MULTILINGUISMO - LA STRATEGIA EUROPEA PER INTEGRARE LE DIVERSITÀ
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di M. Irene PAOLINO
L’Europa
è in procinto di diventare, senza spargimento di sangue, una grande
famiglia... continente dei valori umanistici… della libertà, della
solidarietà e soprattutto della diversità, il che implica il rispetto
per le lingue, la cultura e le tradizioni altrui” (Dichiarazione di
Laeken).Sin dall’inizio, il multilinguismo rappresenta uno dei
principali strumenti del processo di integrazione. Ogni volta che un
nuovo Paese aderisce all’Unione europea, decide quale delle sue lingue
vuole che diventi la sua lingua ufficiale. L’Unione europea è l’unico
organismo internazionale ad operare attualmente addirittura in 23 lingue
ufficiali. Ciò significa che ogni cittadino può dialogare con le
istituzioni comunitarie e può avere accesso a tutta la legislazione
adottata dall’UE nella propria lingua nazionale. L’Unione europea è
fondata infatti sul principio della diversità: diversità di culture, di
usi e costumi, di etnie, di credenze e di lingue.L’articolo 22 della
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, adottata a Nizza nel
2000, dichiara che l’Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e
linguistica, mentre l’articolo 21 vieta qualsiasi forma di
discriminazione, tra cui anche quella fondata sulla lingua. Il rispetto
della diversità linguistica è quindi uno dei valori fondamentali
dell’Unione europea, alla stessa stregua del rispetto dell’individuo,
dell’apertura alle altre culture, della tolleranza e dell’accettazione
degli altri.Il 26 settembre di ogni anno, l’Unione europea celebra la
propria diversità linguistica. Organizzata per la prima volta nel 2001
dalla Commissione e dal Consiglio d’Europa, la Giornata Europea delle
lingue mira a promuovere l’importanza dell’apprendimento delle lingue,
la molteplicità e varietà delle lingue parlate in Europa e la necessità
di studiare e praticare le lingue per tutto l’arco della vita,
attraverso centinaia di manifestazioni che si svolgono su tutto il
territorio europeo e che dimostrano come le lingue si possano imparare
in modo creativo.Imparare e parlare lingue straniere ci aiuta ad aprirci
agli altri, a culture e mentalità diverse; acuisce le capacità
cognitive; ci consente di mettere a frutto la libertà di lavorare o
studiare all’estero. Inoltre, dal 1° gennaio 2007 il multilinguismo è
diventato un portafoglio a sé stante. Ciò riflette la dimensione
politica trasversale del multilinguismo nell’istruzione,
nell’apprendimento permanente, nella competitività economica,
nell’occupazione, nella giustizia, libertà e sicurezza.Diversi sono gli
strumenti con cui l’UE incoraggia i suoi cittadini a imparare altre
lingue e a favorire le opportunità di accesso alla mobilità
professionale e personale sia come incentivo ai contatti interculturali e
alla comprensione reciproca sia per la creazione di partenariati
transnazionali, e quindi in ultima analisi a favorire il processo di
integrazione.Ci sono i programmi comunitari in materia di istruzione e
formazione, che incentivano l’apprendimento linguistico, la mobilità e i
partenariati transnazionali, i programmi culturali che promuovono la
diversità linguistica e culturale, il programma Media che finanzia il
doppiaggio e la sottotitolazione dei film europei destinati al cinema e
alla televisione.La politica europea per il multilinguismo,
espressamente voluta dalla Com-missione europea, è unica al mondo, anche
perché l’uso delle diverse lingue na-zionali è uno dei fattori che
contribuiscono a rendere l’Unione europea più trasparente, legittima ed
efficiente nei suoi processi legislativi e nelle sue attività.L’impegno
della Commissione in favore della diversità linguistica risale agli
ultimi anni ottanta, e precisamente al 1989 quando la Commissione lancia
il primo programma globale di promozione dell’insegnamento e
dell’apprendimento delle lingue, LINGUA.Il 13 dicembre del 2001, a
conclusione dell’Anno europeo delle lingue, il Parlamento europeo ha
adottato una risoluzione sulle lingue europee regionali o meno diffuse
in cui si invitava la Commissione ad adottare misure atte a prestare
maggiore attenzione alle lingue regionali e minoritarie, proprio in
vista del più grande allargamento dell’UE. Un paio di mesi più tardi, il
14 febbraio 2002, il Consiglio Istruzione e gioventù ha adottato
un’altra risoluzione (2002/C 50/01) con la quale si chiedeva alla
Com-missione europea di presentare proposte per azioni volte a
promuovere la diversità linguistica e l’apprendimento delle lingue.
