GLI SVILUPPI DEL PARTENARIATO TRA UNIONE EUROPEA E UNIONE AFRICANA
Archivio > Anno 2007 > Febbraio 2007
di Concetta PISCITELLI (Assegnista di ricerca in Diritto internazionale nell'Università degli Studi di Bari)
La
Commissione europea e la Commissione dell’Unione Africana (UA) si sono
incontrate per una sessione di lavoro congiunta – la terza in tre anni –
nella sede dell’UA ad Addis Abeba (capitale dell’Etiopia) il 2 ottobre
2006. Questo meeting è l’ultima testimonianza di una partnership sempre
più stretta tra i due organismi esecutivi continentali; in questa
occasione, la Commissione europea ha tenuto il suo primo meeting in un
continente diverso dall’Europa. La delegazione europea era formata da
non meno di dieci commissari, incluso il Presidente Barroso. Vi hanno
partecipato anche tutti e tre i vice-presidenti, Wallström
(comunicazioni), Frattini (giustizia), Kallas (amministrazione), nonchè i
commissari Michel (sviluppo), Mandelson (commercio), Gribauskaite
(bilancio), Potoçnik (ricerca), Kyprianou (salute), Kováks (fisco),
Spidla (lavoro) e Piebalgs (energia).
Il programma del meeting, che si è concluso con una dichiarazione congiunta, è stato incentrato su partnership istituzionale e sviluppo. Le due Commissioni hanno raggiunto per la prima volta un accordo su un ampio programma di sostegno per ben 55 milioni di euro allo sviluppo operativo e istituzionale dell’UA da attuarsi a partire dal 1° gennaio 2007. Il programma di sostegno persegue due obiettivi generali: mettere in condizione la Commissione dell’UA di giocare effettivamente il suo ruolo di “motore” del processo di integrazione; rafforzare i legami istituzionali tra UA e UE. Sulla base di questi obiettivi generali, si mira a quattro obiettivi specifici: potenziare la capacità istituzionale dell’UA nel suo complesso; sostenere sinergie e legami organici dell’UA con la Nuova Partnership per lo sviluppo dell’Africa (NEPAD) e le Comunità economiche regionali (RECs), quali elementi basilari dell’Unione; favorire un dialogo produttivo e la cooperazione tra UA e UE in aree di reciproco interesse; preparare il terreno per l’attuazione del futuro programma di sostegno pluriennale panafricano secondo il decimo European Development Found (EDF). Per rispettare questi obiettivi, saranno sostenuti i quattro pilastri del Piano strategico dell’UA 2004-2007: innovazioni istituzionali; pace, sicurezza e governance; integrazione regionale; una visione condivisa a livello continentale. All’interno di ogni pilastro, il sostegno sarà concentrato su un numero limitato di procedure e programmi, tenendo conto dei piani strategici già varati e delle priorità nei diversi campi. Per quanto riguarda le innovazioni istituzionali, il programma di sostegno mira al potenziamento istituzionale della Commissione dell’UA (ad esempio, con l’ammodernamento dei sistemi di finanziamento e contabilità, dei sistemi informativi e dei metodi di gestione delle conoscenze), e in particolare delle sua capacità di gestire e coordinare i collegamenti con i diversi organi e gli altri compartecipi più importanti come le RECs. Si ricordi che l’UA, per far fronte ai parecchi punti deboli istituzionali che tuttora ne intralciano lo sviluppo, ha già avviato un processo di trasformazione istituzionale – il primo pilastro del Piano strategico – per dare più poteri alla Commissione, razionalizzare il complesso assetto istituzionale dell’Africa e rivedere la governance dell’Unione nel suo complesso. Nei settori di pace, sicurezza e governance, il programma mira ad una più completa definizione della struttura politica e istituzionale, così da mettere l’UA in condizione di perseguire un approccio più integrato per la soluzione dei problemi connessi. Per quanto riguarda l’integrazione regionale, il programma si occupa della capacità dell’UA di giocare pienamente il suo ruolo nel coordinare e agevolare gli scambi tra le RECs nella prospettiva di una graduale integrazione economica a livello continentale. Il programma, infine, mira a diffondere all’interno dell’Africa e dell’Europa la conoscenza di obiettivi e politiche dell’UA e della cooperazione tra le due organizzazioni continentali. Il termine ultimo per l’attuazione del programma di sostegno è stato fissato per il 31 dicembre 2013.
