LA RECENTE STRATEGIA COMUNITARIA SULL'INQUINAMENTO ATMOSFERICO
Archivio > Anno 2007 > Febbraio 2007
di Donatella DEL VESCOVO egli
anni che hanno seguito l’industrializzazione di massa è diventato
palese il problema emergente dell’inquinamento. Nel corso del tempo
infatti è diventata consapevolezza il fatto che la terra, considerata
prima come dotata di risorse inesauribili è in realtà soggetta a uno
sfruttamento incondizionato tanto da portare la stessa ad una
“involuzione esistenziale”.
Dinanzi a questa situazione la Comunità internazionale si è adoperata per cercare di limitare i danni, e in quest’ottica l’Unione europea si è sempre posta un passo avanti rispetto al resto del mondo proprio in quanto le prime contromisure adottate risalgono ad ormai molti anni orsono.
Già nel decennio passato l’Unione ha compiuto passi importanti in materia pur senza raggiungere dei miglioramenti tangibili, nonostante la riduzione delle emissioni (circa il 50% rispetto al 1980) nell’aria e nelle acque di svariati inquinanti come il biossido di zolfo, il piombo e il fosforo.
Tuttavia la più grande fonte di inquinamento atmosferico deriva da tre diversi tipi di categorie. La prima è il traffico veicolare, all’origine di elevate concentrazioni di inquinanti, il cui accumulo può essere aggravato da condizioni atmosferiche sfavorevoli alla dispersione. Tutt’oggi, soprattutto in seguito all’introduzione di nuovi combustibili, gli agenti inquinanti più pericolosi per la nostra salute sono il particolato, l’ozono e lo smog fotochimico, mentre si è mediamente ridotto l’impatto delle emissioni di benzene e monossido di carbonio. Il trasporto stradale inoltre ha avuto un rapido tasso di crescita negli ultimi vent’anni, infatti è cresciuto del 54% dal 1980. Per non parlare del trasporto aereo che solo negli ultimi dieci anni è cresciuto del 67%. Mentre nei Paesi economicamente più sviluppati i livelli delle emissioni si sono quasi stabilizzati, nei Paesi in via di sviluppo essi continuano a crescere a dismisura. Inoltre il consumo di carburante nell’Unione è cresciuto dell’1,5% annuo.
La seconda categoria deriva da abitazioni domestiche, aziende agricole, industrie e discariche di rifiuti. Queste immettono nell’atmosfera oltre al CO2, anche idrocarburi, ossido di azoto, biossido di zolfo, clorofluorocarburi e metano.
La terza categoria di inquinamento risultano essere le emissioni provocate dalla produzione di energia.
L’attenzione rivolta dall’Unione all’inquinamento atmosferico deriva innanzitutto dai rischi che esso comporta per la salute umana, dovuti principalmente all’inalazione di gas e particolato, ma deriva anche dai danni osservati agli ecosistemi e ai monumenti. Molti inquinanti come il biossido di carbonio (CO2), il metano, gli ossidi d’azoto, e i clorofluorocarburi sono responsabili dell’effetto serra.
Al fine di ridurre il dilagante problema dell’inquinamento atmosferico l’Unione opera con coerenza a quelli che sono gli obiettivi del protocollo di Kyoto. Firmato nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005 il protocollo di Kyoto è un programma realizzato dai Paesi aderenti alle Nazioni unite avente lo scopo di ridurre l’emissione di gas pericolosi per l’ambiente. Obiettivo prossimo per l’Ue in base al protocollo è quello di ridurre i gas a effetto serra dell’8% tra il 2008 e il 2012.
Ciò nonostante le ultime proiezioni indicano che gli Stati membri conseguiranno a mala pena gli obiettivi previsti dal protocollo di Kyoto (una riduzione dell’8% entro il 2012) sempre che tutte le misure previste siano attuate pienamente e garantiscano la riduzione delle emissioni decise.