Sulla base delle conclusioni del Summit europeo di Barcellona del marzo
2002, in cui si sottoscriveva l’impegno politico di mi-gliorare la
padronanza delle conoscenze di base e sulla scorta della succitata
Relazione del Parlamento europeo, la Commis-sione ha adottato nel luglio
del 2003 la sua prima Comunicazione sul multilinguismo definendo il
quadro strategico triennale per la promozione della diversità
linguistica (documento COM(2003)-449, Comunicazione della Commissione al
Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al
Comitato delle Regioni “Promuovere l’apprendimento delle lingue e la
diversità linguistica: Piano d’azione 2004-2006”).Con questa
Comunicazione si è dato un forte impulso all’apprendimento delle lingue e
al mantenimento della diversità linguistica in Europa, attraverso
azioni intraprese a livello europeo ed una serie di iniziative
nell’ambito sociale, economico e delle relazioni con i cittadini. La
Commissione, inoltre, si è impegnata, attraverso questo Piano d’azione
triennale, ad intraprendere 47 nuove azioni volte ad incoraggiare la
collaborazione delle autorità nazionali, regionali e locali con la
Commissione stessa per la promozione dell’apprendimento delle lingue e
della diversità linguistica. Il Piano d’azione, infatti, contiene
proposte concrete relative a 47 azioni da effettuare tra il 2004 e il
2006 in tre grandi settori:– in primo luogo, l’obiettivo fondamentale di
estendere i benefici dell’apprendimento linguistico a tutti i
cittadini, sotto forma di attività da svolgersi lungo tutto l’arco della
vita; – in secondo luogo, la necessità di migliorare la qualità
dell’insegnamento delle lingue a tutti i livelli; – in terzo luogo, la
necessità di creare in Europa un ambiente davvero favorevole alle
lingue. Il Piano d’azione prendeva le mosse dai risultati di una
consultazione pubblica alla quale avevano partecipato altre istituzioni
europee, ministeri nazionali, una serie di organizzazioni in
rappresentanza della società civile e del grande pubblico.La stessa
consultazione si basava su un precedente documento di lavoro dei servizi
della Commissione “Promuovere l’apprendimento delle lingue e la
diversità linguistica”, pubblicato nel novembre del 2002 (SEC 2002) 1234
scaricabile all’indirizzo
http://ec.europa.eu/education/policies/lang/policy/consult/consult_it.pdf),
inteso a incoraggiare le organizzazioni e gli individui interessati a
esprimere il proprio parere su una serie di questioni fondamentali
indicate nel documento, in particolare su sette domande salienti. I
risultati di questa consultazione sono stati raccolti e analizzati nella
Relazione finale ELC Commission Document SEC 2002 1234 ‘Promoting
Language Learning and Linguistic Diversity’ (consultabile all’indirizzo
http://ec.europa.eu/education/policies/lang/ policy/elc_en.pdf). Il
processo di consultazione vero e proprio si è concluso invece con una
conferenza tenutasi a Bruxelles il 10 aprile 2003, di cui troviamo un
summary sulle pagine web della Commissione europea all’indirizzo
http://ec.europa.eu/education/policies/
lang/policy/conference/index_en.html). L’importanza delle politiche
linguistiche si è concretizzata, nel 2005, nella menzione esplicita del
multilinguismo nel portafoglio del Commissario Figel. Nello stesso anno è
stata elaborata una nuova strategia per il multilinguismo, comprendente
azioni interne ed esterne, delineata nella Comunicazione della
Commissione “Un nuovo quadro strategico per il multilinguismo”
(COM(2005) 596). Parallelamente, la Commissione ha messo a punto un
indicatore di competenza linguistica, come richiesto dal Consiglio di
Barcellona, onde disporre di un criterio di riferimento delle competenze
degli studenti in due lingue straniere al termine dell’istruzione
iniziale. Il multilinguismo è un settore fondamentale in cui l’Europa
può avvicinarsi alle esigenze dei cittadini. Per questo, con il
Commissario Orban che ha assunto le sue funzioni nel gennaio 2007, esso è
divenuto un portafoglio a sé stante, il cui campo di applicazione si
estende dall’apprendimento permanente al settore delle lingue nelle
imprese. Il Piano d’azione del 2003 richiedeva una verifica nel 2007. E
difatti il 25 settembre 2007 è stato adottato un Documento di lavoro
della Commissione che illustra i principali risultati dell’attuazione
del piano suddetto. La Relazione sull’attuazione del piano d’azione
“Promuovere l’apprendimento delle lingue e la diversità linguistica”
COM(2007)554, consultabile all’indirizzo
