per raggiungere tali risultati, la Commissione adotterà, quindi, una governance economica più forte che poggerà su due pilastri: l’approccio tematico, come sopra descritto, che combina priorità e obiettivi principali, e le relazioni sui progressi nei singoli Paesi, che aiuteranno gli Stati membri a elaborare le proprie strategie per ripristinare la sostenibilità della crescita e delle finanze pubbliche.
Altro elemento di forza della strategia è rappresentato dall’approccio di partenariato, per cui il Consiglio europeo si assumerà la piena titolarità della nuova strategia, la Commissione valuterà i progressi verso il conseguimento degli obiettivi e presenterà le proposte necessarie per orientare gli interventi, il Parlamento europeo, infine, fungerà da colegislatore per le iniziative principali e avrà un ruolo determinante per mobilitare i comitati europei, i parlamenti nazionali, le autorità nazionali, regionali e locali, le parti sociali, la società civile, affinché tutti collaborino all’elaborazione, all’attuazione e alla comunicazione delle riforme.
Vediamo nel dettaglio quali sono questi nuovi orientamenti integrati.
Orientamento 1: garantire la qualità e la sostenibilità delle finanze pubbliche. Gli Stati membri dovrebbero attuare il risanamento del bilancio, applicando le procedure per i disavanzi eccessivi. La maggior parte degli Stati membri deve raggiungere un risanamento di gran lunga superiore al parametro dello 0,5 % del prodotto interno lordo (PIL) all’anno in termini strutturali. Le riduzioni di spesa non dovrebbero intaccare le voci che stimolano la crescita, in settori quali istruzione, ricerca e sviluppo (R&S), innovazione e investimenti nelle reti (es. internet ad alta velocità, energia, interconnessioni e infrastrutture di trasporto).
Orientamento 2: ovviare agli squilibri macroeconomici. Gli Stati membri dovrebbero scongiurare gli squilibri macroeconomici non sostenibili e affrontare il problema alla radice mediante interventi, ad esempio, a livello di politica di bilancio, andamento salariale, riforme strutturali connesse ai mercati dei prodotti e dei servizi finanziari, mercati occupazionali o altri settori strategici. Ovviare agli squilibri macroeconomici contribuirà anche a conseguire la coesione economica.
Orientamento 3: ridurre gli squilibri nell’area dell’euro. Sono necessari interventi in tutti gli Stati membri della zona euro, ma la natura, la gravità e l’urgenza delle problematiche variano sensibilmente secondo i paesi. Negli Stati membri che presentano costantemente notevoli disavanzi della bilancia commerciale e gravi perdite di competitività l’intervento politico è urgente.
Orientamento 4: ottimizzare il sostegno alla R&S e all’innovazione, rafforzare il triangolo della conoscenza e sfruttare il potenziale dell’economia digitale. Gli Stati membri dovrebbero rivedere i sistemi di R&S e innovazione nazionali e regionali, garantendo condizioni generali adeguate ed efficaci per gli investimenti pubblici. Le riforme dovrebbero favorire l’eccellenza e la specializzazione, promuovere l’integrità scientifica, intensificare la cooperazione tra università, centri di ricerca, settore pubblico, privati e terzo settore, sviluppare infrastrutture e reti, promuovere l’attrattività delle carriere, la mobilità dei ricercatori, degli studenti.
Orientamento 5: migliorare l’efficienza sotto il profilo delle risorse e ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Gli Stati membri e l’Unione dovrebbero varare misure volte a promuovere la scissione della crescita economica dall’uso delle risorse, utilizzando in modo più efficiente le risorse naturali, per prevenire il degrado ambientale e preservare la biodiversità. Dovrebbero servirsi degli strumenti normativi, non normativi e di bilancio, per incentivare una transizione economicamente efficace dei modelli di produzione e di consumo con l’uso di tecnologie a bassa emissione di CO2, promuovere il riciclaggio, l’efficienza energetica, trasporti rispettosi dell’ambiente, l’eco-innovazione, l’uso dell’energia rinnovabile.
