LA POSIZIONE DEL COMITATO DELLE REGIONI SULLA FUTURA RIPARTIZIONE DI COMPETENZE NELL’UE
Archivio > Anno 2002 > Giugno 2002
di Michele TRAVERSA
Una
migliore ripartizione delle competenze tra l’Unione e gli Stati membri è
indispensabile per portare avanti il processo d’integrazione europea. È
quanto afferma il Comitato delle Regioni (CdR) in un parere adottato
nella sessione plenaria svoltasi il 13 - 14 marzo 2002 a Bruxelles e
presieduta dal neoeletto Sir Albert Bore. Un parere richiesto dal
Parlamento europeo che per la prima volta si è avvalso del suo diritto,
sancito dal Trattato di Amsterdam, di consultare il Comitato delle
Regioni.
Secondo il CdR, il processo di integrazione europea ha conseguenze rilevanti per l’autonomia delle regioni e dei comuni. Nel corso del tempo, infatti, l’Unione ha esercitato i suoi poteri in un numero crescente di settori che coinvolgono direttamente i livelli di governo subnazionali, come ad esempio la politica ambientale e dell’istruzione, la politica della ricerca e della tecnologia, oltre che le politiche strutturali agricola e regionale.
Pertanto, la questione della futura ripartizione dei compiti tra l’Unione e gli Stati membri, dibattuta in seno alla stessa Convenzione europea, dovrebbe essere ancorata più saldamente al principio di sussidiarietà in modo da garantire sia le prerogative regionali che l’autonomia locale. L’applicazione rigorosa della sussidiarietà dovrebbe partire da una puntuale definizione degli obiettivi dell’Unione e, quindi, delle misure di portata sovranazionale che risulterebbero indispensabili per il compimento del progetto europeo. Qualora l’azione comunitaria non fosse assolutamente necessaria, andrebbe restituita una maggiore responsabilità politica agli Stati membri, agli enti regionali e locali che sono i livelli decisionali più vicini ai bisogni dei cittadini. Tuttavia, il Comitato sottolinea che una chiara attribuzione dei poteri non equivale alla fine delle competenze condivise tra l’UE e i Paesi membri. Al contrario, molte di queste competenze dovranno permanere, coinvolgendo in futuro anche gli enti regionali e locali.
Il CdR ritiene quindi imprecisa l’attuale ripartizione delle responsabilità in quanto il Trattato CE prevede gli obiettivi generali dell’Unione senza stabilire esattamente la portata delle misure necessarie per realizzarli. Il principio di sussidiarietà, così come formulato nel Trattato, ha generato confusione, limitando l’impatto atteso sul funzionamento dell’Unione. A questo proposito, il Comitato chiede il completamento della stessa nozione di sussidiarietà a livello normativo in modo tale da garantire il rispetto delle competenze delle regioni e degli enti locali.
Il CdR auspica, in sostanza, che nella futura Unione il ruolo degli enti subnazionali venga rivalutato alla luce del principio di sussidiarietà, tenuto conto della loro importanza nel processo di integrazione e nell’avvicinare i cittadini alle politiche comunitarie. Richiamando una proposta dello stesso Parlamento europeo, il CdR si dichiara favorevole a conferire alle regioni lo status di "partner dell’UE" nei Trattati. Non accetta, tuttavia, il metodo proposto in quanto la prerogativa di attribuire il nuovo status spetterebbe in via esclusiva ai governi nazionali. Nell’ottica della valorizzazione della dimensione subnazionale, il Comitato rivendica il proprio diritto, e quello delle regioni con poteri legislativi, a interpellare la Corte di giustizia qualora ritenga che l’Unione europea abbia violato il principio di sussidiarietà.
Nel parere, il Comitato delle Regioni non tralascia la questione relativa al ruolo che dovrebbe essergli riconosciuto nella futura Europa e chiede l’attribuzione di competenze che vadano al di là di una semplice funzione consultiva e che gli consentano di partecipare a pieno titolo al processo decisionale europeo. Un rafforzamento istituzionale che, a giudizio dello stesso CdR, dovrà necessariamente accompagnare la più efficace ripartizione delle competenze all’interno dell’Unione.
Secondo il CdR, il processo di integrazione europea ha conseguenze rilevanti per l’autonomia delle regioni e dei comuni. Nel corso del tempo, infatti, l’Unione ha esercitato i suoi poteri in un numero crescente di settori che coinvolgono direttamente i livelli di governo subnazionali, come ad esempio la politica ambientale e dell’istruzione, la politica della ricerca e della tecnologia, oltre che le politiche strutturali agricola e regionale.
Pertanto, la questione della futura ripartizione dei compiti tra l’Unione e gli Stati membri, dibattuta in seno alla stessa Convenzione europea, dovrebbe essere ancorata più saldamente al principio di sussidiarietà in modo da garantire sia le prerogative regionali che l’autonomia locale. L’applicazione rigorosa della sussidiarietà dovrebbe partire da una puntuale definizione degli obiettivi dell’Unione e, quindi, delle misure di portata sovranazionale che risulterebbero indispensabili per il compimento del progetto europeo. Qualora l’azione comunitaria non fosse assolutamente necessaria, andrebbe restituita una maggiore responsabilità politica agli Stati membri, agli enti regionali e locali che sono i livelli decisionali più vicini ai bisogni dei cittadini. Tuttavia, il Comitato sottolinea che una chiara attribuzione dei poteri non equivale alla fine delle competenze condivise tra l’UE e i Paesi membri. Al contrario, molte di queste competenze dovranno permanere, coinvolgendo in futuro anche gli enti regionali e locali.
Il CdR ritiene quindi imprecisa l’attuale ripartizione delle responsabilità in quanto il Trattato CE prevede gli obiettivi generali dell’Unione senza stabilire esattamente la portata delle misure necessarie per realizzarli. Il principio di sussidiarietà, così come formulato nel Trattato, ha generato confusione, limitando l’impatto atteso sul funzionamento dell’Unione. A questo proposito, il Comitato chiede il completamento della stessa nozione di sussidiarietà a livello normativo in modo tale da garantire il rispetto delle competenze delle regioni e degli enti locali.
Il CdR auspica, in sostanza, che nella futura Unione il ruolo degli enti subnazionali venga rivalutato alla luce del principio di sussidiarietà, tenuto conto della loro importanza nel processo di integrazione e nell’avvicinare i cittadini alle politiche comunitarie. Richiamando una proposta dello stesso Parlamento europeo, il CdR si dichiara favorevole a conferire alle regioni lo status di "partner dell’UE" nei Trattati. Non accetta, tuttavia, il metodo proposto in quanto la prerogativa di attribuire il nuovo status spetterebbe in via esclusiva ai governi nazionali. Nell’ottica della valorizzazione della dimensione subnazionale, il Comitato rivendica il proprio diritto, e quello delle regioni con poteri legislativi, a interpellare la Corte di giustizia qualora ritenga che l’Unione europea abbia violato il principio di sussidiarietà.
Nel parere, il Comitato delle Regioni non tralascia la questione relativa al ruolo che dovrebbe essergli riconosciuto nella futura Europa e chiede l’attribuzione di competenze che vadano al di là di una semplice funzione consultiva e che gli consentano di partecipare a pieno titolo al processo decisionale europeo. Un rafforzamento istituzionale che, a giudizio dello stesso CdR, dovrà necessariamente accompagnare la più efficace ripartizione delle competenze all’interno dell’Unione.