RICERCA, SVILUPPO E FONTI RINNOVABILI: L'UE PROMUOVE L'ECO-INNOVAZIONE E L'ENERGIA INTELLIGENTE
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L’esigenza
di un maggiore coordinamento fra gli attuali programmi e strumenti
comunitari nella prospettiva generale del raggiungimento degli obiettivi
posti dal vertice di Lisbona del 2000, in particolare crescita
economica, innovazione e ambiente, ha portato la Commissione europea, lo
scorso aprile 2005, a presentare il Programma quadro per la
competitività e l’innovazione per il periodo 2007-2013 (“Competitiveness
and Innovation Framework Programme”) per il quale è stato stanziato un
bilancio indicativo di circa 4 miliardi di euro.
I tre sottoprogrammi base di cui è composto sono: il programma per l’innovazione e l’imprenditorialità, che concentrerà una fitta rete di interventi secondo una programmazione finalizzata ad un facile, trasparente ed efficiente accesso alla legislazione, ai programmi e alle opportunità dell’Unione europea; il programma di sostegno alla politica in materia di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che mira agli obiettivi della Società dell’Informazione europea (ITC), in particolare attraverso la modernizzazione dei servizi forniti dal settore pubblico; il programma Energia intelligente – Europa (EIE) che riguarda l’approvvigionamento di energie rinnovabili, intervenendo sulla diversificazione energetica e sui consumi finali.
Per una maggiore efficacia ed un reciproco supporto, questo nuovo programma verrà attivato in concomitanza con il Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo scientifico e tecnologico (ancora da sottoporre a Parlamento europeo e Consiglio), volto a promuovere attività transnazionali di ricerca cooperativa attraverso il coordinamento di programmi di ricerca in aree tematiche attinenti ai settori di intervento citati (in particolare: tecnologie dell’informazione, comunicazione e produzione, nonché i settori specifici di energia, ambiente, sanità, biotecnologie, trasporti, ricerche in campo spaziale e in materia di sicurezza).
Il coordinamento contribuirà a massimizzare il potenziale europeo in termini di competitività, sviluppo e tutela ambientale, aiutando l’UE ad affrontare in modo economicamente efficace la duplice sfida dello sviluppo sostenibile: salvaguardare l’ambiente e allo stesso tempo migliorare l’innovazione e la competitività in Europa consentendo, di conseguenza, una corretta crescita economica, disgiunta cioè dalle ripercussioni negative sull’ambiente.
La comunicazione della Commissione intitolata “Incentivare le tecnologie per lo sviluppo sostenibile: piano d’azione per le tecnologie ambientali nell’Unione europea” (COM (2004) 38) sottolinea il ruolo di primo piano svolto a livello mondiale dall’UE nel settore delle tecnologie ambientali (ovvero “tutte le tecnologie il cui utilizzo risulta meno dannoso dal punto di vista ambientale rispetto alle alternative praticabili”), che rappresentano, attraverso l’impulso all’impegno nel campo della ricerca e dello sviluppo, un elevato potenziale in termini di crescita ed occupazione per tutti gli Stati membri.
Gli ambiti maggiormente sviluppati in tal senso attengono al settore energetico -come il fotovoltaico, eolico ed idroelettrico - e alle tecniche di gestione e riciclaggio dei rifiuti.
In particolare va evidenziato che la politica energetica in generale, e la promozione delle fonti energetiche rinnovabili in particolare, costituiscono da tempo una delle priorità dell’Unione proprio per far fronte ai rischi economici, sociali e politici che inevitabilmente derivano dalla dipendenza dalle importazioni di energia dei paesi terzi. Ridurre questa dipendenza e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento richiede quindi, la promozione di altre forme di energia e la riduzione della domanda stessa, ponendo necessariamente l’accento sul miglioramento dell’efficienza energetica e sulla promozione delle energie rinnovabili.
Alla fine del 2004 l’UE, insieme ad altri undici paesi dell’Europa sudorientale ha concordato di creare una “Comunità dell’energia” in cui le norme in materia energetica saranno le stesse, in modo da rafforzare le interconnessioni transfrontaliere con i paesi fornitori garantendo la sicurezza dell’approvvigionamento, ridurre i prezzi dell’energia e rendere il mercato energetico più efficiente.