Le due Commissioni, inoltre, hanno adottato un Memorandum d’intesa per lo scambio di funzionari e tirocinanti tra le istituzioni stesse. I principi che ne sono a fondamento sono il reciproco rispetto per organici, strutture organizzative e mandati di entrambe le istituzioni nonché la reciprocità di azione e impegni. In considerazione della natura temporanea del loro lavoro e del loro particolare status, i funzionari e i tirocinanti distaccati non dovrebbero assumere responsabilità per conto della Commissione europea o della Commissione dell’UA nell’esercizio delle loro prerogative di diritto pubblico; essi, inoltre, per il periodo del loro incarico rimarranno al servizio del loro datore di lavoro, che continuerà ad erogare i corrispettivi per le prestazioni lavorative. Il distacco potrà essere disposto per tutte le aree politiche di reciproco interesse: migrazioni e questioni connesse alla diaspora, pace, sicurezza e più in generale per qualunque questione politica o giuridica (ambiente, pesca, agricoltura, politiche regionali, dazi doganali, commercio, infrastrutture, energia, salute e protezione dei consumatori, occupazione, istruzione e ricerca, statistiche, gestione delle risorse umane e finanziarie della società dell’informazione e dei media). Il distacco sarà disposto tramite uno scambio di lettere tra il direttore generale del personale e dell’amministrazione della Commissione europea e la missione permanente dell’UA. Diritti e obblighi dei funzionari della Commissione europea distaccati presso la Commissione dell’UA sono enunciati nella decisione della Commissione europea C (94) 3895 del 5 gennaio 1995 sul di-stacco dei funzionari comunitari. I funzionari distaccati dalla Commissione dell’UA saranno considerati esperti nazionali, il cui distacco non comporti alcuna spesa per la disciplina dei loro obblighi verso la Commissione europea e in generale del distacco è stabilita nella decisione della Commissione europea C (2006) 2033 del 1° giugno 2006, che fissa le regole sul distacco di esperti nazionali presso la Commissione. Il periodo del distacco non può essere inferiore ai tre mesi e superare i due anni. Per quanto riguarda lo scambio di tirocinanti, invece, questi saranno considerati tirocinanti “atipici”, le cui condizioni d’impiego sono da determinarsi con un accordo inter-istituzionale ad hoc. Il periodo di tirocinio può andare da un minimo di tre ad un massimo di cinque mesi.
Nel contesto della partnership, un dialogo tra la Commissione europea e la Commissione dell’UA sarà sviluppato attraverso incontri bilaterali a scadenza fissa, in cui si discuterà di tutto quanto riguarda l’attuazione della stessa partnership. Gli incontri ad alto livello si terranno una volta all’anno tra il membro della Commissione europea responsabile degli affari amministrativi e/o dello sviluppo (o un rappresentante da lui designato) e i funzionari competenti appartenenti ad altri dipartimenti della Commissione con un interesse specifico per le questioni dello sviluppo, da un lato, e il vice-presidente della Commissione dell’UA (o un rappresentante da lui designato) dall’altro, allo scopo di riesaminare i progressi nel lavoro e discutere di politica e questioni tecnico-operative. I punti focali per la partnership saranno il direttore generale del personale e dell’amministrazione e il direttore generale dello sviluppo nella Commissione europea, da un lato, e il capo dello staff della Commissione dell’UA, dall’altro; essi avranno anche il compito di coordinare i rispettivi dipartimenti. Si potranno tenere incontri ad hoc a scadenza fissa tra i funzionari delle due parti, dandone comunicazione ai funzionari di collegamento, i quali saranno invitati a prendervi parte; questi incontri copriranno gli aspetti pratici della cooperazione, e in particolare l’attuazione dei progetti, la partecipazione a comitati, gruppi di lavoro e commissioni d’indagine nonché la preparazione di documenti. Qualunque contributo finanziario sarà fatto in conformità alle previsioni del Fondo di sviluppo europeo (FSE); in caso di contributo complementare proveniente dal bilancio generale delle Comunità europee, dovrebbero applicarsi le previsioni del Regolamento finanziario del 25 giugno 2002 n. 1605/2002 e la relativa normativa d’attuazione. La durata della partnership è stata prevista per quattro anni, ma il suo contenuto sarà sottoposto a revisione dopo i primi due anni.