Ciò dimostra quanto sia critica la situazione. Infatti se ci si basasse unicamente sulle politiche e sulle misure già in vigore, nel 2010 le emissioni di gas serra sarebbero inferiori solo dello 0,6% e solo con le misure supplementari già approvate a livello comunitario e nazionale tale riduzione potrebbe raggiungere il livello previsto a condizione che siano attuate in tempo.
L’Unione si è adoperata allora con una incisiva strategia tematica volta ad integrare la legislazione attuale al fine di raggiungere gli obiettivi sperati. Questa strategia si propone di aggiornare la legislazione in vigore, di adottare politiche che incidano sull’inquinamento atmosferico e di concentrarsi maggiormente sugli inquinanti più pericolosi.
L’aggiornamento della legislazione in vigore avverrà con la fusione in un’unica direttiva (proposta di direttiva del 21 settembre 2005, COM(2006)447) di cinque strumenti giuridici che rappresentano l’attuale quadro normativo comunitario:
- direttiva 96/62/CE (direttiva quadro) in materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria;
- direttiva 1999/30/CE sui valori limite di qualità dell’aria per il biossido di zolfo, biossido di azoto, gli ossidi di azoto ed il piombo;
- direttiva 2000/69/CE sui valori limite per il benzene ed il monossido di carbonio nell’aria;
- direttiva 2002/3/CE sull’ozono nell’aria;
- decisione 97/101/CE sullo scambio reciproco di informazioni e di dati provenienti dalle reti e dalle singole stazioni di misurazione sull’inquinamento.
Scopo principale di questa proposta di direttiva è di introdurre nuovi standards per i carburanti per ridurre le emissioni di gas serra, di favorire una più massiccia introduzione di veicoli e macchinari meno inquinanti e di incentivare il ricorso ai biocarburanti. Figura inoltre l’obbligo per i fornitori di carburanti di ridurre le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione, dal trasporto e dall’uso dei loro prodotti del 10% nel periodo 2011-2020.
L’azione dell’Unione europea si è manifestata anche con la pubblicazione di un Libro Verde della Commissione dell’8 marzo 2006 intitolato “Una strategia europea per un’energia sostenibile competitiva e sicura” che costituisce una tappa importante nello sviluppo di una politica energetica dell’Unione europea.
Politica energetica articolata su degli obiettivi ben precisi come la competitività (atta a migliorare l’efficacia della rete eu-ropea tramite la realizzazione di un mercato interno dell’energia), la sicurezza dell’approvvigionamento (per coordinare meglio la domanda e l’offerta di energia dell’Ue nel mercato internazionale), la sostenibilità (per lottare attivamente contro il cambiamento climatico promuovendo fonti di energia rinnovabili), e l’efficienza energetica. L’obiettivo è quello di disgiungere la crescita economica dal consumo energetico, in modo da consumare meno pur divenendo competitivi, spingendo gli Stati membri al fine di mobilitare tutte le forze politiche nella lotta contro il consumo di energia.
Nel libro verde la Commissione ha presentato un programma per l’energia rinnovabile che deve consentire gli obiettivi generali e particolari dell’Ue entro il 2020 e ha redatto un elenco di misure per favorire lo sviluppo delle fonti di energia pulite e rinnovabili. L’energia infatti, è destinata a diventare un aspetto importante del dialogo internazionale come il cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile. Il libro verde ha aperto un periodo di consultazione pubblica destinata a sfociare in una serie di azioni concrete nel settore dell’energia.
Recentemente è stata messa in atto un’altra mossa verso la riduzione dell’inquinamento atmosferico contenuta in una nuova Comunicazione "Una politica energetica per l’Europa" - Com (2007) 1, datata 10 gennaio 2007 in cui l’Unione europea incoraggia gli Stati membri ad adottare sovvenzioni pubbliche per aiutare gli operatori del trasporto ad acquistare mezzi a ridotto inquinamento atmosferico. La Commissione sottolinea come la spinta verso i mezzi a bassa emissione fa ormai parte della politica energetica della Comunità.