Le principali linee direttrici dell’azione europea in tal senso sono state inizialmente tracciate nel libro Bianco “Una politica energetica per l’Unione europea” del 1996 e nel Libro Verde sulla “Strategia europea di sicurezza nell’approvvigionamento energetico” del 2000 con il quale l’Unione ha fissato i propri obiettivi di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
Con la successiva direttiva del 27 settembre 2001 n. 77 sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’energia, l’UE ha imposto agli Stati membri di raggiungere entro il 2010 una percentuale di energia da fonti rinnovabili pari al 12% del bilancio energetico complessivo ed al 22% dei consumi elettrici totali dei paesi UE. L’incremento delle fonti rinnovabili è inscindibile dall’implementazione di adeguate soluzioni tecnologiche e richiede, pertanto, idonei interventi sia in termini finanziari, che di politiche promozionali e di sostegno alla ricerca e allo sviluppo di tali tecnologie.
Proprio per coordinare gli strumenti comunitari nel settore dello sviluppo energetico, la terza linea d’azione prevista dal Programma quadro per la competitività e l’innovazione 2007-2013 riguarda il progetto Energia Intelligente – Europa che, secondo la proposta della Commissione, intende promuovere uno sviluppo energetico sostenibile volto al raggiungimento degli obiettivi generali di protezione ambientale, sicurezza dell’approvvigionamento e competitività.
A tal fine il programma mira a semplificare l’attuazione della normativa comunitaria di settore ed a concentrare i finanziamenti comunitari verso la sperimentazione di nuove tecnologie di efficienza, risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili. Gli strumenti di attuazione previsti faranno capo a tre settori distinti, riconducibili agli attuali programmi di azione SAVE (per l’uso razionale dell’energia nei settori dell’edilizia e dell’industria), ALTENER (per l’integrazione dei nuovi sistemi energetici nell’ambiente) e STEER (per gli aspetti energetici dei trasporti), approvati con decisione n. 1230/2003/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che adotta un programma pluriennale di azioni nel settore dell’energia: programma “Energia intelligente per l’Europa” 2003-2006.
Tra le fonti rinnovabili maggiormente competitive rispetto ai combustibili tradizionali, l’UE ha sviluppato in particolare il settore dell’energia eolica che costituisce oggi la fonte energetica con il maggior tasso di crescita nell’ultimo decennio. Secondo le stime dello scorso ottobre l’Europa costituisce una vera e propria potenza industriale nel campo dell’eolico, rappresentando circa il 75% dell’installato a livello mondiale. L’European Wind Energy Association prevede che entro il 2010 l’eolico coprirà ben l’11% del consumo totale europeo di energia ed il 50% della produzione da fonti di energia rinnovabile.
L’energia eolica è una fonte priva di emissioni dal momento che la conversione in energia elettrica avviene senza alcun rilascio di sostanze nell’atmosfera producendo in tal senso un inquinamento ambientale del tutto trascurabile. Caratteristica principale di questa fonte di energia, insieme a quella solare, consiste nella inesauribile disponibilità, tale da garantire la conservazione e la riproducibilità delle risorse naturali, ovvero di ciò che costituisce la chiave per la sopravvivenza delle future generazioni.
Si tratta tuttavia di fonti che forniscono energia in modo intermittente e pertanto non possono sostituire completamente l’uso di combustibili nelle centrali tradizionali, ma possono contribuire a ridurne notevolmente il consumo facendo in modo che il paese disponga di un sistema energetico diversificato, economicamente sostenibile e a basso impatto ambientale.
