IL LIBRO BIANCO SULLA POLITICA SPAZIALE EUROPEA
Archivio > Anno 2003 > Dicembre 2003
di Teresa Maria MOSCHETTA
Nel
corso degli ultimi quaranta anni gli Stati membri della Unione europea
hanno intensificato il loro impegno nella ricerca in ambito spaziale
assumendo una serie di competenze in materia di lancio di razzi,
tecnologie satellitari e scienze spaziali applicate ai servizi. A
livello dell’Unione europea non si è, invece, assistito ad un intervento
organico in materia in quanto il suo Trattato istitutivo non menziona
espressamente la politica spaziale tra le competenze dell’Unione. In tal
senso, l’entrata in vigore del Trattato che istituisce una costituzione
per l’Europa potrebbe rappresentare una importante svolta. Il progetto
di costituzione europea, elaborato dalla Convenzione europea e
attualmente al vaglio della Conferenza intergovernativa, include,
infatti, la politica spaziale fra le competenze che l’Unione europea
sarà chiamata a condividere con i suoi Stati membri.
Se, dunque, il progetto verrà approvato senza modifiche in materia, l’Unione avrà titolo per condurre, congiuntamente ai suoi Stati membri una politica spaziale comune non dovendo più ricorrere a sporadici interventi settoriali che hanno finora trovato una base giuridica negli articoli del trattati comunitari dedicati ad interventi infrastrutturali nel settore dei trasporti (artt. 70 – 154) e alla ricerca e sviluppo tecnologico (artt. 163 a 173).
In sintonia con l’auspicata approvazione del progetto costituzionale europeo, la Commissione europea, in data 11 novembre 2003, ha adottato il Libro bianco sulla politica spaziale europea. Il documento risulta essere l’esito di una serie di consultazioni, avviate nel gennaio 2003 congiuntamente alla Agenzia Spaziale Europea, che hanno visto coinvolti rappresentanti governativi, esponenti del mondo industriale e della comunità scientifica e semplici cittadini. La Commissione pone chiaramente in luce gli effetti benefici che una politica spaziale europea potrebbe avere su svariati settori di intervento dell’Unione. Essa, infatti, potrebbe essere funzionale per garantire la crescita economica e affrontare le connesse questioni della creazione di nuove opportunità di lavoro e della competitività industriale. Ma non solo. Questioni quali l’esito positivo dell’allargamento dell’Unione, lo sviluppo sostenibile, una più ampia sicurezza e difesa per tutti, la lotta alla povertà e l’aiuto ai paesi in via di sviluppo potrebbero essere meglio affrontate innestando sulle competenze già esistenti in materia interventi combinati che trovino ispirazione in una visione comune. La conduzione di una politica spaziale europea avrebbe benefici effetti anche sulla immagine esterna dell’Unione la quale verrebbe percepita a livello internazionale quale partner globale in grado di difendere efficacemente i valori della democrazia e del rispetto del diritto e di promuovere, grazie ad una maggiore forza negoziale, lo sviluppo sostenibile ed il mantenimento della pace. È utile notare come tali obiettivi trovino ampio riscontro anche nel progetto costituzionale europeo sostanziando la ragion d’essere della creazione di una nuova Unione. Il Libro bianco sulla politica spaziale europea assume pertanto un notevole rilievo in quanto teso al perseguimento di obiettivi ulteriori rispetto a quelli già perseguiti mediante i precedenti interventi settoriali posti in essere dall’Unione. Non bisogna, infatti, dimenticare come l’Unione si sia fatta promotrice negli ultimi anni di ambiziose iniziative settoriali in materia spaziale adottando il Programma Galileo sulla navigazione satellitare che dovrebbe trovare piena realizzazione entro il 2008 ed elaborando un progetto di Global Monitoring for the Environment and Security (GMES), che dovrebbe essere presento nel gennaio 2004 al fine di migliorare il sistema di osservazione planetario e di monitoraggio globale.