La Comunicazione è accompagnata da un’analisi d’impatto, in cui si sottolinea che è tecnicamente possibile ed economicamente sostenibile adottare misure per limitare a 2 gradi celsius l’aumento delle temperature medie del pianeta rispetto all’era preindustriale. Questa Comunicazione, che rappresenta la continuazione di una precedente iniziativa della Commissione del 2005 (“Vincere il cambiamento climatico”), propone che l’UE - nel quadro dei negoziati internazionali - si fissi l’obiettivo di ri-durre del 30%, entro il 2020, le emissioni di gas a effetto serra dei Paesi sviluppati, rispetto al livello del 1990.
L’obiettivo primario è quello di creare un vero e proprio mercato interno dell’energia e tutto ciò presuppone una serie di obiettivi ambiziosi con riferimento alle emissioni di gas serra e all’energia rinnovabile.
Accanto alla Commissione anche il Parlamento si è pronunciato in molte occasioni sul tema dei cambiamenti climatici. Nel 2005, in una lunga relazione sulla lotta ai cambiamenti climatici, il Parlamento ha richiesto un aumento degli sforzi volti alla riduzione delle emissioni e un rafforzamento dell’innovazione tecnologica. Si chiedevano quindi incentivi per sviluppare l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, misure per ridurre le emissioni del trasporto su strada, la promozione di quello ferroviario, severi obiettivi per le emissioni del settore aereo e l’introduzione di ecotasse entro il 2009.
Nel 2006, con diverse relazioni d’iniziativa o legislative, il Parlamento ha promosso la definizione dello standard Euro 6 per le emissioni delle automobili, ha richiesto promozione di trasporti pubblici e mezzi più ecologici, spingendo verso una riduzione dell’uso del petrolio a favore di fonti energetiche meno inquinanti. Ha poi sollecitato un pacchetto di misure volte a promuovere un trasporto aereo meno inquinante, come la tassazione del kerosene e la rimozione degli incentivi fiscali al settore. Per quanto concerne il settore agricolo, infine, ha previsto di subordinare gli aiuti agricoli alla riduzione delle emissioni di ammoniaca.
Dinanzi a questa situazione la Comunità internazionale si è adoperata per cercare di limitare i danni, e in quest’ottica l’Unione europea si è sempre posta un passo avanti rispetto al resto del mondo proprio in quanto le prime contromisure adottate risalgono ad ormai molti anni orsono.
Già nel decennio passato l’Unione ha compiuto passi importanti in materia pur senza raggiungere dei miglioramenti tangibili, nonostante la riduzione delle emissioni (circa il 50% rispetto al 1980) nell’aria e nelle acque di svariati inquinanti come il biossido di zolfo, il piombo e il fosforo.
Tuttavia la più grande fonte di inquinamento atmosferico deriva da tre diversi tipi di categorie. La prima è il traffico veicolare, all’origine di elevate concentrazioni di inquinanti, il cui accumulo può essere aggravato da condizioni atmosferiche sfavorevoli alla dispersione. Tutt’oggi, soprattutto in seguito all’introduzione di nuovi combustibili, gli agenti inquinanti più pericolosi per la nostra salute sono il particolato, l’ozono e lo smog fotochimico, mentre si è mediamente ridotto l’impatto delle emissioni di benzene e monossido di carbonio. Il trasporto stradale inoltre ha avuto un rapido tasso di crescita negli ultimi vent’anni, infatti è cresciuto del 54% dal 1980. Per non parlare del trasporto aereo che solo negli ultimi dieci anni è cresciuto del 67%. Mentre nei Paesi economicamente più sviluppati i livelli delle emissioni si sono quasi stabilizzati, nei Paesi in via di sviluppo essi continuano a crescere a dismisura. Inoltre il consumo di carburante nell’Unione è cresciuto dell’1,5% annuo.
