E' L'ANNO EUROPEO DELLE PERSONE CON DISABILITA' - Sud in Europa

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E' L'ANNO EUROPEO DELLE PERSONE CON DISABILITA'

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di Anna PALADINO    

Il faticoso e intermittente processo di democratizzazione, l’uso massificato delle stesse fonti d’informazione, dei sistemi e luoghi di formazione e di cultura hanno riportato alla ribalta i problemi dell’essere “persona” connessi con un’ampia mappa di diritti umani e civili inalienabili.
In questo scenario di internazionaIizzazione e di globalizzazione a più livelli, i diritti umani fondamentali sono, finalmente, sottolineati e tutelati non solo dalla Costituzione italiana, ma, anche, dalla “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”, approvata al Consiglio di Nizza del 7 dicembre 2000.
La Carta europea dei diritti fondamentali - costituita complessivamente da 54 articoli - salvaguarda tutte le popolazioni da eventuali forme di diseguaglianze e/o discriminazioni (Il primo comma dell’art. 21 – intitolato “non discriminazione” - recita: “È vietata qualsiasi discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali”) e si sofferma anche a precisare la tutela dei diritti di cittadinanza dei soggetti disabili per un’integrazione sociale e professionale. Questo tema è, infatti, statuito all’art. 26, che è intitolato “inserimento dei disabili”, precisando che “L’Unione riconosce e rispetta il diritto dei disabili di beneficiare di misure intese a garantirne l’autonomia, l’inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità”.
Siamo, indubbiamente, in presenza di aspetti congiunturali e strutturali che, per le marcate trasformazioni in atto, hanno fatto entrare l’attuale società in una lunga fase di transizione, che sta evolvendosi verso una società conoscitiva, che dovrebbe far maturare l’”identità europea”.
È certamente la categoria della “differenza” una caratteristica ineludibile della complessa contemporaneità, come diritto al rispetto e al riconoscimento delle molteplici forme della lingua, della cultura, del pensiero. È proprio la “differenza”, come “modalità d’essere” individuale e collettiva, l’ineludibile e l’imprescindibile punto di partenza della democrazia.
Queste idee hanno fatto maturare cambi sostanziali nella mentalità comune e hanno riportato alla ribalta con maggior spessore e vigore la centralità oggi assunta dall’educazione, dall’istruzione e dalla formazione delle nuove generazioni, puntando alla strutturazione di personalità autonome, critiche, allenate a modificare – durante tutti i cicli della vita – conoscenze e competenze ed, altresì, dotate di una mentalità aperta a tutte le culture, a tutti i popoli della terra e a tutti i soggetti, nel rispetto di una identità umana e di una identità europea.
Da tutto ciò è derivata la proclamazione nel 2003 dell’Anno Europeo delle persone con disabilità, da parte del Consiglio dell’Unione Europea, che ha avuto l’avvio proprio in terra di Bari in febbraio e si concluderà in dicembre.
Questa iniziativa coinvolge tutti i Paesi e le Regioni sulla promozione dei diritti e delle opportunità delle persone disabili, nonché i singoli e le famiglie, ma, anche e soprattutto, le Istituzioni locali e gli altri soggetti interessati a promuovere lo sviluppo umano in generale, all’interno del quale ogni persona viene valorizzata in quanto tale e considerata preziosa e irripetibile nella sua diversità/differenza.
Gli obiettivi di questa importante e nevralgica iniziativa sono stati precisati nella decisione del Consiglio europeo del 3 dicembre 2001. L’obiettivo generale è quello di promuovere la salute con azioni concertate tra diversi soggetti pubblici e privati e creare le pari opportunità dei cittadini come condizione essenziale di uno sviluppo complessivo della società, che non può e non deve sprecare la ricchezza che ogni persona umana possiede e che può esprimere solo se vi è un ambiente favorevole alla sua espressione.
Tra gli obiettivi specifici dell’Anno Europeo dei Disabili sono da evidenziare:
J La sensibilizzazione relativamente al diritto dei disabili di essere tutelati dalla discriminazione e di godere di pieni e pari diritti;
J L’incoraggiamento della riflessione e la discussione sulle misure necessarie per promuovere pari opportunità per i disabili in Europa;
J La promozione dello scambio di esperienze in materia di buone prassi e strategie efficaci attuate a livello locale, nazionale ed europeo;