Orientamento 6: migliorare il clima per le imprese e i consumatori e modernizzare la base industriale. Gli Stati membri dovrebbero garantire nell’interesse di cittadini, consumatori e imprese, mercati efficienti, aperti e concorrenziali per i beni e i servizi, in particolare nel settore finanziario, migliorare il clima imprenditoriale ammodernando la PA, migliorando l’amministrazione d’impresa, eliminando gli ostacoli al mercato interno e gli oneri amministrativi inutili, sviluppando servizi interoperabili di pubblica amministrazione elettronica, agevolando l’accesso delle imprese ai finanziamenti, l’accesso e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, sostenendo l’internazionalizzazione delle PMI e promuovendo l’imprenditorialità, anche femminile.
Orientamento 7: aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e ridurre la disoccupazione strutturale. Gli Stati membri dovrebbero aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e combattere la segmentazione, l’inattività e la disuguaglianza di genere, introdurre una combinazione di forme contrattuali flessibili ed affidabili. Dovrebbero promuovere la parità di retribuzione e l’integrazione nel mercato del lavoro dei giovani, dei disabili, degli immigrati regolari e degli altri gruppi vulnerabili, mediante politiche che prevedano fornitura di servizi di assistenza a prezzi accessibili e innovazione nell’organizzazione del lavoro, rivolto in particolare ai giovani, ai lavoratori anziani e alle donne.
Orientamento 8: disporre di una forza lavoro qualificata conforme alle esigenze del mercato occupazionale, promuovendo la qualità del lavoro e la formazione continua. Gli Stati membri dovrebbero promuovere un’istruzione iniziale di alta qualità e una formazione professionale attraente, integrate con incentivi all’apprendimento permanente, sia degli occupati che dei disoccupati, favorire il riconoscimento delle competenze acquisite, rimuovere gli ostacoli alla mobilità professionale e geografica dei lavoratori, promuovere l’acquisizione di competenze trasversali per sostenere la creatività, l’innovazione e l’imprenditorialità, sostenere i lavoratori con competenze professionali scarse e obsolete e i lavoratori più anziani.
Orientamento 9: migliorare l’efficacia dei sistemi d’istruzione e formazione a tutti i livelli e aumentare la partecipazione all’insegnamento superiore. Gli Stati membri dovrebbero innalzare il livello di competenza della forza lavoro, per soddisfare le esigenze dei moderni mercati del lavoro. Le iniziative dovrebbero interessare tutti i settori (dall’istruzione primaria fino alla formazione professionale degli adulti), oltre che l’apprendimento in contesti informali e non formali.
Orientamento 10: promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà. Gli Stati membri dovrebbero attuare misure antidiscriminatorie efficaci, sistemi di protezione sociale, le politiche attive di inclusione, dovrebbero fornire un sostegno del reddito e servizi adeguati e finanziariamente sostenibili, in particolare durante le transizioni per ridurre la povertà fra i gruppi maggiormente a rischio d’esclusione sociale: famiglie monoparentali, minoranze, compresi i rom, disabili, bambini, giovani, anziani, immigrati regolari e senzatetto, promuovere l’economia e l’innovazione sociale a sostegno delle persone più vulnerabili.
– una raccomandazione del Consiglio relativa agli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e dell’Unione - (Parte I degli orientamenti integrati di Europa 2020);
– una decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (Parte II degli orientamenti integrati di Europa 2020).
