LA PROMOZIONE DELLE RIFORME DI LISBONA NELL'UNIONE ALLARGATA - Sud in Europa

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LA PROMOZIONE DELLE RIFORME DI LISBONA NELL'UNIONE ALLARGATA

Archivio > Anno 2004 > Marzo 2004
di Maria Teresa MOSCHETTA    

La Commissione europea, in data 21 gennaio 2004, ha reso pubblica la sua quarta relazione sullo stato di attuazione della “Strategia di Lisbona”.
Come noto, nel marzo 2000, il Consiglio europeo, riunitosi a Lisbona, metteva a punto una strategia di durata decennale tesa a rendere l’economia europea più dinamica e competitiva, in grado di garantire una crescita economica sostenibile e di creare le condizioni per maggiori opportunità di lavoro e per una più intensa coesione sociale. A tal fine, il Consiglio europeo individuava tre obiettivi fondamentali sintetizzabili nella elaborazione di politiche volte a favorire la ricerca e lo sviluppo, nella modernizzazione del modello sociale europeo mediante gli investimenti sulle persone e la lotta alla emarginazione, nella realizzazione di politiche micro e macro economiche volte a favorire le prospettive di crescita. Per il raggiungimento di detti obiettivi il Consiglio europeo auspicava un nuovo metodo di coordinazione fra l’Unione e gli Stati membri assumendo un ruolo di guida per assicurare una coerente direzione strategica ed un effettivo monitoraggio dei progressi compiuti. Tale monitoraggio viene effettuato annualmente mediante l’analisi della relazione che la Commissione europea presenta al Consiglio europeo di primavera. Sulla base di tale documento, infatti, i capi di Stato e di governo dei membri dell’Unione constatano lo stato di attuazione della strategia e decidono le priorità future per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona. Fondamentale appare pertanto il contributo offerto dalla Commissione nella individuazione dei punti di forza e di debolezza di detta strategia al fine di promuoverne l’effettiva applicazione.
La relazione della Commissione, pur riconoscendo gli importanti progressi compiuti nell’avviare la transizione verso una economia basata sulla conoscenza competitiva che si dimostri in grado di conciliare la crescita socio economica con il rispetto per l’ambiente, non ha mancato tuttavia di sottolineare i ritardi che ancora si registrano in molti degli Stati membri.
In primo luogo, la Commissione pone in luce come l’occupazione e la produttività siano insufficienti per la crescita del prodotto interno lordo. Nel corso del 2003 il livello occupazionale ha registrato una flessione difficilmente recuperabile nel breve periodo a causa del persistere di ostacoli strutturali nel mercato del lavoro e alla scarsa partecipazione all’occupazione dei lavoratori più anziani. Allo stesso modo la produttività è in calo da-gli anni novanta a causa dello scarso contributo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e dell’insufficienza degli investimenti. Per far fronte a questa situazione, la Commissione auspica l’attuazione del “Programma Quick Start”, già approvato dal Consiglio europeo, comprendente 54 progetti di investimenti transfrontalieri per la realizzazione di reti di trasporto e di energia transeuropee e di reti mobili e di comunicazioni ad alta velocità. Nella consapevolezza che un aumento del livello globale degli investimenti non è di per sé sufficiente per raggiungere gli obbiettivi individuati, la Commissione ha altresì sottolineato la necessità di investire in modo più efficace, individuando i settori dell’istruzione e della formazione in grado di produrre i risultati migliori.
In secondo luogo, la Commissione ha posto in luce come la competitività del mercato interno non si sia ancora pienamente realizzata. Numerosi indici rilevano in proposito: eccessiva frammentazione nel settore dei servizi, insufficiente apertura dei mercati delle industrie di rete, mancanza di volontà politica e sensibile diminuzione del tasso di recepimento da parte degli Stati membri delle direttive legate al mercato interno.
Infine, la Commissione ha affrontato le problematiche connesse ad una crescita sostenibile che consenta di migliorare in mo-do durevole gli standard e la qualità di vita degli europei, garantendo un elevato livello di coesione sociale e di tutela ambientale. Anche in questo settore i risultati non sono del tutto soddisfacenti. Nonostante l’impegno assunto dal Consiglio europeo di ridurre la povertà entro il 2010, il pericolo che il rischio di povertà aumenti in numerosi Stati membri rimane reale, mentre gli sforzi volti all’attuazione di politiche ambientali e di sviluppo sostenibile appaiono ancora inadeguati. Basti pensare che alcuni paesi, quali Austria, Belgio, Italia e Paesi Bassi registrano valori di emissione di gas ad effetto serra superiori ai livelli del 1990.
