CENTO GIORNI D'EUROPA
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di Pier Virgilio DASTOLI (Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea)
In
coincidenza con la Giornata dell’Europa del 9 maggio, i 101 membri del
Riigikogu (il Parlamento estone) ratificano a larga maggioranza il
Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa aggiungendo così un
quindicesimo paese a quelli che hanno già dato il loro accordo
(Lituania, Ungheria, Slovenia, Italia, Grecia, Spagna, Slovacchia,
Austria, Germania, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Cipro, Belgio). Alla
vigilia del loro semestre di presidenza (1° luglio 2006), anche i
deputati finlandesi ratificheranno il Trattato costituzionale mentre si
attendono entro l’anno le decisioni dell’Irlanda e del Portogallo dove
saranno i cittadini ad esprimersi per referendum. Resteranno così in
lista di attesa la Svezia (dove è prevista una ratifica parlamentare) ed
i paesi dove è stato annunciato e poi rinviato un referendum (Regno
Unito, Polonia, Repubblica Ceca e Danimarca).
Ci sono dunque deboli avvisaglie di ripresa del dibattito sul futuro politico dell’Europa che si accompagnano ad alcuni orientamenti significativi. Dopo aver votato una risoluzione nella quale erano lasciate aperte tutte le strade, il Parlamento europeo ha deciso senza equivoci che le porte dell’Unione dovranno chiudersi davanti alle richieste di adesione di Croazia, ex Repubblica di Macedonia e Turchia fintantoché non sarà messo dell’ordine nell’Unione europea. Sembra che i ministri degli esteri dei 25 (con forti reticenze britanniche e qualche incertezza tedesca) siano orientati a seguire l’esempio dei deputati europei e suggerire al Consiglio europeo di giugno di adeguare il calendario dell’Unione a questa decisione “storica” (ricordate la ricorrente alternativa fra allargamento e approfondimento?) chiedendo alla Commissione di rallentare o di frenare il ritmo dei negoziati con i paesi candidati.
L’esecutivo di Bruxelles si appresta in effetti ad adottare una propria road-map sulla Costituzione europea, che il Presidente Barroso presenta ai rappresentanti dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo il 9 maggio a Bruxelles mentre pesano ancora considerevoli incertezze sulla decisione definitiva relativa all’adesione di Bulgaria e Romania: 1° gennaio 2007 o 1° gennaio 2008?
Il nuovo governo italiano dovrà precisare rapidamente le sue opzioni europee sul futuro della Costituzione europea e sul ritmo dei negoziati di adesione poiché una riunione informale dei ministri degli esteri dei 25 è stata convocata dalla presidenza austriaca per fine maggio (incontro di tipo Gymnich) in vista del Consiglio europeo di metà giugno.
A fine marzo, il primo ministro belga Verhofstadt ha fatto tappa a Roma per presentare – con Giuliano Amato e Romano Prodi – la sua idea di Stati Uniti d’Europa, una sorta di rivisitazione della visione deloriana dell’Europa a geometria variabile con i paesi dell’Euro al centro della figura geometrica e gli altri ai suoi margini. Una figura che piace molto a Chirac (il “gruppo di pioneri”) e che non dispiace probabilmente a Carlo Azeglio Ciampi che insiste da tempo sulla suggestione di un’avanguardia dei paesi fondatori.
Aspettiamo con interesse la dichiarazione di politica europea che il cancelliere Merkel leggerà davanti al Bundestag l’11 maggio rivolgendosi certamente non solo ai tedeschi ma anche all’insieme dei partner europei. La divisione fra i paesi dell’Unione non piace apparentemente al nuovo governo di Berlino, che accantona così il progetto del “nucleo duro” (Kern Europa) - di cui fu autore a metà degli anni novanta l’attuale ministro degli interni Schauble - per privilegiare una scelta di ortodossia comunitaria legata al proseguimento delle ratifiche costituzionali in attesa che Francia e Paesi Bassi superino lo scoglio delle elezioni nazionali nella primavera del 2007.
Nonostante le ripetute dichiarazioni di Romano Prodi, le scelte europee della coalizione di centro-sinistra non sono esenti da ambiguità, non solo per le posizioni che i partiti che ne fanno parte hanno espresso sulla Costituzione europea (dal federalismo spinelliano dei radicali all’euro-contestazione di Rifondazione Comunista) ma anche perché molti leader hanno oscillato fra una difesa acritica della Costituzione ed una superficiale simpatia per le cooperazioni rafforzate.
