LE NUOVE MISSIONI DELL'UNIONE EUROPEA
Archivio > Anno 2002 > Maggio 2002
di Valeria DI COMITE
L’Unione europea si trova, dopo 50 anni dalla sua nascita, a dover affrontare delle nuove sfide per continuare un cammino integrazione che coinvolga sempre più Stati europei. La decisione di aprire le porte dell’Unione agli Stati dell’Europa occidentale ed orientale ha comportato la necessità di rivedere la struttura di base della stessa Unione europea per assicurare che l’allargamento a questi Paesi avvenga senza compromettere l’acquis communautaire.
Tale questione è stata affrontata dall’on. Giorgio Napolitano, Presidente della Commissione per gli Affari Costituzionali del Parlamento europeo, che ha tenuto la relazione su “Le nuove missioni dell’Unione europea tra allargamento ad Est e partenariato euromediterraneo”, nel corso dell’incontro organizzato, il 19 aprile scorso, dal Dipartimento di Diritto internazionale e dell’Unione europea dell’Università di Bari.
Il prof. Giovanni Cellamare, Direttore del Dipartimento, ha aperto il Convegno sottolineando il grande significato che il tema dell’allargamento rappresenta per l’Unione europea. Il prof. Giovanni Girone, Magnifico Rettore dell’Università di Bari, ha portato i suoi saluti evidenziando l’impegno dell’Università di Bari nel creare dei rapporti di collaborazione con le Università dei Paesi dell’Est, per sviluppare uno scambio culturale che è alla base della futura unificazione dell’Europa. Sono seguiti i saluti del prof. Antonio Iannarelli, Preside della Facoltà di Giurisprudenza, e del prof. Luigi Di Comite, Preside della Facoltà di Scienze politiche.
L’on. Giorgio Napolitano ha posto di manifesto come il primo passo da affrontare per rendere possibile l’allargamento ad Est sia quello di fortificare la base costituzionale e democratica dell’Unione europea. Per questo motivo buona parte del suo intervento è stato incentrato sulla Convenzione per il futuro dell’Unione europea, come ha infatti enfatizzato: “I fari dell’opinione pubblica sono puntati sulla Convenzione”. Invero, è oggi imprescindibile rispondere alle sfide che riguardano l’Unione e “rendere espliciti i grandi obiettivi da realizzare” per portare avanti il progetto di Costituzione, definito da Valéry Giscard d’Estaing “Trattato costituente”. Tale trattato, anche se avrà la forma di un trattato internazionale, avrà la sostanza di una vera “Costituzione” che si affiancherà alle Costituzioni nazionali, così come la cittadinanza europea costituisce un complemento della “cittadinanza nazionale” dei singoli Stati membri. La scelta di far partecipare i rappresentanti degli Stati candidati all’adesione ai lavori della Convenzione è una chiara dimostrazione della interdipendenza di questi due grandi obiettivi dell’Unione europea. Il futuro ampliamento dell’Unione rappresenta un “allargamento senza precedenti”. Nel passato si è proceduto in maniera più graduale, mentre attualmente si sta negoziando, contemporaneamente, l’adesione con dodici paesi. Di questi, 10 sono Stati sorti dallo scioglimento della ex URSS, mentre due – Cipro e Malta – fanno parte dell’Europa mediterranea. A prescindere dalla decisione finale, in cui si determinerà quali Stati entreranno nell’Unione, si ipotizza che prima delle elezioni del Parlamento europeo del 2004, ben dieci Stati potrebbero essere già accolti. Ciò comporterà un aumento della popolazione dell’UE di oltre un quarto, di un aumento della superficie di oltre un terzo, ma di un aumento del PIL di non più dell’11%. L’ampliamento infatti è rivolto a paesi che si trovano in uno stadio meno avanzato di sviluppo economico e di benessere, e per questo sarà necessario rivedere le regole che permetteranno di raggiungere una maggiore coesione economica e sociale nell’ambito dell’Unione allargata. Il futuro ampliamento costituirà una “vera unificazione” dell’Europa, di un’Europa democratica. Le basi per l’allargamento sono già state realizzate non solo grazie ad un avvicinamento culturale, ma anche attraverso l’impegno e gli sforzi che i Paesi candidati stanno compiendo per rendere effettivo il loro ingresso nell’Unione. Il bisogno di non defraudare le aspettative di questi Paesi costituisce un interesse primario della stessa Unione europea, se si vogliono consolidare la pace e la stabilità democratica. Una battuta d’arresto dell’allargamento implicherebbe il pericolo di rinvigorire i nazionalismi nei Paesi candidati con il rischio di nuovi scontri etnici e culturali.