La crisi economico-finanziaria iniziata nel 2008 non solo ha rimesso in discussione i progressi sociali ed economici compiuti nell’ambito della strategia di Lisbona, ma ha dimostrato anche la stretta interdipendenza fra le economie ed il mercato del lavoro negli Stati membri. In particolare, il piano di ripresa economica elaborato per affrontare la crisi, mediante lo stimolo del bilancio coordinato e la stabilità macroeconomica garantita dall’euro, ha dimostrato che, se rafforzato, il coordinamento delle politiche economiche a livello europeo (il patto di stabilità e crescita) può consentire di far fronte alla crisi ma soprattutto ha evidenziato l’importanza che la ripresa economica, avviata nel 2010, debba accompagnarsi ad una serie di riforme strutturali, necessarie per assicurare lo sviluppo sostenibile dell’UE nel prossimo decennio.
A tal fine, lo scorso marzo la Commissione europea ha adottato “Europa 2020”, una nuova strategia per l’occupazione e la crescita, che dovrebbe permettere all’Europa di uscire dalla crisi (COM(2010) 2020). Gli obiettivi proposti nell’ambito di tale strategia rientrano in tre priorità, che dovrebbero far progredire l’economia europea verso una “crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva”. Le tre priorità di Europa 2020 si rafforzano a vicenda:
– crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione;
– crescita sostenibile: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;
– crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.
Ciascuna priorità sarà affrontata in sette iniziative faro che saranno realizzate attraverso la mobilitazione di tutti gli strumenti e le risorse disponibili. Il primo passo di Europa 2020 dovrebbe essere quello di traghettare l’Europa fuori dall’attuale crisi economica, concentrando le diverse politiche e i diversi strumenti di aiuto e promuovendo, nel contempo, un coordinamento più forte delle politiche economiche. Il punto di forza di Europa 2020 è proprio quello di un maggior coordinamento delle politiche economiche e di una maggiore concentrazione sui settori chiave, in cui occorre intervenire per incentivare il potenziale di crescita sostenibile e di competitività dell’Europa. Gli orientamenti integrati (che integrano appunto gli orientamenti in materia di occupazione – orientamenti 6, 7, 8, 9 Decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione - e gli indirizzi di massima per le politiche economiche – orientamenti 1, 2, 3, 4, 5, 6 Raccomandazione del Consiglio sugli orientamenti di massima per le politiche economiche degli Stati membri e dell’Unione) elaborati nell’ambito di tale nuova strategia sono stati ridotti, così com’è gli obiettivi, che costituiscono i traguardi comuni su cui sia gli Stati membri che l’Unione devono basare la loro azione. L’esperienza, infatti, ha dimostrato che il fallimento della strategia di Lisbona è legato, oltre che alla mancata implementazione delle politiche da parte degli Stati membri e al perseguimento di obiettivi nazionali spesso divergenti tra i diversi Paesi, anche a obiettivi troppo ambiziosi e lontani, priorità non sufficientemente chiare, collegamenti tra gli orientamenti non abbastanza forti.
Per garantire maggiore coerenza e chiarezza, grazie anche alla loro natura integrata, gli “orientamenti integrati di Europa 2020” definiscono, rispecchiando le conclusioni del Consiglio europeo, il quadro di attuazione delle riforme a livello degli Stati membri e dell’UE. Le politiche nazionali e dell’UE dovranno contribuire al conseguimento degli obiettivi strategici di Europa 2020 e l’applicazione sincronizzata degli orientamenti permetterà agli Stati membri di beneficiare degli effetti positivi del coordinamento delle riforme strutturali, specialmente nei Paesi della zona euro.
Su queste basi, gli Stati membri dovranno elaborare programmi nazionali di riforma in cui dovranno illustrare le azioni che intendono intraprendere nell’ambito della nuova strategia, in particolare gli sforzi diretti a conseguire i traguardi nazionali. I programmi nazionali di riforma, infatti, dovranno garantire la stabilità macroeconomica e la sostenibilità delle finanze pubbliche, migliorare la competitività e le prestazioni del mercato del lavoro, ridurre gli squilibri macroeconomici. Basandosi sul monitoraggio della Commissione, il Consiglio europeo valuterà i progressi globali registrati a livello nazionale e dell’UE, analizzando simultaneamente gli sviluppi in termini macroeconomici, strutturali e di competitività e la stabilità finanziaria.