Poiché è probabile che il primo viaggio di Romano Prodi avrà come destinazione Berlino (dopo Bruxelles), osiamo sperare che il nuovo governo avrà nel frattempo chiarito le sue scelte europee confrontandole non solo al suo interno (secondo statistiche autorevoli, tutti i governi italiani detengono il triste primato del più basso numero di dibattiti interni sulla politica europea!) ma in un utile e costruttivo dibattito parlamentare di fronte alle nuove Camere.
Ci sono dunque deboli avvisaglie di ripresa del dibattito sul futuro politico dell’Europa che si accompagnano ad alcuni orientamenti significativi. Dopo aver votato una risoluzione nella quale erano lasciate aperte tutte le strade, il Parlamento europeo ha deciso senza equivoci che le porte dell’Unione dovranno chiudersi davanti alle richieste di adesione di Croazia, ex Repubblica di Macedonia e Turchia fintantoché non sarà messo dell’ordine nell’Unione europea. Sembra che i ministri degli esteri dei 25 (con forti reticenze britanniche e qualche incertezza tedesca) siano orientati a seguire l’esempio dei deputati europei e suggerire al Consiglio europeo di giugno di adeguare il calendario dell’Unione a questa decisione “storica” (ricordate la ricorrente alternativa fra allargamento e approfondimento?) chiedendo alla Commissione di rallentare o di frenare il ritmo dei negoziati con i paesi candidati.
L’esecutivo di Bruxelles si appresta in effetti ad adottare una propria road-map sulla Costituzione europea, che il Presidente Barroso presenta ai rappresentanti dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo il 9 maggio a Bruxelles mentre pesano ancora considerevoli incertezze sulla decisione definitiva relativa all’adesione di Bulgaria e Romania: 1° gennaio 2007 o 1° gennaio 2008?
Il nuovo governo italiano dovrà precisare rapidamente le sue opzioni europee sul futuro della Costituzione europea e sul ritmo dei negoziati di adesione poiché una riunione informale dei ministri degli esteri dei 25 è stata convocata dalla presidenza austriaca per fine maggio (incontro di tipo Gymnich) in vista del Consiglio europeo di metà giugno.
A fine marzo, il primo ministro belga Verhofstadt ha fatto tappa a Roma per presentare – con Giuliano Amato e Romano Prodi – la sua idea di Stati Uniti d’Europa, una sorta di rivisitazione della visione deloriana dell’Europa a geometria variabile con i paesi dell’Euro al centro della figura geometrica e gli altri ai suoi margini. Una figura che piace molto a Chirac (il “gruppo di pioneri”) e che non dispiace probabilmente a Carlo Azeglio Ciampi che insiste da tempo sulla suggestione di un’avanguardia dei paesi fondatori.
Aspettiamo con interesse la dichiarazione di politica europea che il cancelliere Merkel leggerà davanti al Bundestag l’11 maggio rivolgendosi certamente non solo ai tedeschi ma anche all’insieme dei partner europei. La divisione fra i paesi dell’Unione non piace apparentemente al nuovo governo di Berlino, che accantona così il progetto del “nucleo duro” (Kern Europa) - di cui fu autore a metà degli anni novanta l’attuale ministro degli interni Schauble - per privilegiare una scelta di ortodossia comunitaria legata al proseguimento delle ratifiche costituzionali in attesa che Francia e Paesi Bassi superino lo scoglio delle elezioni nazionali nella primavera del 2007.
Nonostante le ripetute dichiarazioni di Romano Prodi, le scelte europee della coalizione di centro-sinistra non sono esenti da ambiguità, non solo per le posizioni che i partiti che ne fanno parte hanno espresso sulla Costituzione europea (dal federalismo spinelliano dei radicali all’euro-contestazione di Rifondazione Comunista) ma anche perché molti leader hanno oscillato fra una difesa acritica della Costituzione ed una superficiale simpatia per le cooperazioni rafforzate.
Poiché è probabile che il primo viaggio di Romano Prodi avrà come destinazione Berlino (dopo Bruxelles), osiamo sperare che il nuovo governo avrà nel frattempo chiarito le sue scelte europee confrontandole non solo al suo interno (secondo statistiche autorevoli, tutti i governi italiani detengono il triste primato del più basso numero di dibattiti interni sulla politica europea!) ma in un utile e costruttivo dibattito parlamentare di fronte alle nuove Camere.