Sin dall’inizio, l’UE ha sostenuto finanziariamente l’impegno politico dell’UA in aree chiave; si pensi che la Commissione europea aveva già istituito l’innovativa African Peace Facility di supporto alle operazioni di peace-keeping in Africa e aveva anche contribuito a diversi progetti concreti relativi a questioni prioritarie per l’UA (governance, prevenzione dei conflitti etc.). Sotto molti aspetti il 2005 ha segnato l’inizio di una nuova era per le relazioni tra Europa e Africa: il Consiglio dell’UE, nel mese di dicembre, ha adottato una nuova Strategia per l’Africa, una visione ambiziosa per la partnership UE-Africa e piani comuni d’intervento per pace e sicurezza, sviluppo sostenibile, diritti umani e una migliore governance. Nel 2006, tenendosi fede agli impegni presi, è stata intensificata la cooperazione tra le due commissioni, la cui alleanza si è dimostrata un solido motore per portar avanti questa nuova visione e sviluppare programmi congiunti sulla scorta delle rispettive esperienze. In occasione del meeting di Addis Abeba, sono stati riconsiderati i progressi nell’attuazione della Strategia dell’UE per l’Africa, che a quasi un anno dalla sua adozione può dirsi ben avviata.
Le due Commissioni hanno concordato di continuare a farsi carico delle sfide poste da conflitti, guerre e mancanza di sicurezza. Nell’aprile 2006, l’UE ha deciso di aumentare il finanziamento a breve termine per l’African Peace Facility con 50 milioni di euro e di stanziare un ammontare totale di 300 milioni di euro per il triennio 2008-2010. Ma i bisogni restano tanti e urgenti; si pensi che nella regione del Darfur (Sudan occidentale), l’UA – sostenuta politicamente e finanziariamente dall’UE – ha condotto una robusta operazione di peace-keeping, l’AMIS (African Union Mission in Sudan), di 7.936 persone. In questa e in altre aree di conflitto le due Commissioni intendono continuare a sostenersi reciprocamente.
Si vuole lavorare insieme per migliorare la governance in Africa e contribuire alla realizzazione dei programmi politici a tutti i livelli. Nell’agosto 2006, la Commissione europea ha presentato una Iniziativa per la governance, che propone un sostegno finanziario aggiuntivo per 3 miliardi di euro in favore di quei Paesi che hanno adottato o sono pronti ad impegnarsi in un piano credibile di concrete riforme di governo; il punto di riferimento centrale per questa iniziativa sarà l’African Peer Review Mechanism, il sistema volontario di auto-valutazione proprio dell’UA il cui mandato è assicurare che le politiche e le pratiche degli Stati che ne fanno parte – finora 26 – si conformino alla Dichiarazione sulla democrazia e la governance politica, economica e sociale del 2002 adottata nell’ambito della NEPAD.
Le due Commissioni hanno concordato di stabilire una partnership UE-Africa per le infrastrutture, che sostenga programmi volti a facilitare i collegamenti interregionali a livello continentale. La Commissione europea, il 13 luglio del 2006, ha approvato un progetto di aiuto per l’Africa che, raddoppiando gli aiuti concessi nel precedente quinquennio 2002-2007, prevede il versamento di 5 miliardi e 600 milioni di euro per le infrastrutture (trasporti, reti idriche ed energetiche, tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni), soprattutto per la loro interconnessione e per il miglioramento della sicurezza. Sono in cantiere anche diversi progetti di primaria importanza da attuare a breve termine, come il piano per l’energia idrica di Felou in Senegal e il progetto EASSY (Eastern Africa Submarine Cable System), una rete sottomarina a banda larga che corre dal Sud Africa al Sudan.
Intenti comuni sono stati espressi per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori, che dovrebbero portare benefici e sviluppo ad entrambi i Continenti. Si vuol favorire lo sviluppo di centri regionali di eccellenza per la ricerca e una più alta istruzione, centri che saranno collegati tra loro all’interno dell’Africa e gemellati con centri europei; è stato concordato tra l’altro di dar avvio ad un nuovo piano per lo scambio di studenti tra i Paesi africani, il Nyerere Programme, cui farà da supporto l’Erasmus Mundus Programme che permette agli studenti africani meglio qualificati di venire in Europa per l’istruzione post-laurea. Sostanziali progressi si registrano per quanto riguarda le strategie congiunte per far fronte alle sfide in campo agricolo e ambientale: sono stati stanziati 21 milioni di euro per l’African Monitoring of the Environment for Sustainable Development (AMESD), un programma che, interagendo con il Global Monitoring for the Environment and Security (GMES) dell’UE, mira ad aiutare i Paesi africani a migliorare la gestione delle loro risorse naturali fornendo ad essi informazioni via satellite sull’ambiente del Continente e più in generale mettendo a loro disposizione le tecnologie più avanzate. Questi e altri programmi saranno d’aiuto per sostenere la produttività in agricoltura e arginare le conseguenze della desertificazione.