J L’intensificare la cooperazione tra tutte le istanze interessate, in particolare i governi, le parti sociali, le ONG, i servizi sociali, il settore privato, il settore associativo, i gruppi di volontariato, i disabili e i loro familiari;
J Il miglioramento della comunicazione concernente l’handicap e la promozione di una rappresentazione positiva dei disabili;
J La sensibilizzazione all’eterogeneità delle forme di handicap e alle molteplici forme di handicap;
J La sensibilizzazione alle molteplici forme di discriminazione cui i disabili sono esposti;
J L’accordare un’attenzione particolare alla sensibilizzazione al diritto dei bambini e dei giovani disabili ad un pari trattamento nell’insegnamento, e lo sviluppo di una cooperazione a livello europeo tra il personale preposto all’insegnamento speciale dei bambini e dei giovani disabili, per migliorare l’integrazione degli alunni e degli studenti ad esigenze specifiche negli istituti normali o specializzati.
Al fine di rendere perseguiti e perseguibili questi obiettivi, tesi sostanzialmente alla promozione dei diritti delle persone con disabilità la Comunità europea ha emanato un bando, (pubblicato in data 18.01.2003 sulla Gazzetta ufficiale n. 14), rivolto alle organizzazioni di volontariato, alle associazioni, alle fondazioni, alle cooperative sociali, che si occupano delle persone con disabilità e delle loro famiglie, nonché agli Enti locali, Regioni ed Amministrazioni centrali, per la presentazione di progetti – cofinanziabili per il 50% dalla Commissione dell’Unione Europea-.
L’Anno Europeo delle persone con disabilità si svolge e si articola in scenari chiaroscuri. Da un lato, infatti, si vede emergere una nuova filosofia della salute nella nuova Classificazione Internazionale delle Menomazioni, della Disabilità e degli Handicap, dell’OMS, che cerca di cogliere e classificare ciò che può verificarsi in associazione a una condizione di salute, cioè le “compromissioni” della persona o, meglio, il suo “funzionamento”. Non è una classificazione che riguarda soltanto le condizioni di persone affette da particolari anomalie fisiche o mentali, ma è applicabile a qualsiasi persona che si trovi in qualsiasi condizione di salute, quando vi sia la necessità di valutarne lo stato a livello corporeo, personale o sociale. Finalmente scompare il termine “handicap”. Dall’altro si constata un drastico taglio delle risorse finanziarie, nell’ultima legge finanziaria, che il Governo italiano opera per la scuola, in generale, e per i docenti specializzati di sostegno e per l’assistenza alle persone con disabilità, in particolare.
Tutto ciò si annovera mentre, in controtendenza all’attuale cultura delle differenze/diversità, intese come valore e risorsa, si legge sul televideo che è stato scoperto “il gene della stupidità” e che operando sul DNA saremo da domani tutti “eccezionalmente intelligenti”.
Allora, quando questa centralità, che si sta attribuendo al mondo complesso delle persone con disabilità, supererà il mero livello degli slogan liberatori, delle passerelle a convegni e commissioni e si tradurrà in pragmatica, efficiente e rapida presa in carica seria e responsabile dei problemi reali?
Dopo la chiusura dell’Anno Europeo in corso, quando le luci dei riflettori si spegneranno le persone disabili e le loro famiglie torneranno a patire indifferenza e solitudine? Spero proprio di no.
Per evitare ciò, si è convinti, ancora oggi, che è nevralgico il ruolo giocato dalla diffusione di corrette conoscenze, indispensabili a mettere fuori gioco stereotipi e luoghi comuni, causa di discriminazione e ostilità e a promuovere la diffusione di comportamenti cooperativi e collaborativi, nonchè di forme di pensiero aperte alla molteplicità e al confronto con quanto è dissimile e diverso, ovvero a potenziare l’idea di un “Io molteplice”, per il quale delineare un itinerario formativo pluridimensionale e pluriculturale.
Si è convinti, infine, che solo un coinvolgimento comune e collettivo sul piano politico, sociale e interistituzionale potrà dare voce, occhi, opportunità di integrazione scolastica, sociale e lavorativa a tutti i soggetti “diversamente abili”, nel rispetto della loro originalità umana ed esistenziale, nonché la piena concretizzazione di cittadini italiani ed europei. È questo il nostro compito!
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