Con riferimento a questo ultimo aspetto, tuttavia, Europa Nostra, la principale organizzazione europea per la conservazione del patrimonio paesaggistico e culturale, ha mosso pesanti critiche ai governi degli Stati membri che più si avvalgono di questo tipo di impianti (Germania, Spagna, Danimarca ed Inghilterra) sollecitando una collocazione più appropriata delle centrali eoliche, accusate in alcuni casi di aver deturpato il paesaggio influenzando negativamente natura e turismo. La ubicazione degli impianti eolici, che si distinguono in Wind Farms (“fattorie del vento”) sulla terra ferma e impianti Offshore costruiti in mare, va infatti valutata in base a possibili effetti indesiderati quali l’occupazione del territorio, l’impatto visivo, il rumore, gli effetti su flora e fauna e le eventuali interferenze sulle telecomunicazioni.
Secondo l’ultimo rapporto dell’ENEA sull’energia eolica, i paesi europei che per primi hanno creduto alle opportunità economiche e ambientali offerte dall’utilizzo di questa fonte di energia sono stati: Germania (che comprende oggi la metà della potenza eolica installata in Europa e produce da sola il 40% dell’energia eolica nel mondo), Danimarca, Spagna, Olanda e Gran Bretagna; paesi in cui l’occupazione associata allo sviluppo e alla diffusione di tale tecnologia è in continua espansione, supportata anche dagli strumenti di sostegno finanziario forniti dai rispettivi governi accanto a quelli comunitari.
L’Italia si colloca al quarto posto nella UE per potenza installata di energia eolica e le regioni maggiormente interessate comprendono le zone mediterranee meridionali, le isole, il crinale appenninico e le zone costiere. La più grande centrale eolica italiana trova in Sicilia tra Enna e Palermo : l’impianto e’ costituito da 55 aerogeneratori che in piena efficienza producono energia in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 37mila famiglie.
A fronte di un rapido sviluppo tecnologico ed industriale delle Wind Farms, negli ultimi anni l’attenzione dell’UE si è rivolta al finanziamento di progetti pilota che intendono integrare le nuove tecnologie in ambiente urbano, creando edifici con forme aerodinamiche progettati per concentrare il flusso di vento con turbine eoliche incorporate in grado di produrre l’energia necessaria a tutto l’edificio.
Tra questi progetti-pilota il più imponente è il progetto-WEB (Wind Energy for the Built environment: un edificio di 50 piani con incorporate tre turbine circolari), finanziato dalla UE nell’ambito del progetto Joule III, pensato e sviluppato per dimostrare che l’uso dell’energia eolica in ambiente urbano dovrebbe essere riconosciuto ed accettato come una risposta realistica e possibile alla crisi energetica e alle sfide ambientali.
Se questo progetto, insieme agli altri progetti pilota e dimostrativi che sperimentano eco-innovazioni e tecniche di energia intelligente negli Stati membri, possa essere effettivamente preso in considerazione come una reale e vantaggiosa soluzione ai problemi legati al risparmio energetico e alla efficienza energetica, dipenderà dalle attitudini e dalle politiche di sviluppo, ricerca ed investimento adottate da istituzioni, imprenditori, associazioni ambientaliste, governative e finanziarie, nell’ambito dei paesi dell’Unione Europea.
La strada intrapresa dall’Unione verso l’indipendenza dalle energie tradizionali non rinnovabili rappresenta, secondo Hermann Scheer, direttore generale del World Council for Renewable Energy (WCRE), l’unica soluzione possibile alle future crisi politiche, economiche e sociali. In una recente intervista egli ha infatti affermato che i prossimi conflitti scoppieranno a causa della maggiore o minore disponibilità di energia e dell’accesso alle fonti energetiche, in considerazione dell’alto tasso di crescita della popolazione mondiale e della diminuzione delle risorse naturali.
Oggi il petrolio e l’energia da combustibili fossili sono tra i principali responsabili di alcune delle maggiori crisi dei nostri tempi: si pensi all’inquinamento ambientale ed al cambiamento climatico, alle guerre in Iraq e alla precedente guerra del Golfo, al rischio di potenziali conflitti nucleari, settore che si sta sviluppando con la scusa della produzione di energia. Ed ancora, all’emergenza per la salute causata dall’inquinamento, alla crisi dell’acqua (dovuta soprattutto all’uso di questa risorsa nell’attuale sistema energetico) e dell’agricoltura, per la quale l’inaridimento dei suoli è una delle conseguenze dell’impiego di prodotti legati all’uso di energia fossile come pesticidi e fertilizzanti. A conclusione dell’intervista, il direttore generale del WCRE ha dichiarato “non c’è emergenza ambientale che non abbia l’energia come causa scatenante. Le energie rinnovabile sono la chiave di tutti questi problemi”.