La strada che si deve perseguire è quella dell’integrazione interna e della cooperazione esterna. In un mondo sempre più globalizzato, infatti, non vi è nessun Paese o continente che potrebbe procedere da solo, sempre però a condizione che la cooperazione esterna si mantenga su di un piano di eguaglianza.
Il programma del meeting, che si è concluso con una dichiarazione congiunta, è stato incentrato su partnership istituzionale e sviluppo. Le due Commissioni hanno raggiunto per la prima volta un accordo su un ampio programma di sostegno per ben 55 milioni di euro allo sviluppo operativo e istituzionale dell’UA da attuarsi a partire dal 1° gennaio 2007. Il programma di sostegno persegue due obiettivi generali: mettere in condizione la Commissione dell’UA di giocare effettivamente il suo ruolo di “motore” del processo di integrazione; rafforzare i legami istituzionali tra UA e UE. Sulla base di questi obiettivi generali, si mira a quattro obiettivi specifici: potenziare la capacità istituzionale dell’UA nel suo complesso; sostenere sinergie e legami organici dell’UA con la Nuova Partnership per lo sviluppo dell’Africa (NEPAD) e le Comunità economiche regionali (RECs), quali elementi basilari dell’Unione; favorire un dialogo produttivo e la cooperazione tra UA e UE in aree di reciproco interesse; preparare il terreno per l’attuazione del futuro programma di sostegno pluriennale panafricano secondo il decimo European Development Found (EDF). Per rispettare questi obiettivi, saranno sostenuti i quattro pilastri del Piano strategico dell’UA 2004-2007: innovazioni istituzionali; pace, sicurezza e governance; integrazione regionale; una visione condivisa a livello continentale. All’interno di ogni pilastro, il sostegno sarà concentrato su un numero limitato di procedure e programmi, tenendo conto dei piani strategici già varati e delle priorità nei diversi campi. Per quanto riguarda le innovazioni istituzionali, il programma di sostegno mira al potenziamento istituzionale della Commissione dell’UA (ad esempio, con l’ammodernamento dei sistemi di finanziamento e contabilità, dei sistemi informativi e dei metodi di gestione delle conoscenze), e in particolare delle sua capacità di gestire e coordinare i collegamenti con i diversi organi e gli altri compartecipi più importanti come le RECs. Si ricordi che l’UA, per far fronte ai parecchi punti deboli istituzionali che tuttora ne intralciano lo sviluppo, ha già avviato un processo di trasformazione istituzionale – il primo pilastro del Piano strategico – per dare più poteri alla Commissione, razionalizzare il complesso assetto istituzionale dell’Africa e rivedere la governance dell’Unione nel suo complesso. Nei settori di pace, sicurezza e governance, il programma mira ad una più completa definizione della struttura politica e istituzionale, così da mettere l’UA in condizione di perseguire un approccio più integrato per la soluzione dei problemi connessi. Per quanto riguarda l’integrazione regionale, il programma si occupa della capacità dell’UA di giocare pienamente il suo ruolo nel coordinare e agevolare gli scambi tra le RECs nella prospettiva di una graduale integrazione economica a livello continentale. Il programma, infine, mira a diffondere all’interno dell’Africa e dell’Europa la conoscenza di obiettivi e politiche dell’UA e della cooperazione tra le due organizzazioni continentali. Il termine ultimo per l’attuazione del programma di sostegno è stato fissato per il 31 dicembre 2013.