E’ chiaro che, come ha sottolineato l’on. Napolitano, in questo quadro la politica euromediterranea sembra essere scivolata in secondo piano, tuttavia bisogna sottolineare che il 22 e 23 aprile a Valencia si è tenuta la V Conferenza Euromediterranea che si pone in linea di continuità con i lavori della Conferenza di Barcellona del 1995. Nel seno della Conferenza i quindici Stati membri dell’Unione e 12 Stati dell’area mediterranea si sono incontrati per discutere temi essenziali come la sicurezza, e per rafforzare l’impegno comune e dare un nuovo impulso ai programmi di partenariato.
Al termine della relazione dell’on. Napolitano, è intervenuto il Procuratore generale presso la Corte di Appello, dott. Riccardo Dibitonto, che ha posto l’accento sul ruolo fondamentale che svolge la Puglia in Europa, essendo la stessa un confine naturale dell’Unione europea. E’ chiaro infatti che importanti problemi che concernono la criminalità organizzata e l’immigrazione clandestina vengono affrontati giornalmente nella nostra terra. Per questo motivo l’attività di controllo e di polizia qui svolta sono da esempio per numerosi Stati europei.
E’ seguito l’intervento del prof. Vincenzo Starace, che ha chiaramente affermato come l’incertezza di fondo nel processo di costruzione dell’Unione europea pregiudichi questo percorso. Fino ad oggi è stato coltivato un ideale federalista di fondo, tuttavia quando si è trattato di prendere delle decisioni, tali decisioni o non sono state prese o sono andate in una direzione opposta al federalismo. La Dichiarazione di Laeken invece di dissipare tali dubbi ha posto nuovi interrogativi. E’ chiaro che se fino ad oggi gli Stati hanno proceduto con prudenza, è arrivato il momento di prendere una decisione di fondo.
Successivamente l’on. Enzo Lavarra, dell’associazione Puglia-Europa, ha evidenziato che la posizione del Parlamento europeo vuole essere una risposta al dilemma della scelta di fondo, attraverso una posizione di equilibrio dinamico, tra l’identità nazionale e l’identità sovranazionale. Il prof. Aldo Loiodice ha a sua volta sottolineato come oggi l’Europa è certamente più coesa grazie ai passi in avanti che sono stati compiuti nell’ambito dei principi, dei valori e dei diritti grazie alla Carta di Nizza. Tale Carta costituisce la summa dei diritti fondamentali europei e rappresenta il “minimo livello di protezione” dei diritti nell’Unione europea. Utilizzando la Carta come un parametro nella sua giurisprudenza, la Corte conferma che l’Unione europea ha acquisito la consapevolezza che vi è una soglia minima dei diritti che deve essere effettiva. La prof.ssa Teresa Massari ha ricordato le origini dell’Unione europea, nel pensiero di Altiero Spinelli che tra i primi federalisti vedeva nella creazione di un’Europa federale la realizzazione di un obiettivo di pace e il superamento dei nazionalismi. Tuttavia la storia ha insegnato come l’idea federalista è stata superata dalla visione funzionalista di Jean Monnet. Oggi, l’Unione europea che è il risultato di un lungo processo di integrazione deve poter rispondere a nuove sfide come la globalizzazione. Il prof. Ennio Triggiani ha concluso gli interventi formulando delle questioni sul futuro dell’Unione e sui rapporti tra l’Unione con i partner del Mediterraneo. L’on. Napolitano ha, quindi, concluso il Convegno rispondendo alla questioni sollevate e affermando come le scelte di fondo sembrano orientate verso il superamento della divisone in tre pilastri a favore del metodo comunitario, ci si sta muovendo quindi verso il federalismo. D’altra parte nell’Unione europea oggi si riscontrano le caratteristiche fondamentali di uno Stato federale almeno in tre aspetti principali: il commercio, la concorrenza e la moneta unica.
