LA POLITICA ENERGETICA EUROPEA: I NUOVI OBIETTIVI STRATEGICI
Archivio > Anno 2008 > Maggio 2008
di Cinzia DE MARZO
LA LIBERALIZZAZIONE DEI MERCATI ENERGETICI
In linea con l’obiettivo definito nel Trattato UE circa la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali, la Commissione europea in fase iniziale ha incentrato la politica energetica sulla liberalizzazione dei mercati energetici e della libera concorrenza, con particolare riferimento all’energia elettrica ed al gas.
Di fatto questa apertura è iniziata con l’approvazione delle direttive comunitarie 96/92/CE e 98/30/CE, che stabilivano ri-spettivamente le regole comuni per il mercato interno dell’elettricità e del gas, relativamente a produzione, trasporto e distribuzione, consentendo ai cosiddetti “grandi consumatori”, la facoltà progressiva di scegliere i propri fornitori di energia.
Entrambe le direttive sono state recepite dall’Italia con decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (elettricità) e con decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164 (gas).
Un passo in avanti è stato fatto con l’emanazione della direttiva 2003/54/CE del Parlamento e del Consiglio relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica e della direttiva 2003/55/CE del Parlamento e del Consiglio, relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale. Ciò per soddisfare l’esigenza emersa durante il Consiglio europeo di Lisbona del marzo del 2000, di accelerare entro il 2005 la liberalizzazione del settore energetico, con l’auspicio di completare l’apertura totale del mercato interno del gas e dell’elettricità.
IL RISPARMIO ENERGETICO
Il focus della politica energetica di più ampio respiro, era tuttavia incentrato su obiettivi di lungo termine, definiti per la prima volta dall’Unione europea, nell’ambito del Libro Bianco per una politica energetica dell’UE del 1995, che ha indicato tre principali questioni da affrontare, quali:
1. La sicurezza negli approvvigionamenti, anche tramite la diversificazione.
Strettamente connessa alla sicurezza dell’approvvigionamento è la dipendenza energetica, come risulta dall’analisi condotta nel Libro verde del 2000 recante “Verso una strategia europea di sicurezza dell’approvvigionamento energetico”, secondo cui l’Unione europea essendo sempre più dipendente da fonti energetiche esterne ed avendo pochi margini di manovra per intervenire sulle condizioni di offerta dell’energia, potrebbe agire soprattutto sul risparmio di energia negli edifici e nei trasporti.
In tali comparti, secondo le stime della Commissione europea, in una propria Comunicazione del 26 aprile 2000, vi sarebbero le potenzialità globali di risparmio energetico del 27% (edilizia abitativa), del 30% (edilizia commerciale) e del 26% (trasporti), sino al 2020.
A tal uopo si collocano la direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, sul rendimento energetico nell’edilizia, che istituisce regole chiare per un metodo comune di calcolo integrato delle prestazioni energetiche degli edifici ed introduce un sistema di certificazione degli edifici di nuova costruzione e la direttiva 1999/94/CE concernente la disponibilità di informazioni sul consumo di carburante e le emissioni di CO2, mediante l’etichettatura dei veicoli.
L’aspetto poi della diversificazione delle fonti di approvvigionamento, al fine di aiutare gli Stati membri che dipendono da un unico fornitore di gas, è stato disciplinato con direttiva 2004/67/CE del Consiglio, riguardante misure volte a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di gas naturale.
2. La Competitività delle fonti.
Vale a dire permettere di ridurre i costi per i cittadini e le imprese e favorire l’efficienza energetica e gli investimenti.
3. La tutela e il rispetto dell’ambiente.
Circa quest’ultima questione, il Protocollo di Kyoto del 1997 sui cambiamenti climatici, ha rafforzato l’importanza della dimensione ambientale e dello sviluppo sostenibile nella politica energetica comunitaria e difatti, la Commissione europea da allora ha voluto dare impulso a una nuova dinamica propulsiva di promozione delle energie rinnovabili con l’obiettivo di raddoppiarne l’incidenza al 12% sino al 2010, rispetto ai livelli del 1997.