Le due Commissioni, inoltre, hanno adottato un Memorandum d’intesa per lo scambio di funzionari e tirocinanti tra le istituzioni stesse. I principi che ne sono a fondamento sono il reciproco rispetto per organici, strutture organizzative e mandati di entrambe le istituzioni nonché la reciprocità di azione e impegni. In considerazione della natura temporanea del loro lavoro e del loro particolare status, i funzionari e i tirocinanti distaccati non dovrebbero assumere responsabilità per conto della Commissione europea o della Commissione dell’UA nell’esercizio delle loro prerogative di diritto pubblico; essi, inoltre, per il periodo del loro incarico rimarranno al servizio del loro datore di lavoro, che continuerà ad erogare i corrispettivi per le prestazioni lavorative. Il distacco potrà essere disposto per tutte le aree politiche di reciproco interesse: migrazioni e questioni connesse alla diaspora, pace, sicurezza e più in generale per qualunque questione politica o giuridica (ambiente, pesca, agricoltura, politiche regionali, dazi doganali, commercio, infrastrutture, energia, salute e protezione dei consumatori, occupazione, istruzione e ricerca, statistiche, gestione delle risorse umane e finanziarie della società dell’informazione e dei media). Il distacco sarà disposto tramite uno scambio di lettere tra il direttore generale del personale e dell’amministrazione della Commissione europea e la missione permanente dell’UA. Diritti e obblighi dei funzionari della Commissione europea distaccati presso la Commissione dell’UA sono enunciati nella decisione della Commissione europea C (94) 3895 del 5 gennaio 1995 sul di-stacco dei funzionari comunitari. I funzionari distaccati dalla Commissione dell’UA saranno considerati esperti nazionali, il cui distacco non comporti alcuna spesa per la disciplina dei loro obblighi verso la Commissione europea e in generale del distacco è stabilita nella decisione della Commissione europea C (2006) 2033 del 1° giugno 2006, che fissa le regole sul distacco di esperti nazionali presso la Commissione. Il periodo del distacco non può essere inferiore ai tre mesi e superare i due anni. Per quanto riguarda lo scambio di tirocinanti, invece, questi saranno considerati tirocinanti “atipici”, le cui condizioni d’impiego sono da determinarsi con un accordo inter-istituzionale ad hoc. Il periodo di tirocinio può andare da un minimo di tre ad un massimo di cinque mesi.
Nel contesto della partnership, un dialogo tra la Commissione europea e la Commissione dell’UA sarà sviluppato attraverso incontri bilaterali a scadenza fissa, in cui si discuterà di tutto quanto riguarda l’attuazione della stessa partnership. Gli incontri ad alto livello si terranno una volta all’anno tra il membro della Commissione europea responsabile degli affari amministrativi e/o dello sviluppo (o un rappresentante da lui designato) e i funzionari competenti appartenenti ad altri dipartimenti della Commissione con un interesse specifico per le questioni dello sviluppo, da un lato, e il vice-presidente della Commissione dell’UA (o un rappresentante da lui designato) dall’altro, allo scopo di riesaminare i progressi nel lavoro e discutere di politica e questioni tecnico-operative. I punti focali per la partnership saranno il direttore generale del personale e dell’amministrazione e il direttore generale dello sviluppo nella Commissione europea, da un lato, e il capo dello staff della Commissione dell’UA, dall’altro; essi avranno anche il compito di coordinare i rispettivi dipartimenti. Si potranno tenere incontri ad hoc a scadenza fissa tra i funzionari delle due parti, dandone comunicazione ai funzionari di collegamento, i quali saranno invitati a prendervi parte; questi incontri copriranno gli aspetti pratici della cooperazione, e in particolare l’attuazione dei progetti, la partecipazione a comitati, gruppi di lavoro e commissioni d’indagine nonché la preparazione di documenti. Qualunque contributo finanziario sarà fatto in conformità alle previsioni del Fondo di sviluppo europeo (FSE); in caso di contributo complementare proveniente dal bilancio generale delle Comunità europee, dovrebbero applicarsi le previsioni del Regolamento finanziario del 25 giugno 2002 n. 1605/2002 e la relativa normativa d’attuazione. La durata della partnership è stata prevista per quattro anni, ma il suo contenuto sarà sottoposto a revisione dopo i primi due anni.
Sin dall’inizio, l’UE ha sostenuto finanziariamente l’impegno politico dell’UA in aree chiave; si pensi che la Commissione europea aveva già istituito l’innovativa African Peace Facility di supporto alle operazioni di peace-keeping in Africa e aveva anche contribuito a diversi progetti concreti relativi a questioni prioritarie per l’UA (governance, prevenzione dei conflitti etc.). Sotto molti aspetti il 2005 ha segnato l’inizio di una nuova era per le relazioni tra Europa e Africa: il Consiglio dell’UE, nel mese di dicembre, ha adottato una nuova Strategia per l’Africa, una visione ambiziosa per la partnership UE-Africa e piani comuni d’intervento per pace e sicurezza, sviluppo sostenibile, diritti umani e una migliore governance. Nel 2006, tenendosi fede agli impegni presi, è stata intensificata la cooperazione tra le due commissioni, la cui alleanza si è dimostrata un solido motore per portar avanti questa nuova visione e sviluppare programmi congiunti sulla scorta delle rispettive esperienze. In occasione del meeting di Addis Abeba, sono stati riconsiderati i progressi nell’attuazione della Strategia dell’UE per l’Africa, che a quasi un anno dalla sua adozione può dirsi ben avviata.