La seconda categoria deriva da abitazioni domestiche, aziende agricole, industrie e discariche di rifiuti. Queste immettono nell’atmosfera oltre al CO2, anche idrocarburi, ossido di azoto, biossido di zolfo, clorofluorocarburi e metano.
La terza categoria di inquinamento risultano essere le emissioni provocate dalla produzione di energia.
L’attenzione rivolta dall’Unione all’inquinamento atmosferico deriva innanzitutto dai rischi che esso comporta per la salute umana, dovuti principalmente all’inalazione di gas e particolato, ma deriva anche dai danni osservati agli ecosistemi e ai monumenti. Molti inquinanti come il biossido di carbonio (CO2), il metano, gli ossidi d’azoto, e i clorofluorocarburi sono responsabili dell’effetto serra.
Al fine di ridurre il dilagante problema dell’inquinamento atmosferico l’Unione opera con coerenza a quelli che sono gli obiettivi del protocollo di Kyoto. Firmato nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005 il protocollo di Kyoto è un programma realizzato dai Paesi aderenti alle Nazioni unite avente lo scopo di ridurre l’emissione di gas pericolosi per l’ambiente. Obiettivo prossimo per l’Ue in base al protocollo è quello di ridurre i gas a effetto serra dell’8% tra il 2008 e il 2012.
Ciò nonostante le ultime proiezioni indicano che gli Stati membri conseguiranno a mala pena gli obiettivi previsti dal protocollo di Kyoto (una riduzione dell’8% entro il 2012) sempre che tutte le misure previste siano attuate pienamente e garantiscano la riduzione delle emissioni decise.
Ciò dimostra quanto sia critica la situazione. Infatti se ci si basasse unicamente sulle politiche e sulle misure già in vigore, nel 2010 le emissioni di gas serra sarebbero inferiori solo dello 0,6% e solo con le misure supplementari già approvate a livello comunitario e nazionale tale riduzione potrebbe raggiungere il livello previsto a condizione che siano attuate in tempo.
L’Unione si è adoperata allora con una incisiva strategia tematica volta ad integrare la legislazione attuale al fine di raggiungere gli obiettivi sperati. Questa strategia si propone di aggiornare la legislazione in vigore, di adottare politiche che incidano sull’inquinamento atmosferico e di concentrarsi maggiormente sugli inquinanti più pericolosi.
L’aggiornamento della legislazione in vigore avverrà con la fusione in un’unica direttiva (proposta di direttiva del 21 settembre 2005, COM(2006)447) di cinque strumenti giuridici che rappresentano l’attuale quadro normativo comunitario:
- direttiva 96/62/CE (direttiva quadro) in materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria;
- direttiva 1999/30/CE sui valori limite di qualità dell’aria per il biossido di zolfo, biossido di azoto, gli ossidi di azoto ed il piombo;
- direttiva 2000/69/CE sui valori limite per il benzene ed il monossido di carbonio nell’aria;
- direttiva 2002/3/CE sull’ozono nell’aria;
- decisione 97/101/CE sullo scambio reciproco di informazioni e di dati provenienti dalle reti e dalle singole stazioni di misurazione sull’inquinamento.
Scopo principale di questa proposta di direttiva è di introdurre nuovi standards per i carburanti per ridurre le emissioni di gas serra, di favorire una più massiccia introduzione di veicoli e macchinari meno inquinanti e di incentivare il ricorso ai biocarburanti. Figura inoltre l’obbligo per i fornitori di carburanti di ridurre le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione, dal trasporto e dall’uso dei loro prodotti del 10% nel periodo 2011-2020.
L’azione dell’Unione europea si è manifestata anche con la pubblicazione di un Libro Verde della Commissione dell’8 marzo 2006 intitolato “Una strategia europea per un’energia sostenibile competitiva e sicura” che costituisce una tappa importante nello sviluppo di una politica energetica dell’Unione europea.