LE ENERGIE RINNOVABILI
A suffragio della velleità comunitaria testè citata, il Libro Bianco adottato il 26 novembre del 1997 intitolato “Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili”, propone di raddoppiare la quota di energia rinnovabile nei consumi interni dell’Unione.
A causa però dei costi più elevati delle fonti di energia rinnovabili rispetto alle fonti di energia “tradizionali” e, all’assenza di un quadro strategico coerente ed efficace nell’Unione europea, solo pochi Stati membri hanno realizzato dei veri progressi in questo settore, con la conseguenza che la quota dell’energia da fonti rinnovabili, non supererà il 10% nel 2010.
Per superare tali difficoltà, in una propria Comunicazione del 2006 intitolata “Roadmap delle energie rinnovabili: l’energia rinnovabile nel 21° secolo; costruire un futuro sostenibile”, la Commissione assume l’impegno di portare la quota delle fonti di energia rinnovabili nel mix energetico complessivo dell’UE, da meno 7% (attualmente) al 20% entro il 2020.
Il che presuppone una fortissima crescita nei tre settori delle energie rinnovabili: energia elettrica, biocarburanti, (in Svezia il bioetanolo rappresenta il 4% del mercato degli idrocarburi, la Germania è il numero uno mondiale del biodiesel con il 6% del mercato diesel) riscaldamento e raffreddamento (la Svezia possiede oltre 185.000 pompe di calore geotermiche, mentre la Germania e l’Austria sono state le prime a ricorrere all’energia solare).
In effetti le fonti rinnovabili possono potenzialmente fornire quasi un terzo dell’elettricità dell’UE da qui sino al 2020, considerando ad esempio l’energia eolica che copre attualmente circa il 20% del fabbisogno di elettricità in Danimarca, l’8% in Spagna e il 6% in Germania. Per quanto riguarda le altre energie nuove ovvero il fotovoltaico, l’energia solare, l’energia maremotrice e l’energia delle onde, il loro costo dovrebbe diminuire rispetto agli elevati livelli odierni.
Sul piano del consumo dell’elettricità, significativa è stata inoltre l’adozione della Direttiva 2001/77/CE del Parlamento e del Consiglio sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità, inducendo gli Stati membri (l’Italia ha recepito la direttiva con decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387), ad adottare misure atte a promuovere l’aumento del consumo di elettricità da fonti rinnovabili.
Alla luce di un percorso programmatico e normativo sempre più incisivo che l’Unione europea ha avviato ormai da anni, l’obiettivo strategico che la stessa si è data per guidare la politica energetica dell’Europa del futuro, è quello di ridurre del 20% le emissioni di gas serra da qui al 2020, rispetto ai valori del 1990.
È quanto emerge dall’analisi condotta dalla Commissione europea nel suo Libro Verde dell’8 marzo 2006 recante “Una strategia europea per un’energia sostenibile, competitiva e sicura”, che identifica quale obiettivo l’ottenimento appunto di un approvvigionamento di “energia sostenibile, competitiva e sicura” nel mercato interno.
Questo nuovo approccio dovrebbe garantire la solidarietà tra gli Stati membri, rispettandone nel contempo le scelte, di fronte ad un mix energetico più diversificato di uso delle fonti, verso il quale sta puntando l’UE.
L’EFFICIENZA ENERGETICA
Per i cittadini europei, l’efficienza energetica rappresenta l’elemento saliente di una politica energetica europea come attesta il Piano d’azione per l’efficienza energetica: concretizzare le potenzialità, adottato dalla Commissione il 19 ottobre 2006, per conseguire l’OBIETTIVO CHIAVE di ridurre, da qui al 2020 del 20% il consumo globale di energia primaria, che in altri termini significa migliorare per tale data del 20% l’efficienza energetica nei confronti del 2005.