Le due Commissioni hanno concordato di continuare a farsi carico delle sfide poste da conflitti, guerre e mancanza di sicurezza. Nell’aprile 2006, l’UE ha deciso di aumentare il finanziamento a breve termine per l’African Peace Facility con 50 milioni di euro e di stanziare un ammontare totale di 300 milioni di euro per il triennio 2008-2010. Ma i bisogni restano tanti e urgenti; si pensi che nella regione del Darfur (Sudan occidentale), l’UA – sostenuta politicamente e finanziariamente dall’UE – ha condotto una robusta operazione di peace-keeping, l’AMIS (African Union Mission in Sudan), di 7.936 persone. In questa e in altre aree di conflitto le due Commissioni intendono continuare a sostenersi reciprocamente.
Si vuole lavorare insieme per migliorare la governance in Africa e contribuire alla realizzazione dei programmi politici a tutti i livelli. Nell’agosto 2006, la Commissione europea ha presentato una Iniziativa per la governance, che propone un sostegno finanziario aggiuntivo per 3 miliardi di euro in favore di quei Paesi che hanno adottato o sono pronti ad impegnarsi in un piano credibile di concrete riforme di governo; il punto di riferimento centrale per questa iniziativa sarà l’African Peer Review Mechanism, il sistema volontario di auto-valutazione proprio dell’UA il cui mandato è assicurare che le politiche e le pratiche degli Stati che ne fanno parte – finora 26 – si conformino alla Dichiarazione sulla democrazia e la governance politica, economica e sociale del 2002 adottata nell’ambito della NEPAD.
Le due Commissioni hanno concordato di stabilire una partnership UE-Africa per le infrastrutture, che sostenga programmi volti a facilitare i collegamenti interregionali a livello continentale. La Commissione europea, il 13 luglio del 2006, ha approvato un progetto di aiuto per l’Africa che, raddoppiando gli aiuti concessi nel precedente quinquennio 2002-2007, prevede il versamento di 5 miliardi e 600 milioni di euro per le infrastrutture (trasporti, reti idriche ed energetiche, tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni), soprattutto per la loro interconnessione e per il miglioramento della sicurezza. Sono in cantiere anche diversi progetti di primaria importanza da attuare a breve termine, come il piano per l’energia idrica di Felou in Senegal e il progetto EASSY (Eastern Africa Submarine Cable System), una rete sottomarina a banda larga che corre dal Sud Africa al Sudan.
Intenti comuni sono stati espressi per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori, che dovrebbero portare benefici e sviluppo ad entrambi i Continenti. Si vuol favorire lo sviluppo di centri regionali di eccellenza per la ricerca e una più alta istruzione, centri che saranno collegati tra loro all’interno dell’Africa e gemellati con centri europei; è stato concordato tra l’altro di dar avvio ad un nuovo piano per lo scambio di studenti tra i Paesi africani, il Nyerere Programme, cui farà da supporto l’Erasmus Mundus Programme che permette agli studenti africani meglio qualificati di venire in Europa per l’istruzione post-laurea. Sostanziali progressi si registrano per quanto riguarda le strategie congiunte per far fronte alle sfide in campo agricolo e ambientale: sono stati stanziati 21 milioni di euro per l’African Monitoring of the Environment for Sustainable Development (AMESD), un programma che, interagendo con il Global Monitoring for the Environment and Security (GMES) dell’UE, mira ad aiutare i Paesi africani a migliorare la gestione delle loro risorse naturali fornendo ad essi informazioni via satellite sull’ambiente del Continente e più in generale mettendo a loro disposizione le tecnologie più avanzate. Questi e altri programmi saranno d’aiuto per sostenere la produttività in agricoltura e arginare le conseguenze della desertificazione.
La strada che si deve perseguire è quella dell’integrazione interna e della cooperazione esterna. In un mondo sempre più globalizzato, infatti, non vi è nessun Paese o continente che potrebbe procedere da solo, sempre però a condizione che la cooperazione esterna si mantenga su di un piano di eguaglianza.