Con il suo Libro bianco la Commissione intende, pertanto, promuovere un salto qualitativo nell’intervento dell’Unione in materia spaziale realizzando una organica politica europea che si dovrebbe attuare mediante l’elaborazione di programmi pluriennali atti a determinare le priorità di intervento, a indicare gli obiettivi, ad individuare ruoli e responsabilità di gestione oltre che a stanziare il bilancio annuale per le attività connesse. Detto programma, finalizzato alla realizzazione di interventi in svariati settori quali ricerca e sviluppo, miglioramento delle infrastrutture, servizi e tecnologie, dovrebbe essere elaborato dalla Unione europea in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
L’elaborazione ed attuazione della politica spaziale europea dovrebbe svolgersi in due distinte fasi. Nel periodo che va dal 2004 al 2007, si dovrebbe procedere a dare attuazione all’Accordo quadro firmato dalla Comunità europea e dall’ESA al fine di sviluppare obiettivi ed iniziative comuni, fermo restando il diverso ruolo assegnato in prospettiva alle due organizzazioni. In seguito alla entrata in vigore del Trattato che istituisce una costituzione per l’Europa, infatti, l’Unione dovrebbe diventare titolare congiuntamente ai suoi Stati membri della competenza in materia spaziale e l’ESA dovrebbe agire quale agenzia di attuazione della politica spaziale europea. Tale ripartizione delle competenze riflette le diverse responsabilità poste in capo all’Unione, all’Agenzia Spaziale Europea e agli Stati membri: l’Unione europea, infatti, dovrebbe avere la responsabilità principale di individuare le richieste di servizi basati sullo spazio che siano funzionali alle politiche dell’Unione e di coordinare la loro erogazione, l’Agenzia Spaziale Europea dovrebbe elaborare, proporre e sviluppare le soluzioni richieste mentre gli Stati membri, in collaborazione con le agenzie di ricerca spaziale nazionali, dovrebbero non solo partecipare all’adozione del programma spaziale europeo ma anche assumersi la responsabilità di dare attuazione alle linee di azione del programma che a loro competono.
Al fine di garantire l’efficacia di una politica spaziale che sia effettivamente unitaria la Commissione propone, inoltre, la creazione di un network di centri tecnici specializzati che agevolino l’associazione dei diversi attori coinvolti nella attuazione del programma.
«Lo spazio non è soltanto una avventura, è anche una opportunità … l’Europa non può permettersi di perderla»: le parole conclusive del Libro Bianco sulla politica spaziale europea sembrano poter efficacemente intitolare un nuovo capitolo della evoluzione delle competenze dell’Unione.
Se, dunque, il progetto verrà approvato senza modifiche in materia, l’Unione avrà titolo per condurre, congiuntamente ai suoi Stati membri una politica spaziale comune non dovendo più ricorrere a sporadici interventi settoriali che hanno finora trovato una base giuridica negli articoli del trattati comunitari dedicati ad interventi infrastrutturali nel settore dei trasporti (artt. 70 – 154) e alla ricerca e sviluppo tecnologico (artt. 163 a 173).
