E' STATA VARATA LA (QUASI) COSTITUZIONE EUROPEA - Sud in Europa

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E' STATA VARATA LA (QUASI) COSTITUZIONE EUROPEA

Archivio > Anno 2004 > Luglio 2004
di Ennio TRIGGIANI    

Il processo di integrazione europea, nonostante vecchie e nuove difficoltà, è riuscito in due mesi a tagliare il traguardo di tappe importantissime: il più grande allargamento della sua storia e la firma del Trattato costituzionale europeo.
Il raggiungimento di quest’ultimo obiettivo può costituire la vera e propria svolta verso il salto di qualità politico dell’Unione in senso, auspicabilmente, federale. Certo, i limiti del testo approvato dal Consiglio europeo di Bruxelles sono ormai abbastanza noti, soprattutto se si pensa alla persistente presenza dell’unanimità (e quindi del diritto di veto) richiesta per materie di grande rilievo come fiscalità, politica estera, politica sociale oppure agli irrisolti problemi dell’assetto e dell’equilibrio istituzionale.
E tuttavia le pur serie perplessità debbono sempre misurarsi con la ormai ben consolidata dinamica dell’integrazione europea fondata sulla concreta scelta del “passo dopo passo” (fino ad oggi, nonostante tutto, vincente) e che consente di rivalutare, a posteriori, re-visioni del Trattato di Roma sul momento apparse inadeguate e deludenti. Ricordo sempre le critiche, anche dure, alle quali fu sottoposto addirittura il Trattato di Maastricht che ha indubbiamente costituito uno dei momenti più significativi della storia europea di questo secondo dopoguerra. In tal senso, quello che dovrebbe essere il “nuovo” Trattato di Roma presenta comunque l’aspetto positivo di essere una “quasi” Costituzione caratterizzata, finalmente, da un indispensabile catalogo di diritti fondamentali.
Forti preoccupazioni sono invece legate sia alla effettiva entrata in vigore di questo trattato costituzionale sia alle future (ed inevitabili) revisioni alle quali esso dovrà essere sottoposto.
Considerato, infatti, che ci troviamo di fronte, nonostante il “promozionale” riferimento nominalistico alla “Costituzione”, ad un normale trattato internazionale, è abbastanza evidente che l’entrata in vigore del nuovo testo è subordinata alla formale approvazione (tramite ratifica parlamentare o referendum popolare) da parte di ciascuno dei 25 Stati membri. L’attuale disciplina giuridica consente pertanto che la “bocciatura” da parte anche del più piccolo di questi è in grado di bloccare l’intero processo, con buona pace di anni di lavoro ed una sostanziale presa in giro di istituzioni e cittadini che lo hanno espresso. Altrettanto dicasi per la procedura di revisione del trattato costituzionale, per la quale si prevede soltanto, qualora almeno i quattro quinti degli Stati membri abbiano positivamente provveduto, che la questione venga deferita al Consiglio europeo. Pertanto il nuovo trattato, ammesso che si riesca a farlo entrare in vigore, appare senza alcun dubbio “ingessato”. Il che risulta ancor più negativo se si tiene presente che esso regola, diversamente dai contenuti di una tipica carta costituzionale, anche la disciplina delle attività materiali di competenza comunitaria.
Se quindi si vuole dare un senso effettivo alla magica parola “Costituzione”, bisogna mettere all’ordine del giorno della discussione politica anche questi profili. Si discute proprio in questi giorni della opportunità, anche dove non esiste una necessità formale (come in Italia) di sottoporre comunque a referendum (consultivo) l’adesione al nuovo trattato, per la necessità del più ampio coinvolgimento dei cittadini su queste tematiche. La proposta potrebbe anche presentare un interesse soprattutto in Italia dove la coincidenza elettorale fra elezioni amministrative ed europee ha decisamente sacrificato l’attenzione su queste ultime. Ma per essere coerenti con tale approccio “democratico” sarebbe forse il caso di pensare sin d’ora ad un coinvolgimento delle popolazioni, ai fini della ratifica delle future revisioni del nuovo Trattato di Roma, attraverso un unico referendum popolare europeo. In altri termini l’entrata in vigore dipenderebbe dal formarsi di una maggioranza di tutti i cittadini europei indipendentemente dalla nazionalità ed al limite con il correttivo del voto favorevole di una maggioranza degli Stati membri.
Il futuro dell’Unione Europea è quindi legato, nei prossimi mesi, alla capacità delle relative popolazioni di esprimere sintonia e compattezza rispetto al valore strategico di un progetto forse decisivo per le sorti della Comunità internazionale. Compito di governi, istituzioni, associazioni è quello di rendere i cittadini europei consapevoli dell’importanza della partita in atto.
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