I tre sottoprogrammi base di cui è composto sono: il programma per l’innovazione e l’imprenditorialità, che concentrerà una fitta rete di interventi secondo una programmazione finalizzata ad un facile, trasparente ed efficiente accesso alla legislazione, ai programmi e alle opportunità dell’Unione europea; il programma di sostegno alla politica in materia di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che mira agli obiettivi della Società dell’Informazione europea (ITC), in particolare attraverso la modernizzazione dei servizi forniti dal settore pubblico; il programma Energia intelligente – Europa (EIE) che riguarda l’approvvigionamento di energie rinnovabili, intervenendo sulla diversificazione energetica e sui consumi finali.
Per una maggiore efficacia ed un reciproco supporto, questo nuovo programma verrà attivato in concomitanza con il Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo scientifico e tecnologico (ancora da sottoporre a Parlamento europeo e Consiglio), volto a promuovere attività transnazionali di ricerca cooperativa attraverso il coordinamento di programmi di ricerca in aree tematiche attinenti ai settori di intervento citati (in particolare: tecnologie dell’informazione, comunicazione e produzione, nonché i settori specifici di energia, ambiente, sanità, biotecnologie, trasporti, ricerche in campo spaziale e in materia di sicurezza).
Il coordinamento contribuirà a massimizzare il potenziale europeo in termini di competitività, sviluppo e tutela ambientale, aiutando l’UE ad affrontare in modo economicamente efficace la duplice sfida dello sviluppo sostenibile: salvaguardare l’ambiente e allo stesso tempo migliorare l’innovazione e la competitività in Europa consentendo, di conseguenza, una corretta crescita economica, disgiunta cioè dalle ripercussioni negative sull’ambiente.
La comunicazione della Commissione intitolata “Incentivare le tecnologie per lo sviluppo sostenibile: piano d’azione per le tecnologie ambientali nell’Unione europea” (COM (2004) 38) sottolinea il ruolo di primo piano svolto a livello mondiale dall’UE nel settore delle tecnologie ambientali (ovvero “tutte le tecnologie il cui utilizzo risulta meno dannoso dal punto di vista ambientale rispetto alle alternative praticabili”), che rappresentano, attraverso l’impulso all’impegno nel campo della ricerca e dello sviluppo, un elevato potenziale in termini di crescita ed occupazione per tutti gli Stati membri.
Gli ambiti maggiormente sviluppati in tal senso attengono al settore energetico -come il fotovoltaico, eolico ed idroelettrico - e alle tecniche di gestione e riciclaggio dei rifiuti.
In particolare va evidenziato che la politica energetica in generale, e la promozione delle fonti energetiche rinnovabili in particolare, costituiscono da tempo una delle priorità dell’Unione proprio per far fronte ai rischi economici, sociali e politici che inevitabilmente derivano dalla dipendenza dalle importazioni di energia dei paesi terzi. Ridurre questa dipendenza e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento richiede quindi, la promozione di altre forme di energia e la riduzione della domanda stessa, ponendo necessariamente l’accento sul miglioramento dell’efficienza energetica e sulla promozione delle energie rinnovabili.
Alla fine del 2004 l’UE, insieme ad altri undici paesi dell’Europa sudorientale ha concordato di creare una “Comunità dell’energia” in cui le norme in materia energetica saranno le stesse, in modo da rafforzare le interconnessioni transfrontaliere con i paesi fornitori garantendo la sicurezza dell’approvvigionamento, ridurre i prezzi dell’energia e rendere il mercato energetico più efficiente.