Tali valutazioni non del tutto positive sullo stato di attuazione della “Strategia di Lisbona” non impediscono, tuttavia, alla Commissione di mostrare ottimismo, rilevando l’esistenza di due fattori che potrebbero agevolare il cammino intrapreso quattro anni addietro.
Il primo di detti fattori dovrebbe consistere in una prossima ripresa economica a fronte di un 2003 piuttosto deludente. Le condizioni più favorevoli create dalle politiche macroeconomiche, la progressiva diminuzione dell’inflazione, lo sviluppo positivo dei tassi d’interesse, alcuni progressi realizzati nelle riforme strutturali e la riduzione delle incertezze geopolitiche, infatti, dovrebbero, secondo la Commissione, dare nuova fiducia agli agenti economici e migliorare l’ambiente internazionale creando un clima più propizio agli investimenti.
Il secondo elemento positivo dovrebbe essere l’allargamento dell’Unione a dieci nuovi Stati a partire dal 1° maggio 2004. L’ingresso di tali nuovi membri dovrebbe, infatti, contribuire a rendere l’economia europea più dinamica grazie all’apporto, in termini di produttività e di capacità di attirare investimenti, fornito da detti paesi. Secondo la Commissione, la creazione di un mercato interno di 450 milioni di abitanti, 300 milioni dei quali utilizzano la stessa moneta, dovrebbe comportare un maggior volume di scambi intracomunitari ed offrire nuove possibilità d’investimento e di organizzazione industriale.
In tale quadro la “Strategia di Lisbona” viene ad assumere un ruolo centrale nella promozione delle dinamiche di convergenza sottese all’allargamento. Per tale ragione, secondo la Commissione è fondamentale mantenere il ritmo delle riforme già avviate.
In virtù del metodo di cooperazione introdotto a Lisbona nel 2000 sia gli Stati membri sia gli organi dell’Unione sono invitati a perseguire efficacemente gli obiettivi previsti.
Gli Stati membri, pertanto, dovrebbero impegnarsi su più fronti, dando attuazione a strategie nazionali per lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, recependo in maniera tempestiva le direttive comunitarie attinenti al mercato interno, riducendo gli aiuti di stato, agevolando l’esecuzione delle politiche comunitarie antitrust e dando attuazione al “Piano d’azione sul diritto delle società e sul governo societario”, elaborato a livello comunitario, teso a consolidare i diritti degli azionisti ed a migliorare la fiducia nel mercato dei capitali.
Il Consiglio ed il Parlamento europeo, dal canto loro, dovrebbero adottare la direttiva di attuazione del “Protocollo di Kyoto”, rafforzare i provvedimenti a favore di modelli di produzione e di consumo sostenibili ed adottare misure per promuovere la crescita basata sulle esportazioni.
In vista del Consiglio europeo di primavera la Commissione ha, altresì, individuato le priorità fondamentali sulle quali intervenire nel corso del 2004.
In primo luogo, il livello globalmente debole degli investimenti richiede che essi siano ridistribuiti, aumentati e resi più efficienti in diversi settori essenziali dell’economia europea. A tal fine la Commissione invita il Consiglio europeo a dare un impulso decisivo agli investimenti nell’istruzione e nella formazione mediante l’aumento del contributo del settore privato attraverso incentivi specifici, la promozione dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, nonché il miglioramento dell’efficacia dei sistemi nazionali d’istruzione e di formazione. Le risorse in tal senso sono reperibili dai fondi strutturali, in particolare il Fondo sociale europeo, e dalla Banca europea per gli investimenti.
In secondo luogo, la competitività delle imprese europee va rafforzata per reggere il confronto su scala mondiale. In particolare, è necessario adottare una regolamentazione che sviluppi la concorrenza nel settore dell’industria e dei servizi e che tenga conto delle sinergie tra competitività ed ambiente mediante l’attuazione del “Piano d’azione sulle tecnologie ambientali” già presentato dalla Commissione al Parlamento ed al Consiglio.
Infine, l’invecchiamento della popolazione europea rende indispensabile garantire l’invecchiamento attivo dei lavoratori anziani attraverso una riforma più incisiva del mercato del lavoro e la modernizzazione dei regimi pensionistici e dei sistemi di prevenzione e cura.
Investimenti, competitività e occupazione: queste sono le proposte della Commissione per realizzare una integrazione europea che miri a valorizzare appieno le potenzialità e le risorse ancora inespresse.
Nel marzo 2005 la “Strategia di Lisbona” sarà giunta a metà del suo percorso in un contesto europeo sensibilmente mutato rispetto a quello in cui è stata elaborata. L’allargamento dell’Unione a dieci nuovi Stati membri, l’elezione del Parlamento europeo, la nomina di una nuova Commissione rendono necessaria fin d’ora una attenta riflessione sui risultati ottenuti e sugli orientamenti generali che ispireranno il successivo quinquennio di realizzazione di detta strategia.
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