Tale questione è stata affrontata dall’on. Giorgio Napolitano, Presidente della Commissione per gli Affari Costituzionali del Parlamento europeo, che ha tenuto la relazione su “Le nuove missioni dell’Unione europea tra allargamento ad Est e partenariato euromediterraneo”, nel corso dell’incontro organizzato, il 19 aprile scorso, dal Dipartimento di Diritto internazionale e dell’Unione europea dell’Università di Bari.
Il prof. Giovanni Cellamare, Direttore del Dipartimento, ha aperto il Convegno sottolineando il grande significato che il tema dell’allargamento rappresenta per l’Unione europea. Il prof. Giovanni Girone, Magnifico Rettore dell’Università di Bari, ha portato i suoi saluti evidenziando l’impegno dell’Università di Bari nel creare dei rapporti di collaborazione con le Università dei Paesi dell’Est, per sviluppare uno scambio culturale che è alla base della futura unificazione dell’Europa. Sono seguiti i saluti del prof. Antonio Iannarelli, Preside della Facoltà di Giurisprudenza, e del prof. Luigi Di Comite, Preside della Facoltà di Scienze politiche.
L’on. Giorgio Napolitano ha posto di manifesto come il primo passo da affrontare per rendere possibile l’allargamento ad Est sia quello di fortificare la base costituzionale e democratica dell’Unione europea. Per questo motivo buona parte del suo intervento è stato incentrato sulla Convenzione per il futuro dell’Unione europea, come ha infatti enfatizzato: “I fari dell’opinione pubblica sono puntati sulla Convenzione”. Invero, è oggi imprescindibile rispondere alle sfide che riguardano l’Unione e “rendere espliciti i grandi obiettivi da realizzare” per portare avanti il progetto di Costituzione, definito da Valéry Giscard d’Estaing “Trattato costituente”. Tale trattato, anche se avrà la forma di un trattato internazionale, avrà la sostanza di una vera “Costituzione” che si affiancherà alle Costituzioni nazionali, così come la cittadinanza europea costituisce un complemento della “cittadinanza nazionale” dei singoli Stati membri. La scelta di far partecipare i rappresentanti degli Stati candidati all’adesione ai lavori della Convenzione è una chiara dimostrazione della interdipendenza di questi due grandi obiettivi dell’Unione europea. Il futuro ampliamento dell’Unione rappresenta un “allargamento senza precedenti”. Nel passato si è proceduto in maniera più graduale, mentre attualmente si sta negoziando, contemporaneamente, l’adesione con dodici paesi. Di questi, 10 sono Stati sorti dallo scioglimento della ex URSS, mentre due – Cipro e Malta – fanno parte dell’Europa mediterranea. A prescindere dalla decisione finale, in cui si determinerà quali Stati entreranno nell’Unione, si ipotizza che prima delle elezioni del Parlamento europeo del 2004, ben dieci Stati potrebbero essere già accolti. Ciò comporterà un aumento della popolazione dell’UE di oltre un quarto, di un aumento della superficie di oltre un terzo, ma di un aumento del PIL di non più dell’11%. L’ampliamento infatti è rivolto a paesi che si trovano in uno stadio meno avanzato di sviluppo economico e di benessere, e per questo sarà necessario rivedere le regole che permetteranno di raggiungere una maggiore coesione economica e sociale nell’ambito dell’Unione allargata. Il futuro ampliamento costituirà una “vera unificazione” dell’Europa, di un’Europa democratica. Le basi per l’allargamento sono già state realizzate non solo grazie ad un avvicinamento culturale, ma anche attraverso l’impegno e gli sforzi che i Paesi candidati stanno compiendo per rendere effettivo il loro ingresso nell’Unione. Il bisogno di non defraudare le aspettative di questi Paesi costituisce un interesse primario della stessa Unione europea, se si vogliono consolidare la pace e la stabilità democratica. Una battuta d’arresto dell’allargamento implicherebbe il pericolo di rinvigorire i nazionalismi nei Paesi candidati con il rischio di nuovi scontri etnici e culturali.