Per raggiungere tale ambizioso obiettivo del 20%, Il Piano di azione ha posto in essere delle specifiche MISURE, con relativa indicazione di strumenti normativi e finanziari, quali:
– Requisiti di rendimento energetico per prodotti, edifici e servizi (a titolo esemplificativo si cita la direttiva 2006/32/CE sull’efficienza degli usi finali dell’energia ed i servizi energetici );
– Migliorare la trasformazione dell’energia (ad es. la promozione della cogenerazione);
– Il settore dei trasporti (ad es. l’approccio integrato del trasporto urbano);
– Finanziare l’efficienza energetica (ad es. strumenti per le PMI; BEI, BERS, Fondi Strutturali..);
– Orientare il proprio comportamento a favore dell’efficienza nell’uso delle risorse idriche (si vedano i Piani d’Azione Nazionali sull’efficienza energetica, il Programma Energia Intelligente per l’Europa...);
– Partenariati internazionali (ad es. l’Accordo Internazionale sull’efficienza energetica).
Una proposta innovativa e praticabile, per concretizzare alcune di queste summenzionate misure a livello locale, potrebbe essere quella di istituire un patto dei Sindaci, con un memorandum di intesa sull’efficienza energetica per lo scambio e l’applicazione delle migliori pratiche, nonché quella di istituire una rete permanente.
LE TECNOLOGIE ENERGETICHE
Come precisato nella Comunicazione della Commissione del 10.01.2007 dal titolo “Una politica energetica per l’Europa”, sono esattamente due gli obiettivi principali sui quali si concentra l’attenzione dell’UE, in materia di tecnologie energetiche, ovvero quelli di:
– Ridurre il costo delle energie pulite;
– Puntare nel settore delle tecnologie a basse emissioni di carbonio.
La Commissione intende in tal senso proporre un Piano Strategico Europeo per le Tecnologie Energetiche, per il Consiglio europeo che si svolgerà nella primavera del 2008 in Slovenia.
Questo piano si baserà su una visione di lungo termine che dovrebbe consentire da qui al 2020 mediante l’uso delle tecnologie, di realizzare l’obiettivo del 20% di energia prodotto da energie rinnovabili, con un considerevole aumento della quota delle energie rinnovabili meno costose (ivi compresi i parchi eolici off-shore e i biocarburanti di seconda generazione).
Nello stesso tempo da qui al 2030, l’energia elettrica ed il calore dovranno essere prodotti in più larga misura da fonti a basse emissioni di carbonio e in grandi centrali elettriche alimentate da combustibili fossili ad emissioni ridottissime.
SVILUPPI FUTURI
Ci sono svariate iniziative, proposte e piani che la Commissione europea sta attualmente promuovendo ed assumendo, al fine di rendere più efficace la politica energetica europea.
Tra queste rileva l’inserimento di una norma del Trattato di Lisbona (art.176 c) sottoscritto dai paesi membri il 13 dicembre 2007, che per la prima volta include l’obiettivo della promozione dell’efficienza e del risparmio energetico, e lo sviluppo di nuove forme di energie rinnovabili.
Spostandosi da una menzione giuridica ad un aspetto operativo, il 23 gennaio 2008, la Commissione europea ha inoltre adottato un Pacchetto di misure contro i cambiamenti climatici, teso a rendere concreto l’impegno di ridurre del 20% la produzione di CO2 entro il 2020, a far aumentare il consumo del 20% di energie rinnovabili ed aumentare l’efficienza energetica del 20%.
Infine, nell’ottica di un coinvolgimento ampio degli stakeholders, delle autorità e delle istituzioni a vario livello, che possa favorire un dibattito ed un confronto tra gli stessi, in modo da indurli a far uso sempre più crescente dell’energia sostenibile, la Commissione sta lanciando la seconda edizione della Settimana europea dell’energia sostenibile 2008, comprendente una settantina di eventi (convegni, seminari, mostre, concerti, etc.) che si terranno in otto paesi europei, Italia compresa (Roma, mercoledì 30 gennaio 2008).
