L’impegno dell’Unione per la lotta contro le malattie trasmissibili
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di Teresa Maria MOSCHETTA
Ogni
anno circa cinque milioni e mezzo di persone muoiono a causa di
malattie trasmissibili quali l’HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria.
Tale dato allarmante interessa soprattutto i Paesi in via di sviluppo
che vedono in tal modo compromessa la loro possibilità di crescita con
effetti destabilizzanti sull’intera società. Responsabilità precipua
della Comunità internazionale è predisporre ed attuare piani di
intervento volti a sostenere le strategie nazionali finalizzate a
debellare tale tipo di malattie. A causa della loro entità e del loro
carattere transfrontaliero, infatti, le malattie legate alla povertà
necessitano di una risposta strutturale adeguata, globale e coerente,
che richiede risorse finanziarie e umane superiori a quelle della
maggior parte dei paesi in via di sviluppo. Numerose sono a tal
proposito le iniziative prese a livello internazionale da parte di
diverse organizzazioni. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha, per
esempio, adottato, nel giugno 2001, una dichiarazione di impegno
relativa all’emergenza HIV/AIDS nei Paesi in via di sviluppo. Tale
dichiarazione prevede il raggiungimento, entro il 2005, attraverso una
serie di azioni incrementali, di un obiettivo generale di spesa annua
contro tale epidemia di 7 – 10 miliardi di dollari USA nei paesi a
reddito medio – basso e nei paesi in cui è in atto o sussiste il rischio
di una rapida diffusione della malattia. Il medesimo orientamento ha
ispirato l’Organizzazione mondiale della sanità la quale ha richiesto
interventi nazionali, regionali e internazionali al fine di debellare
malattie quali la tubercolosi e la malaria considerate emergenze a
livello mondiale. Anche in seno all’Organizzazione mondiale del
commercio il problema della diffusione di malattie trasmissibili nei
paesi in via di sviluppo ha assunto un certo rilievo. La dichiarazione
di Doha, in riferimento all’accordo relativo agli aspetti dei diritti di
proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPS) e alla salute
pubblica, ha affermato che l’accordo TRIPS non dovrebbe impedire alle
parti contraenti di adottare misure intese a proteggere la salute
pubblica ed a promuovere l’accesso di tutti ai medicinali in virtù
delle clausole di flessibilità a tal fine preposte. In tale quadro, la
Comunità europea, alla luce degli impegni assunti a livello
internazionale in qualità di membro di dette organizzazioni e
nell’ambito della propria politica di cooperazione allo sviluppo, ha
adottato, in data 15 luglio 2003, il regolamento n. 1568/2003 sul
contributo alla lotta contro le malattie legate alla povertà nei paesi
in via di sviluppo, stanziando per il periodo 2003-2006 un contributo
pari a 351 milioni di euro. Con detto regolamento la Comunità si impegna
a fornire assistenza finanziaria e consulenze appropriate agli enti
operanti nel settore dello sviluppo, allo scopo di migliorare l’accesso
alla sanità per tutti e di promuovere una crescita economica equilibrata
nell’ambito dell’obiettivo generale di riduzione della povertà. Diretti
beneficiari di tale assistenza finanziaria, sostanziantesi
nell’erogazione di aiuti non rimborsabili, saranno pertanto enti
amministrativi e agenzie governative a livello nazionale, regionale e
locale, enti locali ed altri organi decentrati, comunità locali,
organizzazioni non governative, persone fisiche e giuridiche senza scopo
di lucro del settore privato, organizzazioni regionali ed
internazionali, istituti di ricerca e università, le cui sedi legali si
trovino in uno Stato membro o in uno Stato terzo beneficiario di
assistenza comunitaria. Tali enti dovranno porre in essere interventi
volti a prevenire e combattere le principali malattie trasmissibili che
colpiscono le fasce più povere della popolazione, a migliorare
l’accessibilità economica dei farmaci più importanti e dei mezzi
diagnostici per dette malattie, a promuovere la ricerca e lo sviluppo di
vaccini, microbicidi e terapie innovative. Fondamentale sarà l’adozione
di un approccio multisettoriale che, prendendo in considerazione i
diversi modelli comportamentali e fattori quali acque non inquinate e
decontaminate, piani di assetto territoriale, alimentazione e
specificità di genere, consideri la prevenzione quale priorità per la
lotta alle malattie trasmissibili. La prevenzione, il trattamento e la
cura di dette malattie richiedono, inoltre, una migliore comprensione
della loro incidenza sullo sviluppo economico e sociale dei paesi
beneficiari di aiuti, la produzione in loco di farmaci preventivi e
curativi, l’introduzione di meccanismi di prezzi differenziati per i
farmaci essenziali che tengano conto dell’impatto dei dazi ed imposte
sul prezzo al consumo dei medicinali, la promozione di investimenti
pubblici e privati nel settore della ricerca in campo sanitario, con
l’eventuale coinvolgimento di personale proveniente dai paesi in via di
sviluppo al fine di facilitare il loro processo di formazione. A tal
fine la Comunità interverrà con una serie diversificata di strumenti che
vanno dalla assistenza finanziaria, tecnica e di formazione alla
fornitura di materiale medico, dalle missioni di controllo e di
valutazione al trasferimento di tecnologie e di know-how per la
produzione in loco dei farmaci.
Mediante l’adozione di tale regolamento la Comunità ha rinnovato il proprio impegno nella lotta contro le malattie trasmissibili nei paesi in via di sviluppo nella consapevolezza che il miglioramento della salute non è soltanto una componente essenziale dello sviluppo sostenibile ma anche e soprattutto un diritto inalienabile di ogni uomo.
Mediante l’adozione di tale regolamento la Comunità ha rinnovato il proprio impegno nella lotta contro le malattie trasmissibili nei paesi in via di sviluppo nella consapevolezza che il miglioramento della salute non è soltanto una componente essenziale dello sviluppo sostenibile ma anche e soprattutto un diritto inalienabile di ogni uomo.