Una volta superate le incertezze economiche e ripristinata la stabilità finanziaria, occorrerà ritirare le misure temporanee di sostegno adottate in risposta alla crisi, riattivando le condizioni per una crescita e un’occupazione sostenibili. Pertanto, la strategia europea implica il progressivo ritiro del sostegno anti-crisi inteso come strumento a breve termine e l’introduzione di riforme a medio e lungo termine, volte a promuovere la sostenibilità delle finanze pubbliche ed a incentivare il potenziale di crescita.
Come priorità immediata per raggiungere tali risultati, la Commissione adotterà, quindi, una governance economica più forte che poggerà su due pilastri: l’approccio tematico, come sopra descritto, che combina priorità e obiettivi principali, e le relazioni sui progressi nei singoli Paesi, che aiuteranno gli Stati membri a elaborare le proprie strategie per ripristinare la sostenibilità della crescita e delle finanze pubbliche.
Altro elemento di forza della strategia è rappresentato dall’approccio di partenariato, per cui il Consiglio europeo si assumerà la piena titolarità della nuova strategia, la Commissione valuterà i progressi verso il conseguimento degli obiettivi e presenterà le proposte necessarie per orientare gli interventi, il Parlamento europeo, infine, fungerà da colegislatore per le iniziative principali e avrà un ruolo determinante per mobilitare i comitati europei, i parlamenti nazionali, le autorità nazionali, regionali e locali, le parti sociali, la società civile, affinché tutti collaborino all’elaborazione, all’attuazione e alla comunicazione delle riforme.
Vediamo nel dettaglio quali sono questi nuovi orientamenti integrati.
Orientamento 1: garantire la qualità e la sostenibilità delle finanze pubbliche. Gli Stati membri dovrebbero attuare il risanamento del bilancio, applicando le procedure per i disavanzi eccessivi. La maggior parte degli Stati membri deve raggiungere un risanamento di gran lunga superiore al parametro dello 0,5 % del prodotto interno lordo (PIL) all’anno in termini strutturali. Le riduzioni di spesa non dovrebbero intaccare le voci che stimolano la crescita, in settori quali istruzione, ricerca e sviluppo (R&S), innovazione e investimenti nelle reti (es. internet ad alta velocità, energia, interconnessioni e infrastrutture di trasporto).
Orientamento 2: ovviare agli squilibri macroeconomici. Gli Stati membri dovrebbero scongiurare gli squilibri macroeconomici non sostenibili e affrontare il problema alla radice mediante interventi, ad esempio, a livello di politica di bilancio, andamento salariale, riforme strutturali connesse ai mercati dei prodotti e dei servizi finanziari, mercati occupazionali o altri settori strategici. Ovviare agli squilibri macroeconomici contribuirà anche a conseguire la coesione economica.
Orientamento 3: ridurre gli squilibri nell’area dell’euro. Sono necessari interventi in tutti gli Stati membri della zona euro, ma la natura, la gravità e l’urgenza delle problematiche variano sensibilmente secondo i paesi. Negli Stati membri che presentano costantemente notevoli disavanzi della bilancia commerciale e gravi perdite di competitività l’intervento politico è urgente.
Orientamento 4: ottimizzare il sostegno alla R&S e all’innovazione, rafforzare il triangolo della conoscenza e sfruttare il potenziale dell’economia digitale. Gli Stati membri dovrebbero rivedere i sistemi di R&S e innovazione nazionali e regionali, garantendo condizioni generali adeguate ed efficaci per gli investimenti pubblici. Le riforme dovrebbero favorire l’eccellenza e la specializzazione, promuovere l’integrità scientifica, intensificare la cooperazione tra università, centri di ricerca, settore pubblico, privati e terzo settore, sviluppare infrastrutture e reti, promuovere l’attrattività delle carriere, la mobilità dei ricercatori, degli studenti.