In linea con l’obiettivo definito nel Trattato UE circa la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali, la Commissione europea in fase iniziale ha incentrato la politica energetica sulla liberalizzazione dei mercati energetici e della libera concorrenza, con particolare riferimento all’energia elettrica ed al gas.
Di fatto questa apertura è iniziata con l’approvazione delle direttive comunitarie 96/92/CE e 98/30/CE, che stabilivano ri-spettivamente le regole comuni per il mercato interno dell’elettricità e del gas, relativamente a produzione, trasporto e distribuzione, consentendo ai cosiddetti “grandi consumatori”, la facoltà progressiva di scegliere i propri fornitori di energia.
Entrambe le direttive sono state recepite dall’Italia con decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (elettricità) e con decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164 (gas).
Un passo in avanti è stato fatto con l’emanazione della direttiva 2003/54/CE del Parlamento e del Consiglio relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica e della direttiva 2003/55/CE del Parlamento e del Consiglio, relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale. Ciò per soddisfare l’esigenza emersa durante il Consiglio europeo di Lisbona del marzo del 2000, di accelerare entro il 2005 la liberalizzazione del settore energetico, con l’auspicio di completare l’apertura totale del mercato interno del gas e dell’elettricità.
IL RISPARMIO ENERGETICO
Il focus della politica energetica di più ampio respiro, era tuttavia incentrato su obiettivi di lungo termine, definiti per la prima volta dall’Unione europea, nell’ambito del Libro Bianco per una politica energetica dell’UE del 1995, che ha indicato tre principali questioni da affrontare, quali:
1. La sicurezza negli approvvigionamenti, anche tramite la diversificazione.
Strettamente connessa alla sicurezza dell’approvvigionamento è la dipendenza energetica, come risulta dall’analisi condotta nel Libro verde del 2000 recante “Verso una strategia europea di sicurezza dell’approvvigionamento energetico”, secondo cui l’Unione europea essendo sempre più dipendente da fonti energetiche esterne ed avendo pochi margini di manovra per intervenire sulle condizioni di offerta dell’energia, potrebbe agire soprattutto sul risparmio di energia negli edifici e nei trasporti.
In tali comparti, secondo le stime della Commissione europea, in una propria Comunicazione del 26 aprile 2000, vi sarebbero le potenzialità globali di risparmio energetico del 27% (edilizia abitativa), del 30% (edilizia commerciale) e del 26% (trasporti), sino al 2020.
A tal uopo si collocano la direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, sul rendimento energetico nell’edilizia, che istituisce regole chiare per un metodo comune di calcolo integrato delle prestazioni energetiche degli edifici ed introduce un sistema di certificazione degli edifici di nuova costruzione e la direttiva 1999/94/CE concernente la disponibilità di informazioni sul consumo di carburante e le emissioni di CO2, mediante l’etichettatura dei veicoli.
L’aspetto poi della diversificazione delle fonti di approvvigionamento, al fine di aiutare gli Stati membri che dipendono da un unico fornitore di gas, è stato disciplinato con direttiva 2004/67/CE del Consiglio, riguardante misure volte a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di gas naturale.
2. La Competitività delle fonti.
Vale a dire permettere di ridurre i costi per i cittadini e le imprese e favorire l’efficienza energetica e gli investimenti.
3. La tutela e il rispetto dell’ambiente.
Circa quest’ultima questione, il Protocollo di Kyoto del 1997 sui cambiamenti climatici, ha rafforzato l’importanza della dimensione ambientale e dello sviluppo sostenibile nella politica energetica comunitaria e difatti, la Commissione europea da allora ha voluto dare impulso a una nuova dinamica propulsiva di promozione delle energie rinnovabili con l’obiettivo di raddoppiarne l’incidenza al 12% sino al 2010, rispetto ai livelli del 1997.