http://ec.europa.eu/education/policies/lang/doc/ com554_it.pdf) presenta
le tendenze attuali dei processi di riforma dei sistemi d’istruzione al
fine di promuovere l’apprendimento delle lingue, fa il punto su quello
che è stato conseguito negli ultimi tre anni e pone le basi per
ulteriori azioni nel campo del multilinguismo.In generale, la
Commissione e gli Stati membri hanno compiuto progressi sostanziali
nell’attuare le azioni previste dal piano. Come risultato di tutte
queste iniziative, la promozione dell’apprendimento linguistico, della
diversità linguistica e del multilinguismo nel loro complesso hanno
acquisito un’importanza politica molto maggiore. Anche se i Paesi non
sono partiti dallo stesso punto e non hanno adottato misure alla stessa
velocità, le riforme si sono incentrate principalmente sui seguenti
aspetti:– riesame del sistema d’istruzione secondo un approccio che
prevede un apprendimento per tutta la durata della vita;– introduzione
dell’apprendimento precoce delle lingue a partire dalla scuola primaria e
materna;– introduzione nei programmi scolastici dell’apprendimento
integrato di lingua e contenuto;– più ampia offerta di lingue nella
scuola secondaria;– maggiori investimenti nella formazione degli
insegnanti di lingue;– riesame di programmi, esami e certificati per
armonizzarli con il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue;–
utilizzazione di programmi e strumenti europei elaborati dalla
Commissione e dal Consiglio d’Europa allo scopo di rivedere i sistemi
d’istruzione nazionali, mettere a punto materiali e test linguistici
adeguati, promuovere la formazione degli insegnanti di lingue all’estero
e la cooperazione europea nelle scuole.Delle 47 azioni proposte dal
Piano d’azione del 2003, 41 saranno ultimate entro la fine del 2007 (33
sono già state concluse e altre 8 lo saranno entro la fine del 2007),
mentre 5 saranno attuate nell’ambito del programma di apprendimento
permanente (2007-2013). Una è stata annullata, ma parzialmente ripresa
in un’altra azione.Questi risultati sono incoraggianti, alcuni tuttavia
potrebbero essere migliorati. Ad esempio, il numero di progetti
linguistici intesi ad elaborare materiale per la formazione degli
insegnanti di lingue nei programmi Comenius, Grundtvig e Leonardo non è
aumentato in modo uniforme in tutti i programmi, e neppure il numero di
studenti che hanno partecipato a progetti linguistici tra istituti
scolastici né quello degli insegnanti di lingue che hanno ricevuto una
borsa di formazione. Da uno studio recente è emerso che i partecipanti
ai progetti Comenius hanno migliorato le loro conoscenze linguistiche,
ma soprattutto in inglese, a spese delle altre lingue. Lo stesso vale
per i sussidi di formazione continua di Comenius, che sono stati
concessi principalmente per l’inglese, senza rispettare la politica di
promozione della diversità linguistica e ampliamento dell’offerta delle
lingue proposte. Per ulteriori approfondimenti rinviamo al testo della
Comunicazione e ad un documento di lavoro complementare dei servizi
della Commissione contiene tabelle che illustrano lo stato di
avanzamento delle azioni ed elencano i risultati, le fonti di
informazione e i siti Internet d’interesse. Vale inoltre la pena
ricordare che le iniziative più innovatrici in materia di apprendimento
delle lingue possono ricevere ogni anno un label europeo. Il label viene
aggiudicato ai progetti di apprendimento linguistico più innovativi in
ogni Paese partecipante al progetto Potrà essere scelta qualunque
iniziativa in questo campo, indipendentemente dall’età dei discenti e
dal tipo di istituto coinvolto o dall’uso di nuove tecnologie. La cosa
essenziale è che il progetto faccia un buon uso delle risorse di cui
dispone. Il label europeo ha due obiettivi principali: il primo è di
incoraggiare iniziative nuove nel campo dell’insegnamento e
apprendimento delle lingue, il secondo è di informare insegnanti e
studenti su tali iniziative e di indurli ad applicare le relative idee e
tecniche alla loro situazione. I progetti premiati con il label sono
raccolti in una banca dati consultabile pubblicamente.Per promuovere la
conoscenza di altre lingue la Commissione ha pubblicato una guida
scaricabile al seguente indirizzo:
http://ec.europa.eu/education/policies/lang/doc/guide_it.pdf e molte
altre informazioni sulle varie modalità per cominciare ad imparare una
nuova lingua sono disponibili sulla pagina web
http://ec.europa.eu/education/policies/lang/doc/ com554_it.pdf.