Politica energetica articolata su degli obiettivi ben precisi come la competitività (atta a migliorare l’efficacia della rete eu-ropea tramite la realizzazione di un mercato interno dell’energia), la sicurezza dell’approvvigionamento (per coordinare meglio la domanda e l’offerta di energia dell’Ue nel mercato internazionale), la sostenibilità (per lottare attivamente contro il cambiamento climatico promuovendo fonti di energia rinnovabili), e l’efficienza energetica. L’obiettivo è quello di disgiungere la crescita economica dal consumo energetico, in modo da consumare meno pur divenendo competitivi, spingendo gli Stati membri al fine di mobilitare tutte le forze politiche nella lotta contro il consumo di energia.
Nel libro verde la Commissione ha presentato un programma per l’energia rinnovabile che deve consentire gli obiettivi generali e particolari dell’Ue entro il 2020 e ha redatto un elenco di misure per favorire lo sviluppo delle fonti di energia pulite e rinnovabili. L’energia infatti, è destinata a diventare un aspetto importante del dialogo internazionale come il cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile. Il libro verde ha aperto un periodo di consultazione pubblica destinata a sfociare in una serie di azioni concrete nel settore dell’energia.
Recentemente è stata messa in atto un’altra mossa verso la riduzione dell’inquinamento atmosferico contenuta in una nuova Comunicazione "Una politica energetica per l’Europa" - Com (2007) 1, datata 10 gennaio 2007 in cui l’Unione europea incoraggia gli Stati membri ad adottare sovvenzioni pubbliche per aiutare gli operatori del trasporto ad acquistare mezzi a ridotto inquinamento atmosferico. La Commissione sottolinea come la spinta verso i mezzi a bassa emissione fa ormai parte della politica energetica della Comunità.
La Comunicazione è accompagnata da un’analisi d’impatto, in cui si sottolinea che è tecnicamente possibile ed economicamente sostenibile adottare misure per limitare a 2 gradi celsius l’aumento delle temperature medie del pianeta rispetto all’era preindustriale. Questa Comunicazione, che rappresenta la continuazione di una precedente iniziativa della Commissione del 2005 (“Vincere il cambiamento climatico”), propone che l’UE - nel quadro dei negoziati internazionali - si fissi l’obiettivo di ri-durre del 30%, entro il 2020, le emissioni di gas a effetto serra dei Paesi sviluppati, rispetto al livello del 1990.
L’obiettivo primario è quello di creare un vero e proprio mercato interno dell’energia e tutto ciò presuppone una serie di obiettivi ambiziosi con riferimento alle emissioni di gas serra e all’energia rinnovabile.
Accanto alla Commissione anche il Parlamento si è pronunciato in molte occasioni sul tema dei cambiamenti climatici. Nel 2005, in una lunga relazione sulla lotta ai cambiamenti climatici, il Parlamento ha richiesto un aumento degli sforzi volti alla riduzione delle emissioni e un rafforzamento dell’innovazione tecnologica. Si chiedevano quindi incentivi per sviluppare l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, misure per ridurre le emissioni del trasporto su strada, la promozione di quello ferroviario, severi obiettivi per le emissioni del settore aereo e l’introduzione di ecotasse entro il 2009.
Nel 2006, con diverse relazioni d’iniziativa o legislative, il Parlamento ha promosso la definizione dello standard Euro 6 per le emissioni delle automobili, ha richiesto promozione di trasporti pubblici e mezzi più ecologici, spingendo verso una riduzione dell’uso del petrolio a favore di fonti energetiche meno inquinanti. Ha poi sollecitato un pacchetto di misure volte a promuovere un trasporto aereo meno inquinante, come la tassazione del kerosene e la rimozione degli incentivi fiscali al settore. Per quanto concerne il settore agricolo, infine, ha previsto di subordinare gli aiuti agricoli alla riduzione delle emissioni di ammoniaca.