LE ENERGIE RINNOVABILI
A suffragio della velleità comunitaria testè citata, il Libro Bianco adottato il 26 novembre del 1997 intitolato “Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili”, propone di raddoppiare la quota di energia rinnovabile nei consumi interni dell’Unione.
A causa però dei costi più elevati delle fonti di energia rinnovabili rispetto alle fonti di energia “tradizionali” e, all’assenza di un quadro strategico coerente ed efficace nell’Unione europea, solo pochi Stati membri hanno realizzato dei veri progressi in questo settore, con la conseguenza che la quota dell’energia da fonti rinnovabili, non supererà il 10% nel 2010.
Per superare tali difficoltà, in una propria Comunicazione del 2006 intitolata “Roadmap delle energie rinnovabili: l’energia rinnovabile nel 21° secolo; costruire un futuro sostenibile”, la Commissione assume l’impegno di portare la quota delle fonti di energia rinnovabili nel mix energetico complessivo dell’UE, da meno 7% (attualmente) al 20% entro il 2020.
Il che presuppone una fortissima crescita nei tre settori delle energie rinnovabili: energia elettrica, biocarburanti, (in Svezia il bioetanolo rappresenta il 4% del mercato degli idrocarburi, la Germania è il numero uno mondiale del biodiesel con il 6% del mercato diesel) riscaldamento e raffreddamento (la Svezia possiede oltre 185.000 pompe di calore geotermiche, mentre la Germania e l’Austria sono state le prime a ricorrere all’energia solare).
In effetti le fonti rinnovabili possono potenzialmente fornire quasi un terzo dell’elettricità dell’UE da qui sino al 2020, considerando ad esempio l’energia eolica che copre attualmente circa il 20% del fabbisogno di elettricità in Danimarca, l’8% in Spagna e il 6% in Germania. Per quanto riguarda le altre energie nuove ovvero il fotovoltaico, l’energia solare, l’energia maremotrice e l’energia delle onde, il loro costo dovrebbe diminuire rispetto agli elevati livelli odierni.
Sul piano del consumo dell’elettricità, significativa è stata inoltre l’adozione della Direttiva 2001/77/CE del Parlamento e del Consiglio sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità, inducendo gli Stati membri (l’Italia ha recepito la direttiva con decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387), ad adottare misure atte a promuovere l’aumento del consumo di elettricità da fonti rinnovabili.
Alla luce di un percorso programmatico e normativo sempre più incisivo che l’Unione europea ha avviato ormai da anni, l’obiettivo strategico che la stessa si è data per guidare la politica energetica dell’Europa del futuro, è quello di ridurre del 20% le emissioni di gas serra da qui al 2020, rispetto ai valori del 1990.
È quanto emerge dall’analisi condotta dalla Commissione europea nel suo Libro Verde dell’8 marzo 2006 recante “Una strategia europea per un’energia sostenibile, competitiva e sicura”, che identifica quale obiettivo l’ottenimento appunto di un approvvigionamento di “energia sostenibile, competitiva e sicura” nel mercato interno.
Questo nuovo approccio dovrebbe garantire la solidarietà tra gli Stati membri, rispettandone nel contempo le scelte, di fronte ad un mix energetico più diversificato di uso delle fonti, verso il quale sta puntando l’UE.
L’EFFICIENZA ENERGETICA
Per i cittadini europei, l’efficienza energetica rappresenta l’elemento saliente di una politica energetica europea come attesta il Piano d’azione per l’efficienza energetica: concretizzare le potenzialità, adottato dalla Commissione il 19 ottobre 2006, per conseguire l’OBIETTIVO CHIAVE di ridurre, da qui al 2020 del 20% il consumo globale di energia primaria, che in altri termini significa migliorare per tale data del 20% l’efficienza energetica nei confronti del 2005.