Le principali linee direttrici dell’azione europea in tal senso sono state inizialmente tracciate nel libro Bianco “Una politica energetica per l’Unione europea” del 1996 e nel Libro Verde sulla “Strategia europea di sicurezza nell’approvvigionamento energetico” del 2000 con il quale l’Unione ha fissato i propri obiettivi di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
Con la successiva direttiva del 27 settembre 2001 n. 77 sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’energia, l’UE ha imposto agli Stati membri di raggiungere entro il 2010 una percentuale di energia da fonti rinnovabili pari al 12% del bilancio energetico complessivo ed al 22% dei consumi elettrici totali dei paesi UE. L’incremento delle fonti rinnovabili è inscindibile dall’implementazione di adeguate soluzioni tecnologiche e richiede, pertanto, idonei interventi sia in termini finanziari, che di politiche promozionali e di sostegno alla ricerca e allo sviluppo di tali tecnologie.
Proprio per coordinare gli strumenti comunitari nel settore dello sviluppo energetico, la terza linea d’azione prevista dal Programma quadro per la competitività e l’innovazione 2007-2013 riguarda il progetto Energia Intelligente – Europa che, secondo la proposta della Commissione, intende promuovere uno sviluppo energetico sostenibile volto al raggiungimento degli obiettivi generali di protezione ambientale, sicurezza dell’approvvigionamento e competitività.
A tal fine il programma mira a semplificare l’attuazione della normativa comunitaria di settore ed a concentrare i finanziamenti comunitari verso la sperimentazione di nuove tecnologie di efficienza, risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili. Gli strumenti di attuazione previsti faranno capo a tre settori distinti, riconducibili agli attuali programmi di azione SAVE (per l’uso razionale dell’energia nei settori dell’edilizia e dell’industria), ALTENER (per l’integrazione dei nuovi sistemi energetici nell’ambiente) e STEER (per gli aspetti energetici dei trasporti), approvati con decisione n. 1230/2003/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che adotta un programma pluriennale di azioni nel settore dell’energia: programma “Energia intelligente per l’Europa” 2003-2006.
Tra le fonti rinnovabili maggiormente competitive rispetto ai combustibili tradizionali, l’UE ha sviluppato in particolare il settore dell’energia eolica che costituisce oggi la fonte energetica con il maggior tasso di crescita nell’ultimo decennio. Secondo le stime dello scorso ottobre l’Europa costituisce una vera e propria potenza industriale nel campo dell’eolico, rappresentando circa il 75% dell’installato a livello mondiale. L’European Wind Energy Association prevede che entro il 2010 l’eolico coprirà ben l’11% del consumo totale europeo di energia ed il 50% della produzione da fonti di energia rinnovabile.
L’energia eolica è una fonte priva di emissioni dal momento che la conversione in energia elettrica avviene senza alcun rilascio di sostanze nell’atmosfera producendo in tal senso un inquinamento ambientale del tutto trascurabile. Caratteristica principale di questa fonte di energia, insieme a quella solare, consiste nella inesauribile disponibilità, tale da garantire la conservazione e la riproducibilità delle risorse naturali, ovvero di ciò che costituisce la chiave per la sopravvivenza delle future generazioni.
Si tratta tuttavia di fonti che forniscono energia in modo intermittente e pertanto non possono sostituire completamente l’uso di combustibili nelle centrali tradizionali, ma possono contribuire a ridurne notevolmente il consumo facendo in modo che il paese disponga di un sistema energetico diversificato, economicamente sostenibile e a basso impatto ambientale.
Con riferimento a questo ultimo aspetto, tuttavia, Europa Nostra, la principale organizzazione europea per la conservazione del patrimonio paesaggistico e culturale, ha mosso pesanti critiche ai governi degli Stati membri che più si avvalgono di questo tipo di impianti (Germania, Spagna, Danimarca ed Inghilterra) sollecitando una collocazione più appropriata delle centrali eoliche, accusate in alcuni casi di aver deturpato il paesaggio influenzando negativamente natura e turismo. La ubicazione degli impianti eolici, che si distinguono in Wind Farms (“fattorie del vento”) sulla terra ferma e impianti Offshore costruiti in mare, va infatti valutata in base a possibili effetti indesiderati quali l’occupazione del territorio, l’impatto visivo, il rumore, gli effetti su flora e fauna e le eventuali interferenze sulle telecomunicazioni.