E’ chiaro che, come ha sottolineato l’on. Napolitano, in questo quadro la politica euromediterranea sembra essere scivolata in secondo piano, tuttavia bisogna sottolineare che il 22 e 23 aprile a Valencia si è tenuta la V Conferenza Euromediterranea che si pone in linea di continuità con i lavori della Conferenza di Barcellona del 1995. Nel seno della Conferenza i quindici Stati membri dell’Unione e 12 Stati dell’area mediterranea si sono incontrati per discutere temi essenziali come la sicurezza, e per rafforzare l’impegno comune e dare un nuovo impulso ai programmi di partenariato.
Al termine della relazione dell’on. Napolitano, è intervenuto il Procuratore generale presso la Corte di Appello, dott. Riccardo Dibitonto, che ha posto l’accento sul ruolo fondamentale che svolge la Puglia in Europa, essendo la stessa un confine naturale dell’Unione europea. E’ chiaro infatti che importanti problemi che concernono la criminalità organizzata e l’immigrazione clandestina vengono affrontati giornalmente nella nostra terra. Per questo motivo l’attività di controllo e di polizia qui svolta sono da esempio per numerosi Stati europei.
E’ seguito l’intervento del prof. Vincenzo Starace, che ha chiaramente affermato come l’incertezza di fondo nel processo di costruzione dell’Unione europea pregiudichi questo percorso. Fino ad oggi è stato coltivato un ideale federalista di fondo, tuttavia quando si è trattato di prendere delle decisioni, tali decisioni o non sono state prese o sono andate in una direzione opposta al federalismo. La Dichiarazione di Laeken invece di dissipare tali dubbi ha posto nuovi interrogativi. E’ chiaro che se fino ad oggi gli Stati hanno proceduto con prudenza, è arrivato il momento di prendere una decisione di fondo.
Successivamente l’on. Enzo Lavarra, dell’associazione Puglia-Europa, ha evidenziato che la posizione del Parlamento europeo vuole essere una risposta al dilemma della scelta di fondo, attraverso una posizione di equilibrio dinamico, tra l’identità nazionale e l’identità sovranazionale. Il prof. Aldo Loiodice ha a sua volta sottolineato come oggi l’Europa è certamente più coesa grazie ai passi in avanti che sono stati compiuti nell’ambito dei principi, dei valori e dei diritti grazie alla Carta di Nizza. Tale Carta costituisce la summa dei diritti fondamentali europei e rappresenta il “minimo livello di protezione” dei diritti nell’Unione europea. Utilizzando la Carta come un parametro nella sua giurisprudenza, la Corte conferma che l’Unione europea ha acquisito la consapevolezza che vi è una soglia minima dei diritti che deve essere effettiva. La prof.ssa Teresa Massari ha ricordato le origini dell’Unione europea, nel pensiero di Altiero Spinelli che tra i primi federalisti vedeva nella creazione di un’Europa federale la realizzazione di un obiettivo di pace e il superamento dei nazionalismi. Tuttavia la storia ha insegnato come l’idea federalista è stata superata dalla visione funzionalista di Jean Monnet. Oggi, l’Unione europea che è il risultato di un lungo processo di integrazione deve poter rispondere a nuove sfide come la globalizzazione. Il prof. Ennio Triggiani ha concluso gli interventi formulando delle questioni sul futuro dell’Unione e sui rapporti tra l’Unione con i partner del Mediterraneo. L’on. Napolitano ha, quindi, concluso il Convegno rispondendo alla questioni sollevate e affermando come le scelte di fondo sembrano orientate verso il superamento della divisone in tre pilastri a favore del metodo comunitario, ci si sta muovendo quindi verso il federalismo. D’altra parte nell’Unione europea oggi si riscontrano le caratteristiche fondamentali di uno Stato federale almeno in tre aspetti principali: il commercio, la concorrenza e la moneta unica.