UN TRATTATO-COSTITUZIONE PER LA FUTURA EUROPA "UNITA" - Sud in Europa

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UN TRATTATO-COSTITUZIONE PER LA FUTURA EUROPA "UNITA"

Archivio > Anno 2004 > Dicembre 2004

di Ennio TRIGGIANI
Di fronte ad un avvenimento che segna indubbiamente la storia non solo dell’Europa ma dell’intera Comunità internazionale, non potevamo sottrarci al compito “istituzionale” di approfittare dell’onda favorevole creata dall’attenzione concessa dalla stampa alla firma del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa. Tutti noi cittadini dei Paesi membri siamo stati intercettati, giocoforza, dalla “questione comunitaria” e ciò dovrebbe moltiplicare gli sforzi per rafforzare (o far nascere) la consapevolezza di essere nel contempo anche cittadini europei. E non ci vuole grande sforzo per capire quanto lontani si sia dal raggiungimento di siffatto obiettivo.
In tale prospettiva speriamo che questo numero speciale di SudinEuropa, quasi interamente dedicato al commento della c.d. Costituzione europea ed a tal fine ampliato con ulteriori otto pagine, possa costituire un nuovo tassello verso la costruzione di una cittadinanza europea attiva per la quale il nostro periodico cerca di dare un contributo da alcuni anni. Esso segue immediatamente la pubblicazione del testo integrale di tale “Costituzione”, integrato con i suoi principali Protocolli, che abbiamo effettuato a novembre, grazie ad un contributo straordinario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale della Puglia. Il supplemento ha già avuto una prima distribuzione ed è comunque disponibile gratuitamente, per quanti ne facciano richiesta, fino ad esaurimento delle scorte.
Il nuovo Trattato, pur con le gravi difficoltà e perplessità derivanti da una complessa entrata in vigore dipendente dalla ratifica di tutti i venticinque Stati membri, deve essere conosciuto in quanto rappresenta la sostanza dell’idea d’Europa. È vero che se chiediamo a tanti nostri concittadini di descrivere qualche contenuto della Costituzione italiana rischiamo di ricevere in risposta imbarazzanti silenzi; e tuttavia i nostri interlocutori sanno che cos’è l’Italia. Il problema è che, rispetto ad una analoga domanda, il cittadino qualunque non saprebbe che dire non solo sulla c.d. Costituzione europea ma sull’Europa stessa. Ora che il Parlamento europeo è finalmente associato in via generale all’esercizio del potere legislativo e diviene specificamente rappresentativo non più dei popoli degli Stati bensì dei rappresentati dei cittadini dell’Unione (art. I-20 co. 2), il nuovo deficit democratico è proprio dato dalla scarsissima consapevolezza che si ha del processo di integrazione europea. Ed allora la diffusione più ampia possibile del testo del nuovo Trattato, a partire dagli istituti scolastici, deve essere l’occasione per chiarire il senso di questo processo storico fondato anzitutto sulla “rivoluzionaria” affermazione, quali valori fondanti dell’intero sistema, della pace e del diritto alla vita indissolubilmente tra loro legati.
Solo per questa via si può dare fondamento alla cittadinanza ed al popolo europeo. In epoca di globalizzazione ci troveremo d’altronde sempre più di fronte alla difficoltà, nello stesso ambito territoriale, di individuare realtà culturali omogenee: ma non è questo l’aspetto fondamentale.
Decisiva appare invece la condivisione dei valori fondamentali posti alla base del vivere quotidiano nella consapevolezza di un destino e di un futuro politico e sociale comune, nella cui prospettiva il reciproco riconoscimento delle differenze può diventare il contrassegno di una nuova identità. Gli Stati Uniti hanno costruito la loro grande realtà attraverso un processo di omogeneizzazione che doveva sotto più profili recidere i legami con le realtà nazionali di provenienza dei propri cittadini. Per l’Europa, invece, la carta vincente consiste nel valorizzare le identità nazionali (e sub-nazionali) estendendole ad una dimensione sopranazionale europea nella quale esprimere una permanente e comune solidarietà.

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Qualche parola va spesa riguardo al sintetico “commentario” contenuto in questo numero. Anzitutto va sottolineata, anche se già nota, l’autorevolezza dei colleghi che hanno voluto cortesemente collaborare ed ai quali rivolgo il mio vivo ringraziamento.
Si tratta di affermati studiosi del diritto comunitario, uno dei quali, il prof. Tizzano, riveste altresì una specifica funzione istituzionale di grande prestigio nella sua qualità di Avvocato Generale della Corte di giustizia.
L’ulteriore particolarità che accomuna questi colleghi è data dalla circostanza di appartenere ad un giovane raggruppamento disciplinare, lo IUS 14, recentemente distaccatosi dal “Diritto internazionale” per conferire maggiore autonomia e rilievo agli studi del Diritto dell’Unione Europea.
E proprio durante un recente concorso svoltosi a Siena si decise di trovare alcune concrete forme di rappresentare queste specificità attraverso l’organizzazione di apposite iniziative accademiche e scientifiche delle quali questo periodico potesse diventare uno degli strumenti. Quale occasione migliore se non affrontare il commento della c.d. Costituzione europea, pur se nei limiti degli spazi e del “taglio” caratteristici di SudinEuropa?
In tal senso questa pubblicazione edita dal Dipartimento di Diritto internazionale e dell'Unione Europea, nel suo non semplice tentativo di coniugare chiarezza di informazione e rigore di analisi per un pubblico vasto e soprattutto di “non addetti ai lavori”, auspica di ricevere in futuro sempre più contributi da colleghi di altre Università (e non solo).
È del resto evidente che la sua testata non si riferisce al solo “Sud” del Mezzogiorno considerato che l’intera Italia rappresenta parte del Sud dell’Europa nel cui ambito ritengo si giocheranno, per ragioni a tutti comprensibili, le sorti più delicate della Comunità internazionale nei prossimi anni.
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