Secondo l’ultimo rapporto dell’ENEA sull’energia eolica, i paesi europei che per primi hanno creduto alle opportunità economiche e ambientali offerte dall’utilizzo di questa fonte di energia sono stati: Germania (che comprende oggi la metà della potenza eolica installata in Europa e produce da sola il 40% dell’energia eolica nel mondo), Danimarca, Spagna, Olanda e Gran Bretagna; paesi in cui l’occupazione associata allo sviluppo e alla diffusione di tale tecnologia è in continua espansione, supportata anche dagli strumenti di sostegno finanziario forniti dai rispettivi governi accanto a quelli comunitari.
L’Italia si colloca al quarto posto nella UE per potenza installata di energia eolica e le regioni maggiormente interessate comprendono le zone mediterranee meridionali, le isole, il crinale appenninico e le zone costiere. La più grande centrale eolica italiana trova in Sicilia tra Enna e Palermo : l’impianto e’ costituito da 55 aerogeneratori che in piena efficienza producono energia in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 37mila famiglie.
A fronte di un rapido sviluppo tecnologico ed industriale delle Wind Farms, negli ultimi anni l’attenzione dell’UE si è rivolta al finanziamento di progetti pilota che intendono integrare le nuove tecnologie in ambiente urbano, creando edifici con forme aerodinamiche progettati per concentrare il flusso di vento con turbine eoliche incorporate in grado di produrre l’energia necessaria a tutto l’edificio.
Tra questi progetti-pilota il più imponente è il progetto-WEB (Wind Energy for the Built environment: un edificio di 50 piani con incorporate tre turbine circolari), finanziato dalla UE nell’ambito del progetto Joule III, pensato e sviluppato per dimostrare che l’uso dell’energia eolica in ambiente urbano dovrebbe essere riconosciuto ed accettato come una risposta realistica e possibile alla crisi energetica e alle sfide ambientali.
Se questo progetto, insieme agli altri progetti pilota e dimostrativi che sperimentano eco-innovazioni e tecniche di energia intelligente negli Stati membri, possa essere effettivamente preso in considerazione come una reale e vantaggiosa soluzione ai problemi legati al risparmio energetico e alla efficienza energetica, dipenderà dalle attitudini e dalle politiche di sviluppo, ricerca ed investimento adottate da istituzioni, imprenditori, associazioni ambientaliste, governative e finanziarie, nell’ambito dei paesi dell’Unione Europea.
La strada intrapresa dall’Unione verso l’indipendenza dalle energie tradizionali non rinnovabili rappresenta, secondo Hermann Scheer, direttore generale del World Council for Renewable Energy (WCRE), l’unica soluzione possibile alle future crisi politiche, economiche e sociali. In una recente intervista egli ha infatti affermato che i prossimi conflitti scoppieranno a causa della maggiore o minore disponibilità di energia e dell’accesso alle fonti energetiche, in considerazione dell’alto tasso di crescita della popolazione mondiale e della diminuzione delle risorse naturali.
Oggi il petrolio e l’energia da combustibili fossili sono tra i principali responsabili di alcune delle maggiori crisi dei nostri tempi: si pensi all’inquinamento ambientale ed al cambiamento climatico, alle guerre in Iraq e alla precedente guerra del Golfo, al rischio di potenziali conflitti nucleari, settore che si sta sviluppando con la scusa della produzione di energia. Ed ancora, all’emergenza per la salute causata dall’inquinamento, alla crisi dell’acqua (dovuta soprattutto all’uso di questa risorsa nell’attuale sistema energetico) e dell’agricoltura, per la quale l’inaridimento dei suoli è una delle conseguenze dell’impiego di prodotti legati all’uso di energia fossile come pesticidi e fertilizzanti. A conclusione dell’intervista, il direttore generale del WCRE ha dichiarato “non c’è emergenza ambientale che non abbia l’energia come causa scatenante. Le energie rinnovabile sono la chiave di tutti questi problemi”.