In sintonia con l’auspicata approvazione del progetto costituzionale europeo, la Commissione europea, in data 11 novembre 2003, ha adottato il Libro bianco sulla politica spaziale europea. Il documento risulta essere l’esito di una serie di consultazioni, avviate nel gennaio 2003 congiuntamente alla Agenzia Spaziale Europea, che hanno visto coinvolti rappresentanti governativi, esponenti del mondo industriale e della comunità scientifica e semplici cittadini. La Commissione pone chiaramente in luce gli effetti benefici che una politica spaziale europea potrebbe avere su svariati settori di intervento dell’Unione. Essa, infatti, potrebbe essere funzionale per garantire la crescita economica e affrontare le connesse questioni della creazione di nuove opportunità di lavoro e della competitività industriale. Ma non solo. Questioni quali l’esito positivo dell’allargamento dell’Unione, lo sviluppo sostenibile, una più ampia sicurezza e difesa per tutti, la lotta alla povertà e l’aiuto ai paesi in via di sviluppo potrebbero essere meglio affrontate innestando sulle competenze già esistenti in materia interventi combinati che trovino ispirazione in una visione comune. La conduzione di una politica spaziale europea avrebbe benefici effetti anche sulla immagine esterna dell’Unione la quale verrebbe percepita a livello internazionale quale partner globale in grado di difendere efficacemente i valori della democrazia e del rispetto del diritto e di promuovere, grazie ad una maggiore forza negoziale, lo sviluppo sostenibile ed il mantenimento della pace. È utile notare come tali obiettivi trovino ampio riscontro anche nel progetto costituzionale europeo sostanziando la ragion d’essere della creazione di una nuova Unione. Il Libro bianco sulla politica spaziale europea assume pertanto un notevole rilievo in quanto teso al perseguimento di obiettivi ulteriori rispetto a quelli già perseguiti mediante i precedenti interventi settoriali posti in essere dall’Unione. Non bisogna, infatti, dimenticare come l’Unione si sia fatta promotrice negli ultimi anni di ambiziose iniziative settoriali in materia spaziale adottando il Programma Galileo sulla navigazione satellitare che dovrebbe trovare piena realizzazione entro il 2008 ed elaborando un progetto di Global Monitoring for the Environment and Security (GMES), che dovrebbe essere presento nel gennaio 2004 al fine di migliorare il sistema di osservazione planetario e di monitoraggio globale.
Con il suo Libro bianco la Commissione intende, pertanto, promuovere un salto qualitativo nell’intervento dell’Unione in materia spaziale realizzando una organica politica europea che si dovrebbe attuare mediante l’elaborazione di programmi pluriennali atti a determinare le priorità di intervento, a indicare gli obiettivi, ad individuare ruoli e responsabilità di gestione oltre che a stanziare il bilancio annuale per le attività connesse. Detto programma, finalizzato alla realizzazione di interventi in svariati settori quali ricerca e sviluppo, miglioramento delle infrastrutture, servizi e tecnologie, dovrebbe essere elaborato dalla Unione europea in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
L’elaborazione ed attuazione della politica spaziale europea dovrebbe svolgersi in due distinte fasi. Nel periodo che va dal 2004 al 2007, si dovrebbe procedere a dare attuazione all’Accordo quadro firmato dalla Comunità europea e dall’ESA al fine di sviluppare obiettivi ed iniziative comuni, fermo restando il diverso ruolo assegnato in prospettiva alle due organizzazioni. In seguito alla entrata in vigore del Trattato che istituisce una costituzione per l’Europa, infatti, l’Unione dovrebbe diventare titolare congiuntamente ai suoi Stati membri della competenza in materia spaziale e l’ESA dovrebbe agire quale agenzia di attuazione della politica spaziale europea. Tale ripartizione delle competenze riflette le diverse responsabilità poste in capo all’Unione, all’Agenzia Spaziale Europea e agli Stati membri: l’Unione europea, infatti, dovrebbe avere la responsabilità principale di individuare le richieste di servizi basati sullo spazio che siano funzionali alle politiche dell’Unione e di coordinare la loro erogazione, l’Agenzia Spaziale Europea dovrebbe elaborare, proporre e sviluppare le soluzioni richieste mentre gli Stati membri, in collaborazione con le agenzie di ricerca spaziale nazionali, dovrebbero non solo partecipare all’adozione del programma spaziale europeo ma anche assumersi la responsabilità di dare attuazione alle linee di azione del programma che a loro competono.
Al fine di garantire l’efficacia di una politica spaziale che sia effettivamente unitaria la Commissione propone, inoltre, la creazione di un network di centri tecnici specializzati che agevolino l’associazione dei diversi attori coinvolti nella attuazione del programma.
«Lo spazio non è soltanto una avventura, è anche una opportunità … l’Europa non può permettersi di perderla»: le parole conclusive del Libro Bianco sulla politica spaziale europea sembrano poter efficacemente intitolare un nuovo capitolo della evoluzione delle competenze dell’Unione.