Per raggiungere tale ambizioso obiettivo del 20%, Il Piano di azione ha posto in essere delle specifiche MISURE, con relativa indicazione di strumenti normativi e finanziari, quali:
– Requisiti di rendimento energetico per prodotti, edifici e servizi (a titolo esemplificativo si cita la direttiva 2006/32/CE sull’efficienza degli usi finali dell’energia ed i servizi energetici );
– Migliorare la trasformazione dell’energia (ad es. la promozione della cogenerazione);
– Il settore dei trasporti (ad es. l’approccio integrato del trasporto urbano);
– Finanziare l’efficienza energetica (ad es. strumenti per le PMI; BEI, BERS, Fondi Strutturali..);
– Orientare il proprio comportamento a favore dell’efficienza nell’uso delle risorse idriche (si vedano i Piani d’Azione Nazionali sull’efficienza energetica, il Programma Energia Intelligente per l’Europa...);
– Partenariati internazionali (ad es. l’Accordo Internazionale sull’efficienza energetica).
Una proposta innovativa e praticabile, per concretizzare alcune di queste summenzionate misure a livello locale, potrebbe essere quella di istituire un patto dei Sindaci, con un memorandum di intesa sull’efficienza energetica per lo scambio e l’applicazione delle migliori pratiche, nonché quella di istituire una rete permanente.
LE TECNOLOGIE ENERGETICHE
Come precisato nella Comunicazione della Commissione del 10.01.2007 dal titolo “Una politica energetica per l’Europa”, sono esattamente due gli obiettivi principali sui quali si concentra l’attenzione dell’UE, in materia di tecnologie energetiche, ovvero quelli di:
– Ridurre il costo delle energie pulite;
– Puntare nel settore delle tecnologie a basse emissioni di carbonio.
La Commissione intende in tal senso proporre un Piano Strategico Europeo per le Tecnologie Energetiche, per il Consiglio europeo che si svolgerà nella primavera del 2008 in Slovenia.
Questo piano si baserà su una visione di lungo termine che dovrebbe consentire da qui al 2020 mediante l’uso delle tecnologie, di realizzare l’obiettivo del 20% di energia prodotto da energie rinnovabili, con un considerevole aumento della quota delle energie rinnovabili meno costose (ivi compresi i parchi eolici off-shore e i biocarburanti di seconda generazione).
Nello stesso tempo da qui al 2030, l’energia elettrica ed il calore dovranno essere prodotti in più larga misura da fonti a basse emissioni di carbonio e in grandi centrali elettriche alimentate da combustibili fossili ad emissioni ridottissime.
SVILUPPI FUTURI
Ci sono svariate iniziative, proposte e piani che la Commissione europea sta attualmente promuovendo ed assumendo, al fine di rendere più efficace la politica energetica europea.
Tra queste rileva l’inserimento di una norma del Trattato di Lisbona (art.176 c) sottoscritto dai paesi membri il 13 dicembre 2007, che per la prima volta include l’obiettivo della promozione dell’efficienza e del risparmio energetico, e lo sviluppo di nuove forme di energie rinnovabili.
Spostandosi da una menzione giuridica ad un aspetto operativo, il 23 gennaio 2008, la Commissione europea ha inoltre adottato un Pacchetto di misure contro i cambiamenti climatici, teso a rendere concreto l’impegno di ridurre del 20% la produzione di CO2 entro il 2020, a far aumentare il consumo del 20% di energie rinnovabili ed aumentare l’efficienza energetica del 20%.
Infine, nell’ottica di un coinvolgimento ampio degli stakeholders, delle autorità e delle istituzioni a vario livello, che possa favorire un dibattito ed un confronto tra gli stessi, in modo da indurli a far uso sempre più crescente dell’energia sostenibile, la Commissione sta lanciando la seconda edizione della Settimana europea dell’energia sostenibile 2008, comprendente una settantina di eventi (convegni, seminari, mostre, concerti, etc.) che si terranno in otto paesi europei, Italia compresa (Roma, mercoledì 30 gennaio 2008).