Orientamento 5: migliorare l’efficienza sotto il profilo delle risorse e ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Gli Stati membri e l’Unione dovrebbero varare misure volte a promuovere la scissione della crescita economica dall’uso delle risorse, utilizzando in modo più efficiente le risorse naturali, per prevenire il degrado ambientale e preservare la biodiversità. Dovrebbero servirsi degli strumenti normativi, non normativi e di bilancio, per incentivare una transizione economicamente efficace dei modelli di produzione e di consumo con l’uso di tecnologie a bassa emissione di CO2, promuovere il riciclaggio, l’efficienza energetica, trasporti rispettosi dell’ambiente, l’eco-innovazione, l’uso dell’energia rinnovabile.
Orientamento 6: migliorare il clima per le imprese e i consumatori e modernizzare la base industriale. Gli Stati membri dovrebbero garantire nell’interesse di cittadini, consumatori e imprese, mercati efficienti, aperti e concorrenziali per i beni e i servizi, in particolare nel settore finanziario, migliorare il clima imprenditoriale ammodernando la PA, migliorando l’amministrazione d’impresa, eliminando gli ostacoli al mercato interno e gli oneri amministrativi inutili, sviluppando servizi interoperabili di pubblica amministrazione elettronica, agevolando l’accesso delle imprese ai finanziamenti, l’accesso e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, sostenendo l’internazionalizzazione delle PMI e promuovendo l’imprenditorialità, anche femminile.
Orientamento 7: aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e ridurre la disoccupazione strutturale. Gli Stati membri dovrebbero aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e combattere la segmentazione, l’inattività e la disuguaglianza di genere, introdurre una combinazione di forme contrattuali flessibili ed affidabili. Dovrebbero promuovere la parità di retribuzione e l’integrazione nel mercato del lavoro dei giovani, dei disabili, degli immigrati regolari e degli altri gruppi vulnerabili, mediante politiche che prevedano fornitura di servizi di assistenza a prezzi accessibili e innovazione nell’organizzazione del lavoro, rivolto in particolare ai giovani, ai lavoratori anziani e alle donne.
Orientamento 8: disporre di una forza lavoro qualificata conforme alle esigenze del mercato occupazionale, promuovendo la qualità del lavoro e la formazione continua. Gli Stati membri dovrebbero promuovere un’istruzione iniziale di alta qualità e una formazione professionale attraente, integrate con incentivi all’apprendimento permanente, sia degli occupati che dei disoccupati, favorire il riconoscimento delle competenze acquisite, rimuovere gli ostacoli alla mobilità professionale e geografica dei lavoratori, promuovere l’acquisizione di competenze trasversali per sostenere la creatività, l’innovazione e l’imprenditorialità, sostenere i lavoratori con competenze professionali scarse e obsolete e i lavoratori più anziani.
Orientamento 9: migliorare l’efficacia dei sistemi d’istruzione e formazione a tutti i livelli e aumentare la partecipazione all’insegnamento superiore. Gli Stati membri dovrebbero innalzare il livello di competenza della forza lavoro, per soddisfare le esigenze dei moderni mercati del lavoro. Le iniziative dovrebbero interessare tutti i settori (dall’istruzione primaria fino alla formazione professionale degli adulti), oltre che l’apprendimento in contesti informali e non formali.
Orientamento 10: promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà. Gli Stati membri dovrebbero attuare misure antidiscriminatorie efficaci, sistemi di protezione sociale, le politiche attive di inclusione, dovrebbero fornire un sostegno del reddito e servizi adeguati e finanziariamente sostenibili, in particolare durante le transizioni per ridurre la povertà fra i gruppi maggiormente a rischio d’esclusione sociale: famiglie monoparentali, minoranze, compresi i rom, disabili, bambini, giovani, anziani, immigrati regolari e senzatetto, promuovere l’economia e l’innovazione sociale a sostegno delle persone più vulnerabili.